Roma, 09 febbraio 2020 – Parla russo il programma settimanale dell’Accademia di Santa Cecilia diretto da Alexander Sladkovsky. L’inatteso ritorno del Maestro russo sul podio della nostra compagine avviene a due anni di distanza dalla sua ultima performance, a causa del blocco aereo che ha costretto a rimandare l’esibizione del compositore e direttore d’orchestra cinese Tan Dun e del suo “Buddha Passion”.
In programma la Sinfonia n.1, l’Entr’acte e il Valzer da “Evgenij Onegin” e l”Ouverture 1812” di Ciajkovskij, completati dal vibrante“Capriccio Spagnolo” di Rimskij-Korsakov.
Ciajkovskij cominciò a comporre la sua Prima Sinfonia nel 1866 subito dopo gli anni di studio in Conservatorio, ma la gestazione si protrasse a lungo per giungere alla versione definitiva solo nel 1883.
Il lavoro presenta tutte le caratteristiche di un’opera a programma, e lo stesso compositore lo intitolò “Sogni d’inverno”, dando ai tempi una titolazione descrittiva con l’”Allegro tranquillo” iniziale che rimanda, ad es., ai “sogni di un viaggio invernale”, ma è bene chiarire che, come specifica la nota di Paolo Gallarati nel programma di sala, deve essere considerato come “una generica ispirazione poetica suscitata da un viaggio nell’isola di Valaam”, un’immersione nel paesaggio naturale scintillante di neve ghiacciata del lago Ladoga, con il suo monastero dai tetti turchese. Il secondo movimento, “Adagio” ha il titolo di “Terra desolata, terra nebbiosa”. qui, con le sonorità magistrali che sono del Ciajkovskij migliore, con la ricercatezza della timbrica e con un elegante intreccio delle sezioni orchestrali, è raccontato un “paesaggio fosco, nebbioso”, ammantato nella veste gelida della neve. Lo “Scherzo”ha l’allure di una danza sulle punte che ben presto vira in un tono cupo per poi nell’”Andante Lugubre” aprirsi ad una visione notturna presaga che viene ribadita nel Finale “Allegro Moderato”
Sono tratti dall’opera “Evgenij Onegin” i due brani successivi: “Entr’acte” e “Valse”. L’opera conobbe un immediato successo che si rinnova ad ogni riproposizione ancor oggi. Protagonista il duello d’amore che oppone l’introverso e ombroso Onegin alla giovane romantica Tatiana Larin. Il valzer in programma è quello approntato dalla banda militare per l’onomastico della fanciulla, che è rimasta ammaliata dall’eleganza e dai modi cittadini del bell’Onegin, il quale, irritato, comincia a corteggiare la sorella Olga, malgrado sia fidanzata con l’amico Lenskij. È l’inizio di un fosco dramma. Ciajkovskij racconta il momento della festa con note sfarzose ed eleganti, che sono risuonate in modo eccellente con la nostra magnifica orchestra condotta egregiamente.
Nella seconda parte del programma, ecco lo sfavillante “Capriccio Spagnolo” di Rimskij-Korsakov, musicista che era entrato giovanissimo a far parte del “Gruppo dei Cinque” ( Cui, Balakirev Musorgskij e Borodin) che propugnava una musica nazionalistica che si svincolasse dalla tradizione occidentale. Presentandosi come promotore della musica russa al di fuori dei confini della sterminata nazione, Rimskij finì per subire il fascino di altre culture, segnatamente di quella spagnola, già abbondantemente adottata dal milieu musicale francese (Chabriel Bizet, Ravel). Nel suo “Capriccio”, il compositore ha riprodotto i colori e i ritmi passionali della musica folkloristica iberica e delle danze utilizzando strumenti popolari come le nacchere.
Lo spazio destinato a Ciajkovskij è completato, a chiusura del programma dall’”Ouverture 1812”. Convinto da Nicolaj Rubinstein a scrivere un lavoro celebrativo, il compositore scelse di commemorare l’Esposizione di Mosca. Era il 1880. Una serie di circostanze impreviste però fece sì che l’argomento, o il pretesto, cambiassero ottica e il brano si caricò di un’impronta patriottica. L’”Ouverture 1812” rappresenta quindi un’azione di guerra, con poderosi colpi di cannone a sottolineare l’avanzata delle truppe napoleoniche nel territorio russo, lo scontro fra i due eserciti simboleggiati dai loro inni, alla fine del quale si esalta “Dio protegga lo zar”, l’inno imperiale ,mentre “La Marsigliese”, dapprima trionfante e proterva, si sfrangia deformata in lontananza.
Sul palco l’Orchestra ceciliana diretta da Alexander Sladkovsky al gran completo, il Coro di Piero Monti magnifico per sonorità e la Banda Musicale della Polizia di Stato diretta da Maurizio Billi. Un Finale davvero esaltante.