Roma, 19 gennaio 2020 – Una piacevole novità accoglie il pubblico dell’Auditorium giunto numerosissimo per il ritorno di sir Antonio Pappano alla conduzione dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, una novità che ha visto trasformarsi gli interventi del Maestro che ad apertura di ogni concerto di musica contemporanea, con l’orchestra già sul podio, si armava di un “gelato” e rivolgendosi alla platea iniziava :”Caro Pubblico,…”
E subito dalla sua voce e dalla sua profonda cultura attingeva parole semplici per donare con delicatezza e cortesia alcune chiavi di ascolto che avrebbe aumentato ancor più il piacere dei presenti.
Ebbene, ora tutto ciò farà parte di ogni spettacolo e un quarto d’ora prima dell’orario previsto ci sarà qualcuno, il direttore d’orchestra, un solista, un musicologo o altri addetti ai lavori che precederanno ogni concerto con brevi conferenze introduttive alla musica che si andrà ad ascoltare, offrendo anche un assaggio ”dei temi” con il pianoforte. Una iniziativa lodevolissima che certamente vede in prima linea il sovrintendente Michele Dall’Ongaro, musicista e divulgatore egli stesso, di spessore internazionale.
Il pubblico così apprende con semplicità e leggerezza i legami sottili che uniscono due autori come Mendelsshon e Schumann, ambedue vibranti di spirito romantico.
Del primo ascoltiamo il ‘Concerto in mi minore per violino e orchestra’, uno dei classici del repertorio, banco di prova per l’interpretazione imposta al solista. Qui il meraviglioso suono dello Stradivari “Rivaz – Baron Gutmann” del 1707 era affidato al virtuosismo (mai epidermico o d’effetto) dell’ olandese Janine Jansen, artista poco più che quarantenne, aureolata dai più importanti riconoscimenti internazionali, con una carriera all’insegna del successo che l’ha portata a collaborare con i più celebri direttori, come Thielemann, Mehta, Gergiev e Pappano e le più prestigiose orchestre del mondo, come i Berliner, i Wiener, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Il Concerto di Mendelsshon ebbe lunghissima gestazione (dal 1838 fino al 1844) che coincise con l’ultimo periodo di vita del musicista che si sarebbe spento nel 1849. In quell’ultimo decennio, il compositore era impegnato in moltissime attività: la direzione del Gewandhaus, le responsabilità di Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Berlino, di Direttore della Cappella Reale e la fondazione del Conservatorio di Lipsia. Il brano si apre sulle note di sognante dolcezza del violino solo, una trascinante tensione lirica che abbraccia tutto il primo tempo ”Allegro. molto appassionato” e si riverbera sull’”Andante” dando poi la libertà espressiva di un superbo virtuosismo al violinista nel Finale “Allegro Molto vivace” che trabocca di idee espresse con equilibrio e con garbo nel susseguirsi di temi e di melodie fluenti esaltanti il dialogo fra strumento solista e orchestra. Raffinata ed elegante, la Jansen ha offerto una interpretazione che esplorava lo spirito del brano, quell’allure romantico così delicato, evidente soprattutto nel tempo di mezzo, l’”Andante”, potendo contare sull’ausilio costante e attento del grande Pappano che le ha regalato un sostegno orchestrale di prim’ordine, suscitando con la sua poderosa bacchetta suoni trasparenti e soavi.
Nella seconda parte del programma, la Sinfonia n.1 “Primavera” di Robert Schumann, che impegnò il musicista al termine di un fecondo periodo di composizioni pianistiche e per voce, un momento di serenità espresso anche dal titolo dato al lavoro, “La Primavera”, titolo poi rimosso. L’opera fu scritta in soli quattro giorni, come sotto l’urgenza di comunicare un momento di lieta euforia affidandolo a luminosi colori orchestrali. Era il gennaio del 1841. Già il 31 marzo la Prima Sinfonia fu battezzata al Gewandhaus di Lipsia con Feliz Mendelsshon sul podio. Ecco il felice raccordo che lega in un unicum i due autori, come aveva sottolineato Pappano nell’introduzione alla serata, affidando all’Orchestra di Santa Cecilia il compito di raccontare la gioiosa attesa della primavera e i suoi magici momenti di splendore che si irradiano su tutta la Natura.
Il programma è stato preceduto dall’ouverture scritta da Beethoven come musica di scena per il dramma “Re Stefano”, fondatore tra il 900 e l’inizio del millennio dello Stato e della Chiesa ungheresi. Nel brano, Pappano legge dei presagi della IX Sinfonia.