Roma, 20.05.2019 – Un autentico diletto ascoltare il Concerto in re per violino e orchestra di Ciaikovskij nella interpretazione di Sayaka Shoji, diretta con impareggiabile maestria da Yuri Temirkanov, venuto con la sua Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo per il programma settimanale dell’Accademia di Santa Cecilia. Un prezioso amalgama dove la personalità e il temperamento di Sayaka Shoj, prima artista giapponese e la più giovane al mondo ad aggiudicarsi il prestigioso premio Paganini nel 1999, e la grande esperienza e la sensibilità artistica e umana del grande direttore trovano la misura dell’eccellenza. La Shoji, che oggi ha rinomanza mondiale e un curriculum di tutto rispetto con le esibizioni con le più celebri bacchette mondiali e le collaborazioni con le orchestre più famose del mondo, ha nel tempo tenuto tournée di grande successo con il suo mentore Temirkanov e la formazione pietroburghese.
L’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo è la più attiva compagine sinfonica dell’ex Unione Sovietica. Nacque durante il periodo zarista per sostenere il Coro Imperiale; il suo pubblico allora era formato dagli aristocratici di corte. Durante la rivoluzione d’ottobre tenne il suo primo concerto pubblico e da allora la sua presenza è diventata costante, mentre i più celebri direttori si sono avvicendati sul podio. Poi dal 1938, e per cinquant’anni, l’Orchestra è stata affidata alla direzione stabile del mitico Evgenij Mravinskji, grande amico del celebre compositore Sciostakovic. Dalla sua morte, ad assumere l’impegno è stato chiamato Yuri Temirkanov che ha intensificato l’attività all’estero facendo conoscere le particolari sonorità di questa splendida orchestra.
Il Concerto per violino e orchestra op. 35 fu scritto nel marzo del 1878 a Clarens sul lago di Ginevra da un Ciaikovskji trentottenne, a suggello di un periodo dal punto creativo davvero fecondo che in un triennio l’aveva portato a comporre opere magnifiche come il Concerto per pianoforte in si bemolle minore, il balletto Il lago dei cigni, la Quarta Sinfonia e l’opera Evgenij Onegin. Clarens, fu anche il rifugio dove ritemprarsi dalla vicende tragi-comiche del suo disgraziato matrimonio durato solo poche settimane. Qui, nacque la scelta di esprimere la sua arte delineando il suo primo e unico concerto per violino e orchestra, oggi uno dei più amati dal pubblico, e uno dei cavalli di battaglia dei maggiori virtuosi, che tuttavia non ebbe vita facile all’inizio, accusato come fu di rozzezza, ma la sua scalata al successo mondiale era solo rimandata. La fama si è ingigantita con il tempo arrivando ad attingere il grande pubblico televisivo quando è diventata la colonna sonora di una nota marca di brandy “etichetta nera”, in una scenetta pubblicitaria di Carosello. E certo è ben difficile sfuggire alla malia della generosissima inventiva melodica, dell’orchestrazione che si fa soffice e delicata nei momenti in cui prevale un intenso lirismo, che esplode di passione, al servizio di un’idea poetica che raccoglie e condensa i ricordi del folklore zigano e boemo, lo slancio delle danze popolaresche. In questa esibizione ceciliana, Sayaka Shoji vibra delle note più frementi della lunga cadenza arrivando all’eccellenza nelle regioni più acute del pentagramma, mostrando un virtuosismo che non è fine a se stesso ma vive della natura stessa del concerto.
La 5°Sinfonia di Prokofiev, seconda parte dl programma russo, che si era aperto sulle note della Polonaise dall’opera Evgenij Onegin di Ciaikovskoj, è opera famosissima composta durante la II° guerra mondiale, di cui descrive in parte gli orrori, augurandosi nel contempo la fine e la vittoria dell’URSS, E’ un brano grandioso e roboante, in linea con l’estetica sovietica, come si conveniva ai tempi storici e al regime politico imperante, dal quale peraltro il compositore dovette subire critiche e restrizioni . Scrive il compositore che essa vuole “cantare l’uomo libero e felice, la sua forza, la sua generosità e la purezza della sua anima”. Sentimenti patriottici attivati certo dalle notizie diffuse di una ritirata dell’esercito invasore tedesco dal territorio russo, ma anche un’aspirazione a svincolarsi dalle strettoie e dalle contingenze della storia per proiettarsi verso ideali ben diversi. La sinfonia è connotata da climi di intensa cantabilità, resi a volte con toni di mestizia, altre volte temi ironici si slanciano verso il Finale con i suoi ritmi perentori.