Cento anni fa, il terremoto del Fucino

Nel centenario dell’evento si ricorda la grande stagione della sismologia italiana
 
Roma, 15 gennaio – Era il 13 gennaio del 1915 quando  un evento sismico devastante sconvolse la Marsica orientale e il Lazio meridionale, con risentimenti in gran parte del centro Italia.
Nell’area epicentrale, corrispondente al bacino del Fucino, si raggiunse l’XI grado di intensità macrosismica (la cosiddetta “scala Mercalli”, che misura gli effetti sull’uomo, sui manufatti e sull’ambiente, prevede un massimo di XII gradi). Le vittime furono oltre 30.000 su una popolazione residente nelle aree colpite di circa 100.000 unità. A pochi anni dall’evento di Messina del 1908, un altro grande sisma colpiva l’Italia, proprio nell’anno funesto dell’ingresso del nostro Paese nella Prima Guerra Mondiale.
Per commemorare il centenario del grande terremoto del Fucino GEOITALIANI, blog della Sezione di storia delle geoscienze della Società geologica italiana, ospita un originale contributo di Gianluca Valensise, sismologo, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nonché membro della Sezione di Storia delle Geoscienze della Società Geologica Italiana. La nota rende onore alla memoria di due geoscienziati, Antonio Loperfido e Emilio Oddone, ricercatori immeritatamente poco conosciuti o non abbastanza ricordati.
Le loro intuizioni, concepite in un’epoca in cui tali studi erano ancora agli albori, rappresentano le basi delle conoscenze attuali sulle caratteristiche principali della sorgente sismica di questo importante terremoto, che molto ci dice sulla sismicità dell’Appennino centrale.
Come spesso è accaduto in Italia, tali basi di conoscenza per molto tempo non sono state adeguatamente sostenute, lasciando sfumare l’opportunità per la sismologia italiana di primeggiare sullo scenario mondiale di inizio del XX secolo.
Un’altra delle occasioni mancate di cui è costellata la storia italiana…!
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