Roma, 29 luglio 2020. E’ già capitato, nel dicembre 2016, di omaggiare un’artista centenario, un’icona di Hollywood come Kirk Douglas. Venerdì 31 taglia questo incredibile traguardo un talento italico: Franca Valeri.
Una donna intelligente che sin dall’immediato dopoguerra ha capito, dal punto di vista artistico, che i suoi straordinari mezzi espressivi avrebbero compensato il fatto di non essere una maggiorata, già in voga in quegli anni.
Ha inaugurato insieme a Vittorio Caprioli, che poi diventerà suo marito, e Alberto Bonucci, in seguito sostituito da Luciano Salce, il Teatro dei Gobbi, uno spettacolo dal vivo, innovativo per la platea italiana di fine anni quaranta fatto di battute ficcanti, rapide, fulminanti, che esaltavano l’uso della mimica e l’espressività corporea. Franca Valeri ha rappresentato una donna italiana capace di far ridere con personaggi come la sora Cecioni, perennemente al telefono con mammà, ma anche con caratterizzazioni più sofisticate come la Signorina snob. Aristocratica milanese quest’ultima, popolana romana la prima. Era il tratto distintivo con cui la Valeri vedeva le donne, mettendone alla berlina i loro difetti e comunque lo scopo era quello di far capire al pubblico che anche una donna poteva far ridere.
<<Le donne spiritose sono le più pericolose, non le gatte morte>>amava dire e del resto in più di un film è quello che lei stessa ha rappresentato in contrapposizione alla bella di turno. Come nel 1955 quando ne Il segno di Venere, insieme al genio di Ennio Flaiano, mette su una sceneggiatura dove il personaggio di Cesira NON scompare rispetto alla prorompenza della ventunenne Sophia Loren. La determinazione con cui evidenzia la parte di Cesira, una romantica sempre incline a prendere batoste, è mirabile e tutto sommato rispecchia il suo carattere. Nello stesso anno, estremamente prolifico, un altro successo è Piccola Posta, con la regia di Steno, dove impersona una misteriosa Lady Eva che dispensa consigli amorosi e professionali su una rivista settimanale, creando facili aspettative ed illusioni a giovani lettrici.
Il 1959 è l’anno de Il Vedovo, che da queste colonne abbiamo ricordato qualche mese fa nel 60° anniversario della sua uscita e dove la Valeri raggiunge il massimo in coppia con Alberto Sordi. Elvira Almiraghi, nella parte, è una pragmatica imprenditrice milanese che non sbaglia un colpo e sopporta con rassegnazione la megalomania dell’incapace marito che al contrario non ne azzecca una. E’ il film dove maggiormente la Valeri mette alla frusta la figura maschile, con intelligenza e sagacia. Ricordando questo capolavoro quando venne a mancare Alberto Sordi, tra le migliaia di necrologi, spiccava quello sintetico ed ironico di Franca Valeri che salutava l’amico e collega di tante pellicole con: <<Ciao, cretinetti>>.
Quando ancora c’era il rito dello spettacolo del sabato sera ricordo un esilarante duetto con Adriano Celentano nel 1967, la trasmissione era appunto intitolata Sabato sera presentata da Mina. La Valeri impersonava la romana sora Cecioni e chiedeva a Celentano come poter fare per entrare nel suo Clan; mattatrice assoluta in quei dieci minuti di show con risate autentiche del pubblico e dello stesso Celentano in un paio di circostanze.
<<Ho preferito mettere davanti a tutto il mio lavoro, che poi non è un lavoro comune>>. Questo è quello che ha ribadito in una circostanza ed è stato l’atteggiamento vincente, nel contesto storico del dopoguerra fino agli anni del boom economico, contro il maschio-tipo, viziato, mammone e ipocrita.
Auguroni Franca Valeri. Lo so che è retorico ma 100 di questi giorni.