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Serie A – Il gioco di Sarri

Anche la Lazio vittima del Sarrismo

Roma, 16 dicembre 2021 – La Lazio guarda alle prossime due partite natalizie per chiedere a Babbo Natale un paio di regalini che le consentano di raddrizzare una baracca che fa acqua da ogni boccaporto..

Lontanissima dai fasti che hanno esaltato le sue recenti e meno recenti annate.

Dopo la diciassettesima di campionato, la squadra biancoazzurra figura al nono posto in classifica con 24 punti, dietro anche all’Empoli, la squadra da cui hanno preso il la, le imprese di Maurizio Sarri ed il suo “sarrismo”.

A proposito: che fine ha fatto la Lazio? Dove è finita quella bella e convincente squadra che Simone Inzaghi aveva installato nel firmamento italiano del bel gioco e dei risultati?

Risposta? Lazio, non pervenuta.

Nella cena natalizia offerta da Lolito il presidente, dopo la sesta sconfitta stagionale contro il Sassuolo, ha comunicato di aver “dato mandato al Segretario di rinnovare il contratto con il tecnico toscano….”

Chi conosce il dirigente ciociaro sa bene che l’investimento Sarri per 3 milioni di Euro l’anno è stato escogitato per assicurarsi un allenatore aziendalista, assertore del principio che una grande squadra può fare a meno dei campioni, anzi…

Proprio l’identico principio del “Lotito-pensiero” perennemente rivolto a risparmiare sulle spese “costi quel che costi!”

Il Presidente bianco-azzurro è convinto di saperla più lunga di tutti.

Ha lasciato andare all’Inter Inzaghi – una sua soluzione tecnica, fatta in casa – per evitare di alzargli lo stipendio.

Per, quindi, assumere, a 3 milioni di euro l’anno, un allenatore importante che preferisce gestire una squadra di giocatori di seconda fascia, piuttosto che di stelle.

Ma non si erano fatti i conti con l’oste.

Nel senso che la “tardiva” carriera di Sarri, presso grandi club, è costellata da grandi prospettive (promesse ma poco mantenute) ma anche grandi fallimenti.

Il “Sarrismo puro, originale” – ispirato al calcio spagnolo ed a quello olandese di Cruyff – infatti, alla luce degli accadimenti, ha registrato avventure progressivamente in calando.

Vicende altalenanti che, comunque, finivano per lasciare i Grandi Club coinvolti, in braghe di tela, dissestati, bisognosi di cure urgenti per riassestarsi, cominciando dal tecnico.

Quattro le avventure sarriane post-Empoli nel grande calcio praticato da Club ricchi di mezzi, assetto societario, rosa giocatori, campioni: Napoli, Chelsea, Juventus, Lazio.

Lo schema (il compitino supportato dagli appunti del proprio notes) piuttosto semplice.

Per indurre i giocatori a produrre schemi preordinati e tattiche di gioco orchestrate, occorre in primo luogo impedire che la squadra giri nel senso preferito e congeniale alle stelle individuali..

Gli assi si mettano, dunque, al servizio dell’insieme.

Il brillante e competitivo Napoli ereditato da Sarri nell’estate del 2015, si basava sul contributo decisivo offerto da Marek Hamsik sia in fase di costruzione che di ispirazione e conclusione..

Bene, uno degli impegni maggiori di Sarri fu quello di ridurre l’influenza del suo giocatore più talentuoso.

Come? Per esempio sostituendolo, sempre, al 21′ del secondo tempo. Quando le partite entrano nella fase decisiva..

Non importava se il Napoli, uscito Hamsik, andasse in crisi e perdeva o pareggiava partite già vinte.

Il taccuino del sarrismo imponeva così.

Nell’ultima stagione partenopea, il tecnico toscano arrivò al punto di metterlo in panchina nelle ultime tre partite della stagione.

Un trattamento tipo quello inferto da Spalletti a Totti. I presunti grandi allenatori spesso hanno questo limite-gelosia nei confronti delle bandiere.

Sarri riuscì a far disamorare il campione slovacco da Napoli, verso cui nutriva una grande passione.

Tant’è che nemmeno l’arrivo di Ancelotti lo convinse a non accettare l’allettante offerta dalla Cina del Dalian.

Carlo Ancelotti e, dopo di lui Gattuso, ebbero i loro bravi problemi – per tentare di raddrizzare i dissesti gestionali creati da Sarri, per riportare in alto il Napoli.

Stessa storia anche quando il suo curricula venne interpretata positivamente ed è stata letta positivamente anche a Londra dal Chelsea, club inglese notoriamente amico del made in Italy.

Anche qui una storia breve che ha fatto perdere posizioni al club inglese che ancora non le ha completamente ritrovate.

In Italia, però, c’era una società , la Grande Signora Juve che annaspava per trovare una soluzione tecnica che sapesse coniugare grandi giocatori (Ronaldo,Dybala) con qualità di gioco e successi internazionali.

Troppo provinciale Allegri. Troppo allegra l’avventura Pirlo. Ed ecco spuntare l’ipotesi Sarri, “che dovrebbe essere bravo visto i grandi club che lo hanno voluto a casa propria.

La conclusione della vicenda torinese è sotto gli occhi di tutti. Una squadra senza capo ne coda, che annaspa, che ha dovuto ritornare al “vecchio Allegri” per darsi una dignità.

Ora la gatta da pelare è toccata a Lotito.

Forse i guai maggiori il sarrismo li ha prodotti proprio nella Capitale.

La Lazio costruita da Inzaghi, si era data una veste di brillantezza assoluta grazie all’apporto di due indiscussi fuoriclasse che riversavano tutto il loro meglio nella squadra, al servizio di questa.

Si tratta dello spagnolo Luis Alberto e del serbo Sergei Milinkovic. Due elementi carismatici valutati sul mercato cifre iperboliche, ma mai mollati da Lotito e Tare.

Bene, progressivamente, dal suo arrivo, Sarri ha messo nell’angolo questi due determinanti (anche altruisti) elementi. Addirittura facendo fare ad uno la riserva dell’altro. Oppure mandandoli entrambi in panchina.

Un suicidio incredibile che ha trasformato una grande squadra in un relitto che non si sa da dove salvare perchè in primo luogo privo di una difesa accettabile che non ha mai preso tanti gol in 80 anni di storia.

Che vede improvvisati difensori centrali, modestissimi terzini come Patrik. O anche Lazzari, assolutamente inadatto, fisicamente e tecnicamente, al ruolo mentre, come difensore di fascia, rappresenta una delle opzioni più interessanti in Italia , anche per la Nazionale di Mancini.

Insomma, povero Lotito.

La Lazio “sarriana” è nel marasma e deve vivere alla giornata .

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa
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