Roma, 26.03.2018 – Spassosa commedia sugli intrecci e sugli inganni d’amore per quasi di due ore di risate. Non quell’amore che “muove il cielo e le altre stelle”, ma la follia di un amore vissuto in modo tormentato, irrazionale, quasi fobico, quello che modifica rapidamente i i suoi equilibri, che combina e sfascia coppie, amore surreale, birbante, amore che si lancia sul bersaglio di cuori disposti ad accoglierlo, amore arcobaleno che congiunge i primi battiti sentimentali dell’adolescenza accuratamente conservati e li fa germogliare all’improvviso, amore fatto di desideri che non si possono mai soddisfare del tutto.
In questa “Quella piccola pazza cosa chiamata amore”, di scena la Teatro Golden, sei attori, sei personaggi comici e sentimentali, illustrano i meccanismi dell’amore denudando le loro follie. La commedia, scritta da Danilo De Santis e diretta da Lillo (di ‘Lillo e Greg’) prende spunto da vicende autobiografiche dell’autore, che confessa una sua lunga ossessione d’amore. Un rapporto tormentato per liberarsi del quale aveva sondato tutte le vie praticabili, dal buddismo alla psicoterapia, allo yoga fino alla scrittura. A liberarlo però era stata proprio quest’ultima. Potere guardare in faccia ‘il Mostro’, ovvero le proprie ossessioni, quelle verità anche più nascoste o mascherate in una commedia che ha avuto una gestazione durata ben cinque anni, ha avuto un effetto catartico e medicinale. Il lavoro è un insieme rutilante di situazioni comicissime, di qui pro quo, di fraintendimenti, di sotterfugi e trovate tutte con lo scopo di conquistare o riconquistare la persona amata.
Così nella commedia troviamo Luigi (Danilo De Santis), disposto a qualsiasi finzione per riprendersi la compagna andata a vivere con tale Vittorio (Marco Aceti), persino a diventare Lulù e a giostrarsi per schivare gli attacchi del padrone di casa Ferdinando (Roberto Belli), un artista omosessuale che vive in una appartamento pieno di foto di Nureyev e di Freddy Mercury nel continuo rimpianto di Michel, il compagno tornato tra le braccia della moglie.
Qui c’è infatti una finestra in posizione strategica per tenere sotto controllo l’evoluzione del rapporto della sua Elena (Chiara Buratti) con il rivale. Per ottenere ospitalità, Lulù racconta di un suo amore tormentato per Mario/Mary ( davvero esilarante Piero Scornavacchi). Le cose si complicano quando Mario piomba in casa di Ferdinando, scacciato via dal tetto coniugale invaso da gatti, il cui pelo gli provoca terribili crisi di allergia. E ancor più si fa fosco quando arriva una nipotina di Ferdinando, Ilaria (la procace Roberta Mastromichele), disinibita quanto basta a metter in discussione le certezze d’amore.
E la giostra continua … perché davvero non si può fermare l’ingranaggio del destino e infinite sono le sue combinazioni e gli intrecci di coppia.
Il testo che denota per la vivacità e l’intrico delle situazioni una attenta lettura dei classici del teatro brillante e che appare un hommage anche a Schnitzler, riserva nel finale un ennesimo coup de théâtre.
Gli attori in scena si segnalano per le particolari sintonie, guidati da una regia fresca e attenta ai suggerimenti del testo come anche ai ritmi teatrali e alle entrate e uscite di scena addirittura vorticose, sottolineate da pagine musicali appropriate.