L’Accademia di Santa Cecilia saluta il pubblico estivo con la performance di uno dei massimi esperti di fisarmonica, Richard Galliano, in una delle ultime tappe della lunga tournée che egli ha dedicato ai suoi estimatori in occasione del suo settantesimo anno d’età e del mezzo secolo della sua prestigiosa carriera.
Il titolo della performance ‘Carte Blanche’, testimonia la libertà espressiva riservata all’artista e in sintesi evidenzia le molte facce dell’esperienza musicale di Galliano, finissimo virtuoso di uno strumento portato nei più prestigiosi palcoscenici del mondo, anche nella veste di compositore che può spaziare in una ampia tavolozza nella quale i colori brillanti, passionali e malinconici della musica di Astor Piazzolla, si mescolano agli stilemi del jazz, assorbito giovanissimo e alle modalità classiche che si rifanno a Bach, ma anche al milieu francese, con Erik Satie in testa.
Così nel suo emozionante Oratorio “Les chemins noirs (i sentieri cupi), presentato in prima mondiale nella versione orchestrale a Roma, nato da una collaborazione fra l’Accademia di Santa Cecilia, la Seine Musicale e il Roma Europa Festival, dove si avverte un clima emotivo ispirato a cinque poesie originali di Francine Couturier, stimolate all’opera di René Frégni, alla sua vita, una vita tumultuosa, fatta di scelte drammatiche, come quella di disertare a 19 anni e di nascondersi per un lustro in Turchia, cambiando luoghi e nomi e cercando di far perdere le proprie tracce, fino al ritorno in Francia, alla condanna alla prigione, al suo amore viscerale per il Sud, Marsiglia soprattutto, dove scopre il suo talento letterario cimentandosi in poesie, pièces teatrali e poi romanzi, di regola di genere noir, un noir definito “mediterraneo”.
La scrittura è per Grégni anche un approdo, dove viene decantato il senso profondo della solitudine, la saltuarietà di una esistenza di lavori precari, di vagabondaggi: esperienza border line fino all’incontro con la parola letteraria. Quella scrittura che oggi egli porta nei laboratori dei detenuti della prigione di Baumettes.
Coinvolto da questo percorso di vita, più simile a un viaggio iniziatico attraverso i sentieri del dolore e delle difficoltà, ma sempre come illuminato da una sorta di speranza e dal bisogno di credere in sentimenti alti, Richard Galliano compone una suite sulle cinque poesie della Couturier, mescolando in modo impareggiabile jazz, musica classica, improvvisazione e penetrando progressivamente l’accumulo emotivo alla ricerca di una mistica dell’esistenza nelle sue differenti modalità.
In questa versione per orchestra d’archi e coro, diretta da Piero Monti, coinvolge la densità della scrittura, la scansione dei momenti musicali intervallati dalla recitazione dell’attore Tommaso Ragno, contenuta e vibrante ad un tempo, come anche dagli interventi solistici della fisarmonica che nel tocco raffinato di Galliano diventa una voce poetica a se stante.
Maestro anche nel suscitare emozioni aprendo il libro della sua vita al pubblico, l’artista si racconta, revoca gli incontri con Astor Piazzolla, la loro lontana appartenenza all’Italia, rimasta nello scrigno del cuore, racconta di come il re del Tango argentino, anzi dello stile new Tango, lo incoraggiasse a creare un New Musette francese, muovendosi in quella terra di confine fra musica classica e popolare.
Piazzolla è omaggiato anche per la ricorrenza del centenario dalla nascita con brani celeberrimi, come ‘Adios Nonino’ e ‘Libertango’.
Dalla collaborazione con Claude Nougaro nasce invece ‘Vie Violence’.