Roma, 12 maggio 2019 – L‘intenso “Concerto per violino e orchestra SZ 36” di Béla Bartók è il centro focale del programma settimanale dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, condotta da Antonio Pappano, il suo direttore musicale. Un concerto che parla slavo, incorniciato com’è da due brani popolarissimi e di grande impatto emotivo come “Una Notte sul Monte Calvo” di Modest Musorgskil e la Suite sinfonica “Shéhérazade” di Nikolaj Rimski-Korsakov.
Béla Bartók scrisse il suo Concerto n.1 per violino e orchestra in età giovanile sotto la spinta emotiva di un amore travagliato per la violinista diciottenne Stefi Geyer, conosciuta in occasione di un concerto presso l’Accademia Liszt dove il giovane compositore insegnava. Amore a prima vista, gestito con quella confusa e inappropriata enfasi che solo l’inesperienza e l’età potevano giustificare, che provocò fra gli effetti quelli di spaventare la ragazza. La parola fine della tormentosa relazione venne salutata da un bel dono d’addio: il Concerto n. 1 per violino e orchestra, che tuttavia la Geyer, nel frattempo divenuta abbastanza nota per la sua professione, non eseguì mai, né ne diede contezza fino alla sua morte, nel 1956. Il lavoro ebbe la sua prima rappresentazione a Basilea due anni dopo.
Il Concerto è diviso in due parti ed è sotteso da un progetto ben preciso: descrivere Stefi e rappresentare musicalmente anche tutte le tensioni emotive, quel doloroso rimpianto di un amore mai completamente nato e poi perduto suscitati nell’animo del compositore, e, nella seconda parte, illustrare i talenti artistici della giovinetta. Su tutto veleggia uno spirito di rinunzia con echi che rimandano al “Tristan” di Richard Wagner, che si mescolano con reminiscenze della cultura folk, di cui Bartók fu ricercatore ed estimatore per la sua immediatezza e la mancanza di retorica.
Il Concerto, che rappresenta un banco di prova per il solista, vive compiutamente le sue atmosfere nella interpretazione di Lisa Batiashvili, virtuosa del violino – suona un Guarneri Del Gesù del 1739 -, ma anche fine e intensa interprete, capace di sondare la gamma di sentimenti che la musica vuole raccontare. La sua interpretazione, curata con impegno certosino dal supporto dell’orchestra condotta magistralmente dal gesto di Sir Antonio Pappano, ha suscitato grandi consensi.
A precedere l’opera di Bartók ecco il tempestoso Poema Sinfonico di Modest Musorgskij , “Una notte sul Monte Calvo”, la notte è quella di San Giovanni con le streghe pronte al sabba, fra invocazioni a Satana e celebrazioni di messe nere, un’orgia di suoni che culmina nei rintocchi della campana della chiesa del villaggio che disperde gli spiriti maligni e riporta la pace. La composizione è legata alla profonda impressione riportata da Musorgskij per lo scandalo che aveva coinvolto l’attrice Maria Shilovskij, che egli amava di un amore platonico, che pur essendo sposata e madre di figli, era divenuta amante di un impresario teatrale di Mosca, anch’egli coniugato. La relazione aveva provocato il suicidio della moglie di lui. Il giovane Modest aveva pensato a Maria, affascinato dal suo temperamento, per raccontare musicalmente la sua strega, certamente coinvolto anche dalle leggende sulla notte di San Giovanni, che tradizionalmente rappresenta la morte del Sole. L’opera ha avuto una sorte accidentata: composta nel 1867, ritrovata solo nel 1933 è stata resa pubblica dalle autorità sovietiche solo nel 1968 con molte limitazioni, e solo nel 1984 si poté avere una vera diffusione della versione originale. Ma il successo e la popolarità del brano sono molto precedenti: si devono certamente al celebre direttore d’orchestra Leopold Stokowski che nel 1939 ne propose un proprio arrangiamento a Walt Disney per uno dei cartoon di “Fantasia”.
Il programma ceciliano si è chiuso con “Shéhérazade”, suite sinfonica di Rimskij-Korsakov che si articola in quattro momenti: Il mare e la nave di Simbad; Il racconto del principe Kalender; il giovane principe e la giovane principessa; Festa a Bagdad. Il mare. Il naufragio sulla roccia sormontata da un guerriero di bronzo. Un racconto nel quale un tema minaccioso si intreccia con altro tema sinuoso e languido che rappresentano rispettivamente il sultano che fa uccidere le mogli dopo la prima notte di nozze e l’abile Shéhérazade, che lo ammalia con i suoi racconti e si salva la vita.