Artemia Off – 2020: tre spettacoli teatrali sul palco del Centro Culturale Artemia

Roma, 4 febbraio 2020 – Torna una rassegna bella ed interessante che intende promuovere le iniziative teatrali “Off” romane.  Infatti, prende il via, a metà febbraio, la rassegna di Teatro Off organizzata dal Centro Culturale Artemia, , via Amilcare Cucchini, 38  Roma Portuense Forlanini, polo creativo romano da sempre attento alla promozione di forme espressive innovative, nel segno dell’artisticità e della sperimentazione. Delle proposte giunte, tre sono state quelle selezionate dalla direzione artistica di Artemia.  “Artemia Off” ha lo scopo di valorizzare i lavori focalizzati sulla ricerca di nuove e diverse forme drammaturgiche, lontane dalla scena teatrale tradizionale.

Il Centro Culturale Artemia è una realtà finalizzata alla scoperta di nuovi universi creativi; con uno sguardo particolarmente rivolto verso la grande presenza di sperimentazioni teatrali degne di nota, lontane da cliché e consuetudini e desiderose di un palcoscenico per esprimere la loro qualità artistica. “Artemia Off” è una possibilità per gli artisti e per il pubblico giacché è l’occasione per proporre ed apprezzare nuove e “diverse” forme di espressione.

La rassegna, vedrà protagonisti gli spettacoli “Dracula – L’estasi del sangue” di Simone Calcagno, “Storie dal genere umano” di Danilo Caiano e “L’ultimo minatore” di Antonio Mocciola.

Le opere saranno rappresentate in due e tre repliche, in un calendario che si snoderà tra gli ultimi tre weekend di febbraio 2020.  

Ad inaugurare l’iniziativa il 15 e 16 febbraio sarà “Dracula – L’estasi del sangue” di Simone Calcagno con Valerio Mammolotti, Tiziano Ferracci, David Capoccetti, Roberto Giannuzzi e Livia Massimi che in un contesto Fantasy/Horror – Sperimentale, ci racconteranno il famoso romanzo “Dracula”, con la già nota creatività e talento espressivo dell’affermata compagnia Mithos.  Strani fenomeni accadono nella Londra dell’ottocento, sufficienti a destare l’attenzione del professor Van Helsing, esperto del maligno e dell’occulto. Costretto a rispolverare un’antica leggenda ci fa addentrare nelle più atroci violenze della Transilvania, ovvero quelle imposte dallo spietato conte Vlad. Alcuni lo considerano tutt’ora un patriota, altri il degno erede del diavolo. Un perverso legame con gli animali inoltre porterà il pubblico a sentirsi in serio pericolo, provocato dal morso di mannari improvvisi e da una nuova razza umanoide: il vampiro. E ciò che nel primo atto sembrerà concluso con la sconfitta del personaggio storico, nel secondo il protagonista tornerà ad incarnarsi nei panni del romanzato Dracula, all’insegna di una ancor più dilagante brama di sangue volta su Londra, che egli vede come centro del suo contemporaneo potere. Riuscirà il professore a fondere scienza e fede per vincere definitivamente sul Male?

A seguire, il 21, 22 e 23 febbraio sarà la volta di “Storie dal genere umano”, di Danilo Caiano, e con Gisella Cesari. Uno studio approfondito sull’essere umano. Ma, cosa significa “essere umano”? Significa essere buono o cattivo? Significa essere giusto o inadeguato? Sei storie di esseri umani si susseguono, sei umani diversi tra loro. Sono uomini, donne, giusti, sbagliati, fragili, impauriti, a tratti inconsapevolmente comici, a tratti struggenti. Storie di umani che hanno paura di guardarsi dentro, di scovare il proprio demone. Un’attrice di cinema, un vero uomo, una madre, un impiegato alle poste, un becchino e una donna in carriera, questi i protagonisti di storie assurde, che non hanno nulla in comune, se non il difficile compito di restare umani, nonostante la vita li spinga verso la disumanità.

Infine, il 29 febbraio e 1 marzo, chiuderà la rassegna lo spettacolo “L’ultimo minatore” di Antonio Mocciola, con Alessandro Berlino e la regia di Marco Prato: Nel 2018, nell’indifferenza generale dei media, chiude l’ultima miniera di carbone in Italia. Si trovava nel Sulcis, località sarda arricchitasi con le attività estrattive, tanto da fondare dal nulla una città (Carbonia) e poi precipitata in una crisi spaventosa, diventando in breve tempo la regione più povera d’Europa. Gavino è un minatore che ha perso il lavoro, e che ci racconta in brevi flash le condizioni di vita disumane in cui lavorava insieme ai suoi colleghi, fino allo sgomento di un futuro tutto da decifrare. Gavino veste solo di cellophane che lo avvolge completamente, quasi lo soffoca. La miniera è torrida, non a caso i primi minatori lavoravano nudi, i vestiti si sarebbero bruciati addosso. Gavino racconta di come è nato il suo lavoro, mentre alle sue spalle, più la descrizione si fa cruda e cruenta, scorrono le immagini della Sardegna dell’Agha Khan, la Costa Smeralda, i paradisi per ricchi, l’Isola del Nord, in violento contrasto con il racconto. Quasi uno sberleffo alle parole di Gavino.

La Direzione artistica è assicurata dalla bravissima e dinamicissima Maria Paola Canepa, direttore artistico del Centro Culturale Artemia.

Exit mobile version