Roma, 02 gennaio 2021 – 30 anni fa, moriva in una clinica romana, Renato Rascel, pseudonimo di Renato Ranucci. attore, comico, cantautore e ballerino.
Renato era nato a Torino il 27 aprile 1912, durante una tappa della tournée della compagnia d’arte in cui lavorano suo padre, Cesare Ranucci, cantante di operetta, e sua madre Paola Massa, ballerina classica.
Pur dimostrando qualità artistiche, Renato svolse numerose varie attività lavorative ma l’arte pressava, esplodeva in lui, tanto da essere scritturato come musicista, nemmeno quindicenne, in numerosi importanti locali della Capitale, alternando nella pausa musicale, l’improvvisazione comico-teatrale.
Passa quindi alle compagnie teatrali ed alla scelta del nome d’arte “Renato Rascel”.
Rascel presenta un nuovo umorismo, ingenuo, disarmante, che si caratterizza per l’imprevedibilità e la repentinità delle trovate, spesso improvvisate, che spiazzano il pubblico, esibendosi sul palco anche con le sue doti atletiche, nonostante fosse gracile e la sua bassa statura.
Nel 1939, il primo successo, con una delle sue surreali filastrocche, accolta con l’entusiasmo del pubblico, “È arrivata la bufera / è arrivato il temporale / chi sta bene e chi sta male / e chi sta come gli par”.
È un crescendo di successi.
Come dimenticare al teatro di rivista la macchietta del “piccolo corazziere“, personaggio incentrato sul contrasto tra la sua altezza e l’elmo e lo sciabolone d’ordinanza.
Nel 1952, diretto da Alberto Lattuada, interpreta il film “Il cappotto”, premiato con il “Nastro D’argento” e la serie televisiva intitolata “I racconti di padre Brown”.
Fra le sue canzoni, il posto d’onore con successo internazionale, spetta a “Arrivederci Roma”, tanto da interpretare il film ”The Seven Hills of Rome” distribuito in Italia con il titolo ‘Arrivederci Roma’, a fianco del tenore Mario Lanza e di Marisa Allasio
Renato Rascel era un tifoso romanista sfegatato. Il 17 giugno 1951, appreso della retrocessione in B della sua squadra del cuore, disse “La Roma non si discute, si ama”.
Ma di questo, ne parla il nostro capo redattore sportivo Franco Bovaio, nel suo articolo “Racconti di sport. Un giorno particolare”