Accademia di Santa Cecilia – Philippe Herrewege dirige Alexander Lonquich
Autunno romantico al Parco della Musica
Roma, 30 ottobre 2021 – Il ‘Concerto in la minore per pianoforte e orchestra’ di Robert Schumann op.54, affidato all’arte di Alexander Lonquich, insieme al ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di Felix Mendelssohn Bartholdy, sono i due capolavori del romanticismo tedesco nel programma settimanale diretto da Philippe Herrewege.
Il Concerto, ineguagliabile capolavoro romantico, è l’elaborazione arricchita di una Fantasia nella stessa tonalità composta nel 1841 da Robert Schumann per la moglie Clara, insigne concertista, che affascinata dalla composizione, lo convinse ad estenderla fino alle dimensioni di un Concerto, di cui costituì poi il Primo Movimento.
Nel 1846, Clara fece conoscere il Concerto alla Gewandhaus di Leipzig, diretta da Felix Mendelsshon, riportando un grande successo di pubblico, successo che si perpetua a tutt’oggi.
Trascurate le scelte modaiole che tendevano a privilegiare gli aspetti virtuosistici, il Concerto si avvale di una scrittura trasparente in un costante e armonioso dialogo con l’intera Orchestra; è un grande lavoro con una complessa linea melodica con momenti lirici seguiti da altri più intensi e drammatici.
La specificità del concerto che impone una partecipazione emotiva intensa anche da parte del pubblico è stato eseguito con la consueta eleganza da Lonquich in armoniosa intesa con il celebre direttore Herrewege, per la prima volta sul podio di Santa Cecilia.
L’Orchestra e il Coro, diretto da Piero Monti, nella seconda parte del programma propongono il “Sogno di una notte di mezz’estate”, capolavoro brillante di William Shakespeare, che Mendelsshon aveva conosciuto e apprezzato nella traduzione di Schlegel, teorico del romanticismo. Nell’agosto del 1826 così il compositore diciassettenne scrisse un’Ouverture per il “Sogno”.
La commedia è un gioco intricato di coppie, che si cercano, si perdono e si ritrovano in una magica foresta attorno ad Atene, scelta dal duca Teseo come location per le nozze con Ippolita, regina delle Amazzoni. Qui la nobile fanciulla Ermia, fugge per sottrarsi alle nozze con Demetrio e raggiungere l’amato Lisandro, e sempre qui, Elena, innamorata di Demetrio, lo segue quando egli si precipita a cercare Ermia. Intanto Oberon, re degli Elfi, ha bisticciato con la sposa Titania, regina delle fate, e per farle un dispetto ha incaricato il folletto Puck di spremere un po’ di succo dalle viole e spargerlo sul volto della moglie mentre dorme in modo che al risveglio, vittima della sua malia, si innamori del primo essere vivente che incontri. Il gioco prende la mano a Puck che sparge la pozione ovunque un corpo riposi nella magica foresta inondata dalla luna. Nel bosco intanto è arrivata anche una compagnia di rozzi artigiani, capeggiata da Bottom, al quale Puck impone una testa d’asino, e che sarà il primo essere vivente che la bella e altera Titania incontrerà innamorandosene al suo risveglio.
Sedici anni dopo la composizione dell’Ouverture, su sollecitazione del re di Prussia, Mendelsshon completò le musiche di scena del “Sogno”, tra le quali spicca la celeberrima ‘Marcia Nuziale’, suonata in tutto il mondo da allora per sottolineare l’ingresso in chiesa, (o in altri ambienti), degli sposi.
La composizione, divenuta poi una Suite, offre un inedito, raffinato utilizzo degli strumenti a fiato con l’argentea leggerezza dei flauti, la dolce malinconia degli oboi, i ritmi parodici dei fagotti. Non c’è cesura avvertibile fra l’Ouverture composta tanti anni prima e il resto della partitura, anzi si avverte un collegamento diretto con lo Scherzo che serve a raccontare musicalmente il mondo delle fate e degli elfi.
Herrewege, autentico specialista dell’epoca, che nel corso della sua prestigiosa carriera, – ha fondato tra l’altro L’Orchestre des Champs Elysées nel 1991 con l’intento di promuovere il repertorio preromantico e romantico -, ha dato vigore e fluidità all’opera in una continua esaltazione dello spirito della composizione.
Lo spettacolo ha riscosso un discreto successo anche per gli interventi drammaturgici di Valter Malosti che ha raccordato i diversi momenti della Suite con frammenti tratti da Apuleio, Ovidio, Boccaccio, Chaucer e brani dallo stesso ‘Sogno’ shakespeariano.
Ottimo l’intervento del Coro di Santa Cecilia ben coordinato da Monti e delle due artiste, il soprano Sara Fiorentini e il mezzosoprano Roberta De Nicola, che del Coro fanno parte.