Roma, 24 novembre 2019 – Simbolo di un amore condannato a vivere la dicotomia tra le aspirazioni sublimi dell’anima e le pulsioni passionali del corpo, un amore che può risolversi solo nella propria inappagabilità e soddisfarsi solo con la metafisica della morte, ecco “Preludio e Morte di Isotta”, dal ‘Tristan und Isolde’ di Richard Wagner, che il direttore amburghese David Afkham presenta ad apertura di programma con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Il brano, che accosta due momenti strumentali dell’inizio e della fine dell’opera, con i suoi cromatismi e le sue struggenti melodie rappresenta uno dei momenti più alti dello spirito umano. Sembra che ad ispirare profondamente Wagner sia stata la passione tormentata e inappagata per Mathilde Wesendock, di cui era ospite, quella stessa passione che ravvisava nella storia di Tristano e Isotta che circolava in Francia nel XII secolo, poi ripresa dal Minnesänger tedesco Gottfried von Strassburg. Il Preludio è costruito come un crescendo drammatico dove agli strumenti viene assegnato un ruolo di comunicazione profonda degli stati d’animo suggeriti dall’amore-passione e dove è possibile ascoltare il celebre “Tristan-Akkord” (fa-si-re#). La seconda parte, che Wagner chiamò trasfigurazione, avviata dal suono del clarinetto, presenta un tema di grande dolcezza che si avvia ad una sorta di visione estatica.
Il secondo momento musicale del programma è costituito da “Triumph to exist” di Magnus Lindberg, compositore nato nel 1958 e già molto famoso sul finire degli anni ’80 per le sue grandi partiture per orchestra nelle quali voleva fondere la didattica del serialismo, secondo la lezione di Franco Donatoni e la Scuola di Darmstadt con le forme sintattiche di tipo tonale. “Triumph to exist” è un grande brano sinfonico-corale, composto su commissione nell’ambito del progetto europeo Music up Close, per celebrare il centenario della Prima Guerra Mondiale. In prima esecuzione italiana, il lavoro si basa sull’ opera della poetessa Edith Södergran, che canta la gioia della vita malgrado le profonde ferite della guerra. Ed è questo spirito che muove il compositore quando assegna ai suoni orchestrali un ruolo predominante per tutte e sette le poesie riunite organicamente in un lungo testo di sentita intensità. Il brano ha permesso di mettere in luce oltre che la splendida prestazione dell’Orchestra e del suo direttore, anche il livello del Coro, affidato al nuovo maestro Piero Monti. Secondo il costume di molti musicisti, e non solo, ottocenteschi, Brahms aveva pensato un motto che lo identificasse. Il suo motto era .”Frei aber froh”, (libero ma felice). Le iniziali del quale divennero il leitmotiv della sua Terza Sinfonia in fa maggiore op. 90 in programma: sono proprio quelle tre lettere F-A-F che gli consentono una libertà creativa maggiore rispetto alla classica forma sinfonica, che possono alternarsi e costruirsi secondo differenti logiche per approdare a una serie di temi di grande impatto, a partire da quell’incipit con i tre accordi ascendenti (fa la fa). Il musicista cinquantenne, al culmine della sua fama, circondato dall’ammirazione dei grandi dell’epoca, come Clara Schumann, Hans Richter, von Bülow, aveva dato inizio alla composizione nell’estate del 1883 mentre godeva delle terme di Wiesbaden, in compagnia di una giovane cantante.
La Terza Sinfonia, portata al successo a Vienna dal celebre direttore Hans Richter ( che per la possanza dei temi l’aveva definita l’”eroica” di Brahms ), segna un punto di passaggio verso le sue composizioni più mature per diversi ordini di motivi e primo fra tutti la varietà di colori e di temi che si leggono nella partitura, come anche per l’utilizzo di elementi eterogenei ricavati dai Lieder, dalla musica da camera, dal corale protestante. L’opera raccolse subito apprezzamenti entusiastici che si sono perpetuati fino alla popolarità mondiale, quando Anatole Litvak scelse il ‘Poco allegretto’ per sottolineare la storia d’amore di Anthony Perkins e Ingrid Bergman nel suo ‘Aimez-vous Brahms?’ del 1961. Il giovane direttore principale e artistico dell’Orquestra y Coro Nacional de España, il tedesco David Afkham, ha letto la partitura con impeto giovanile, che si è espresso al massimo nel Finale ’Allegro’, con la densità del contenuto espressivo, con la ricchezza del materiale tematico e le sue variazioni che si configura come il momento più alto della intera sinfonia e lascia riaffiorare il motto F-A-F.