Se questa notizia non è una bufala, con tutto il rispetto per l’animale che ci da una gustosa mozzarella, allora siamo proprio inguaiati male e la situazione segue “a ruota” quella diffusa negli ultimi giorni, della impreparazione culturale degli studenti italiani.
Le due dimensioni vanno di pari passo. Quanto minore è la cultura, tanto maggiore è il gradimento delle forme estetiche sottoevolute.
Ho sintonizzato il televisore sul Primo Programma della Rai e sono stato assalito da una scenografia curata, ma non delle grandi occasioni, e, poi, ho avuto l’impressione di entrare nel museo degli orrori.
I cantanti erano cantanti? Ho avuto la sgradita impressione che essi volessero fare presenza con anelli dappertutto, e con pettinature bizzarre e stravaganti. Grazie ad una parziale competenza che ho nell’ambito musicale, ho avuto modo, qualche volta, di esprimere opinioni a riguardo. Non si canta con gli anelli o alle dita, o al naso, o alle orecchie, né con i capelli arruffati e impregnati di gel, e nemmeno con le smorfie di sofferenza (anche nella tragedia greca quelle vengono sostituite dalla maschera tragica); si canta con la voce. Con la voce si intende l’interpretazione e perché questa sia completa, occorrono anche il testo della canzone e la sua musica. È certo che chi arriccia il naso, strizza gli occhi e scuote il capo nella recitazione della sofferenza, emettendo un mugolio incomprensibile che nemmeno il microfono riesce ad amplificare…tutto fa fuorchè cantare. In questa dimensione è ovvio che nemmeno l’aspetto, il così detto “look”, riceve l’onore della presenza e questi “cantanti”, che non sono nemmeno più “dilettanti allo sbaraglio”, si presentano nei più trascurati abbigliamenti della giornata che, come la Lancia Aurelia B24, dalla carrozzeria raffazzonata, di Bruno Cortona, ne “Il Sorpasso”, denotano tutto il vuoto albergante nello spirito e la mancanza di stile della vita di oggi. I testi e i motivi, vale a dire le musiche, inesistenti.
Era ovvio e scontato che nella nostra situazione culturale, una tale manifestazione raggiungesse il picco del 50,4% di ascolto. In questa dimensione, se la cultura avesse raggiunto livelli anni ’50 o ’60, questa specie di rassegna “canora” non sarebbe nemmeno nata. Impietosamente voglio fare presente, anche senza muovere alcuna accusa di copiatura, che sono ormai più decenni che sento sempre le stesse parole, gli stessi ritmi, gli stessi motivi, che paradossalmente, non cambiano mai, sempre l’uno uguale all’altro senza soluzione di continuità, e sono gli stessi decenni che mi sento portato a pormi la domanda “…ma, è il festival della canzone italiana, questo?…”.
A questo punto, voglio essere impietoso fino all’ultimo.
Siccome suppongo che, nonostante le recenti denunce della carenza della situazione culturale degli italiani, esiste, pur sempre, anche se solo in minima percentuale, un che di “gusto”, di capacità di sentire un gradimento o un rifiuto, che i 50, 60, o 70% di picco, che in tutta onestà, mi sembrano un po’ esagerati, siano una bella invenzione pubblicitaria per stimolare gli scettici e i delusi. Nel commercio, quando si vuole incoraggiare l’acquisto di un prodotto che non ha mercato, gli si inventa una diffusione all’80% dei consumatori, mentre invece quello non arriva nemmeno al 10%. È ovvio che, a questo punto, la macchina pubblicitaria è subdola e, sotto alcuni aspetti, incontrastabile, si “inventa”, consapevole solo Carlo Conti, (ma, non crediamo alla cicogna, lo era anche la De Filippi), un improvviso ed enigmatico “bacio a stampo”, con Robbie Williams, e l’Ariston va in visibilio.
La leva più efficace, per alzare gli ascolti è la “malizia” e la “morbosità”, subito una telefonata, inventata, con Maurizio Costanzo, consorte, per assicurarlo dell’innocenza dell’effusione, ed ecco che le edizioni “on-line” riportano la fotografia del “fuori programma” e gli ascolti “volano”.
Il giorno successivo, “Il Giornale” oggi 9 febbraio, riporta <<“Conti e De Filippi in lieve calo per lo share 46,6% ma superano ancora i 10 milioni”>>. Il picco, dai 70, 60 e 50,4% si ridimensiona forse non ancora a livelli reali, ma comincia a ridimensionarsi, segno evidente, che, il “bacio a stampo”, tranne che “in loco”, non ha funzionato come era previsto e che forse, “avevamo visto giusto”.