Dal confronto degli specialisti è emerso innanzitutto un quadro dell’imponente contributo che gli esperti della materia stanno fornendo al progresso di discipline vitali per lo sviluppo di un Paese altamente sismico e vulcanico come l’Italia. Tutti i lavori presentati hanno carattere di utilità per la collettività, rispondendo ai bisogni della società civile. Diversi i contributi mostrati sulla pericolosità vulcanica, come ad esempio il lavoro di Stefano Carlino (INGV-NA) che mostra dei nuovi risultati derivanti da una perforazione nella caldera dei Campi Flegrei. Si tratta di misure di permeabilità e di stress nelle rocce al disotto della caldera (tra 500m e 3km), che hanno importanti implicazioni nella modellistica vulcanica, in termini di relazione tra sollevamento della caldera e possibili scenari eruttivi. Si è discusso anche di sismicità derivante da attività antropica, come per esempio gli studi sulla sismicità indotta dalle attività minerarie. Questa tecnica è complessa, spiega il Direttore della sezione napoletana dell’INGV, Giuseppe De Natale: “Le attività di iniezione ed estrazione dei fluidi nei serbatoi profondi possono, in determinate condizioni, favorire l’attivazione di fenomeni sismici. Nel nostro lavoro analizziamo teoricamente questo fenomeno in termini di cambiamento dello stato di sforzo di frattura dovuto all’aumento o alla diminuzione della pressione a fondo pozzo. I risultati evidenziano in maniera chiara perché ed in quali condizioni le attività che comportano iniezione di fluidi (es. fracking, stimolazione geotermica, ecc.) siano molto più efficaci nella generazione di sismicità indotta rispetto alle attività estrattive”. Davide Piccinini ha presentato lo stato dell’arte sulla sequenza sismica della Lunigiana del Giugno 2013. I dati sismologici della sequenza fino ad ora in possesso e le analisi preliminari condotte, descrivono un quadro complesso e discrepante, a partire dai meccanismi sorgenti dell’evento principale che mal si raccordano con la distribuzione del resto della sequenza sismica. Questo quadro imporrà un impegno notevole nei prossimi mesi per tentare di ottenere un’immagine più nitida della distribuzione della sismicità e dei suoi meccanismi, e poterla inserire correttamente nel contesto sismotettonico di una delle aree dell’Appennino settentrionale a più elevata pericolosità sismica. Carlo Meletti (uno degli organizzatori dell’evento pisano), ha presentato alla comunità scientifica il Centro di Pericolosità Sismica, la struttura di coordinamento di tutte le attività di ricerca dell’INGV. Nell’ambito della pericolosità sismica Meletti spiega: “Il Centro rilascerà nuove mappe a breve termine, con finalità di protezione civile; a medio termine, utili all’individuazione di aree prioritarie in cui attivare iniziative di riduzione del rischio sismico; e a lungo termine, per la pianificazione e la progettazione”. “E’ stata anche l’occasione, continua Meletti, per presentare la mappa di pericolosità sismica europea http://www.efehr.org prodotta al termine del progetto SHARE (Seismic Hazard armonization in Europe), in cui il gruppo di lavoro Ingv (coordinato da Gianluca Valensise) è responsabile della realizzazione del catalogo dei terremoti, del database delle faglie e della distribuzione della massima magnitudo attesa. Molti i contributi di dottorandi, di cui vanno segnalati i lavori, a più mani, dal titolo: “Modellazione della rottura dinamica lungo la faglia Alto Tiberina: effetti della geometria di faglia” e “Accumulo degli sforzi durante la fase intersismica lungo la faglia Alto Tiberina: evidenza da simulazione numeriche 2D e 3D”, studi che contribuiscono alla valutazione del rischio sismico nell’area dell’alta valle del Tevere. Interessante, ampia e variegata la sezione dei ben 227 Poster di cui indichiamo uno studio, durato quattro anni, dal titolo: “Emissioni di flussi di lava al Vesuvio. Approccio multidisciplinare allo scenario del rischio”. Questo lavoro ha permesso di confezionare la carta (uscita ad Agosto 2013) vulcanologica del settore sud – occidentale del Vesuvio fra Torre del Greco ed Ercolano. Durante il Forum sono stati sette i lavori sullo stoccaggio di anidride carbonica, tramite tecniche geologico/strutturali nell’Italia del Nord. Lavori che hanno l’obiettivo finale di una pianificazione del sottosuolo a fine di produzione energetica e di risorse, in cui le filiere parlino tra di loro, e di focalizzare gli studi di pericolosità in zone sismiche e vulcaniche e di infrastrutture energetiche relativamente ai processi di preparazione di eventi calamitosi a breve termine. Invitato per un intervento “chiave” nella sessione: “Stima del rischio vulcanico in aree popolate attraverso ricerche multidisciplinari e approcci innovativi”, Salvatore Stramondo ha descritto lo stato dell’arte nell’utilizzo di tecniche satellitari per il monitoraggio di aree vulcaniche, illustrando una serie di casi di studio, come quello dell’Etna, i Campi Flegrei, Santorini (Grecia). Infine, il seguitissimo Fabio Florindo, ha illustrato perché la Terra è destinata a salire di cinque gradi nei prossimi cento anni. Molte informazioni le troverete nel link che pubblicizza il libro del geofisico https://sites.google.com/site/florindofabio/books. La prerogativa significativa delle ricerche presentate durante i giorni del simposio scientifico pisano, è che le discipline delle geoscienze si presentano come indispensabili per studiare il globo terrestre, relazionandosi come un grande corpo unico.