Roma, 21 dicembre 2018 – Il grande progetto di Russian Seasons, che per tutto il 2018 ha visto in Italia una serie di ben 250 eventi-vetrina della cultura russa di oggi, si è brillantemente concluso sul palcoscenico del Parco della Musica dove i ministri della cultura russo e italiano hanno fatto il punto sul successo delle articolate manifestazioni.
Dulcis in fundo, è il caso di dirlo una esibizione della grande Orchestra Sinfonica Ciaikovskij, condotta dal suo direttore principale Vladimr Fedoseev che per due concerti consecutivi ha permesso di ascoltare con i colori e la sensibilità dei suoi conterranei, l’animus di uno dei più grandi musicisti della bella époque: Pëtr Il’icˇ Ciaikovskij.
L’Orchestra Sinfonica intitolata al celebre musicista è stata fondata nel 1930 ed è considerata una delle migliori del mondo, esito raggiunto in forza delle collaborazioni con i più straordinari direttori russi e del resto del mondo.
Molti musicisti di eccelso livello, come Prokofiev, Šostakovic, Khachaturian, hanno affidato il battesimo di loro composizioni a questa formazione e celebri strumentisti e cantanti come Luciano Pavarotti e Nicolaj Ghiaurov sono stati accompagnati nelle loro performance dall’Orchestra.
Ad apertura del secondo programma ceciliano, il Concerto n. 1 in si bemolle minore op.23, uno dei capolavori della letteratura pianistica russa e certamente il più amato dell’intera opera di Ciaikovskij. Banco di prova e cavallo di battaglia di molti solisti, cui è richiesta grande sensibilità interpretativa al servizio delle necessità espressive e straordinarie doti tecniche, il Concerto è stato affidato a Denis Matsuev, una star della tastiera, in grado di esaltare il melodismo fascinoso, quei momenti di venata malinconia e quel picchi di sensibilità febbrile che sono tipici del compositore e che qui, in questo brano rifulgono.
Composto tra il finire del 1874 e il 1875, fu rimaneggiato lungamente dall’autore fino al 1789, data della sua edizione definitiva ed attuale. Dopo il grandioso incipit “Allegro non troppo e molto maestoso”, il predominio sul palco è del solista, mentre nel successivo “Andantino semplice” un sognante lirismo di archi e fiati prelude al “Prestissimo” con lo spazio virtuosistico del pianoforte in dialogo con l’orchestra sull’onda di una reminiscenza di una canzone francese “Il faut s’amuser”. Dopo un ritorno al movimento lento iniziale, l’ “Allegro con Fuoco” finale, ha il carattere di una danza russa e si evolve con andamento vigoroso e leggiadro insieme. Quel che si evince immediatamente, ascoltando questa splendida esibizione, è il grande vigore dell’Orchestra, la limpidezza e la verticalità dei suoni e l’amalgama alchemico che ha saputo creare con il pianista sotto la guida esperta di Fedoseev.
Al pubblico entusiasta, Denis Matsuev ha regalato un bis, la “Danza dell’anitra” di Grieg, che ha sottolineato ancor più le sue eccelse qualità virtuosistiche.
Anche nel resto del programma la “Ciaikovskij“ si è fatta apprezzare, dando conto del clima di raffinato colorismo della Suite da “Schiaccianoci”, brano del 1892, ispirato ad un racconto di Hoffmann, uno dei tre balletti di Ciaikovskij, assieme a “Bella Addormentata” e “Lago dei Cigni”, nato dalla collaborazione con il celebre coreografo Marius Petipa.
E per finire, il delizioso “Capriccio Italiano”, che il musicista cominciò a comporre a Roma nel 1880, durante un felice soggiorno nel periodo di carnevale. sollecitato dai suoni che avvolgevano le sue ore, dall’allegria di una folla festante, dalle canzoni popolari che ascoltava in strada,
(“ Bella fanciulla dalla treccia bionda” costituisce il leit motiv della composizione) costruendo un luminosissimo percorso sonoro con trascrizioni di fanfare militari napoletane e trascinanti tarantelle.