Spettacolo

Accademia di Santa Cecilia. L’“Anna Tifu Tango Quartet” con il Coro ceciliano diretto da Piero Monti in “Libertango”

Sua Maestà il Tango

Roma, 31 luglio 2020 – Tango: la forza di una melodia che si alimenta delle sue radici popolari (milonga, Habanera), o “Un sentimiento triste que se baila”, come scriveva Discepolo, uno degli apostoli del tango.
Tango del passato che vuol poco per accendere gli animi, far vibrare le membra e infiammare di passione, il tango degli angiporto, degli emigranti focosi, che ballano uomini con uomini, a due a tre, senza leziosaggini, con il coltello a lama lunga e affilata che sbatte sul fianco, tango che immalinconisce e offre come su un cabaret prezioso la dolcezza del rimpianto. Fra i tesori del giovane che cerca fortuna c’era un bandoneon, o un violino, occupavano poco spazio ma riempivano i cuori di vibrazioni sconosciute. Poi comincia un inarrestabile cammino nel mondo intero.
Così il tango ha il diritto di popolare le notti estive, di alimentarle con la speranza di un po’ di frescura, qui, in questa Cavea del Parco della Musica dimezzata dalle disposizioni anti Covid-19 dove l’Accademia di Santa Cecilia offre il diletto di uno spettacolo dove il tango, sua eccellenza il Tango, trova modo di coniugarsi con le memorie del jazz, quello appreso da Astor Piazzolla e reinventato, anche su suggerimento dei suoi maestri, Nadia Boulanger, che lo indirizza a ricercare le proprie radici musicali, e Ginastera, a Parigi dove si raffina l’ispirazione.
Appena tornato a Buenos Aires, Astor Piazzolla viene ad occupare il trono per regnare in una realtà tangheira popolata di nomi mitici, celebrati tuttora: Carlos Alberto Petroleo, Virulazo, Antonio Todaro, Ramon Rivera “Finito”, Rodolfo Dinzel, Juan Carlos Copes, Carlos Gardel, Carlos Guastavino, autore cult della musica argentina, ed altri.
Lui, Astor Piazzolla, che nel 2021 sarà celebrato per il primo centenario dalla nascita, ispira la nascita di una elegante formazione, “Anna Tifu Tango Quartetche raccoglie attorno alla violinista Fabio Furia al bandoneon, Romeo Scaccia al pianoforte e Giovanni Chiaramonte al contrabbasso. Sono loro assieme al magnifico Coro ceciliano di Piero Monti a far vibrare le più belle melodie, un itinerario affascinante che si dipana da brani celeberrimi ad altri di più raro ascolto, fra essi “Michelangelo ’70” o i brani “Milonga del Angel” e “Muerte del Angel” scritti da Piazzolla agli inizi degli anni Sessanta su commissione della New York Philharmonic Orchestra che svelano il lato più spirituale del geniale compositore. Sarà possibile ascoltare anche “Adiós Nonino”, scritto nel 1959 in memoria del padre e i celeberrimi “Oblivion”, struggente colonna sonora scritta per il film ‘Enrico IV’ di Marco Bellocchio con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale, nomination ai Grammy nel 1993 nella quale si ammira lo splendore del violino Stradivari ‘Maréchal Berthier’ del 1716, ex Napoleone della Fondazione Canale di Milano.
La bravura dei componenti del quartetto “Anna Tifu Tango Quartet”, tutti di fama  internazionale dà vita poi a “Libertango” composto nel 1974 che già nel titolo – che vede la fusione delle parole libertà e tango – costituisce il manifesto della nuova strada intrapresa da Piazzolla nel suo percorso artistico. A questi brani, si alterna “Pagina de Buenos Aires” del pianista e compositore argentino contemporaneo Fernando Otero, autore tra i più carismatici e interessanti, che ha sviluppato il suo stile in un mix di elementi classici, contemporanei e jazz utilizzando il tango come punto di partenza proprio come faceva Piazzolla.
Il programma del concerto alternava brani affidati al quartetto ad altri destinati al Coro di Piero Monti, come la vibrante “Missa Criolla” di Ariel Ramirez, che interpreta la messa cattolica con elementi del folklore andino, uno dei capolavori della musica latino-americana degli anni Sessanta, nella quale si sono distinti due straordinari tenori in momenti solistici.
E ancora al Coro sarà affidata l’interpretazione di tre delle Sei Canciones per coro misto scritte alla fine degli anni Quaranta da Carlos Guastavino. Un richiestissimo bis: Mission di Ennio Morricon

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