Spettacolo
Teatro Eliseo – Belcanto, l’eredità di Pavarotti
Uno stile vocale reso universale da
Roma, 30 maggio – Un consiglio per il pubblico teatrale che viene ad applaudire all’Eliseo questo “Belcanto, l’eredità di Pavarotti”: chiudere gli occhi e lasciarsi trascinare docilmente nella magia della musica, senza cercare le etichette per catalogarla, in seria o colta, pop, da film e quant’altro. Spezzate le catene dei generi, può dilagare allora il sentimento del bello, tanto più apprezzabile in quanto il canto impostato sul diaframma trova estimatori dovunque in Italia e fuori confini. Inoltre è il prodotto musicale più intimamente legato alla nostra cultura e tradizione, a partire da quel suggerimento di Monteverdi agli artisti della voce cui raccomandava il “recitar cantando”. In questo scorcio di stagione, quasi a richiamare l’ecletticità di un cartellone pensato per il pubblico più vario, dunque, via al Belcanto (non solo inteso come stile ed emissione). Ed ecco il viaggio e i suoi itinerari pronti a coinvolgere la platea, a partire dalla Firenze di Lorenzo De’ Medici e la Venezia di Claudio Monteverdi fino al traguardo finale nella Londra di Freddie Mercury e dei Queen, passando attraverso sei tappe intermedie che abbracciano “Le origini, dal Rinascimento al Barocco, l’Opera Buffa del ‘700, Giuseppe Verdi e le sue eroine, Giacomo Puccini, La Canzone Napoletana e Il belcanto nel mondo”, ovvero quelle musiche every green che si sono installate da protagoniste nell’immaginario del pubblico mondiale. Perché in questo grande abbraccio che scavalca i secoli tutto vuole essere rappresentato, dai grandi compositori del repertorio operistico, all’operetta austriaca e francese, al musical angloamericano, fino, appunto, al pop e al rock. “Belcanto” è uno spettacolo di teatro musicale che rende omaggio ad uno stile vocale italiano che ormai appartiene a tutti, e che soprattutto era praticato nell’ultimo periodo della vita del grande tenore Luciano Pavarotti che amava nei recital cantare celebri romanze d’opera e che nel finale si riservava gli acuti prodigiosi del celebre “Nessun dorma” dalla “Turandot” di Giacomo Puccini, entusiasmando il pubblico fino al delirio, per poi salutarlo con “Oh Sole mio”, un omaggio all’Italia e al song più autentico.
“Belcanto – The Luciano Pavarotti Heritage”, pensato per un pubblico internazionale, gira per i palcoscenici ormai da qualche anno, partendo dalle tappe a Spoleto e a Bologna, seguite dalla tournée a New York, e poi a Parigi, al Théâtre des Variétés. Lo spettacolo è accolto con molto successo, quasi come si volesse ringraziare con gli scroscianti applausi i dodici giovani cantanti (le soprano Sarah Baratta, Sara Cappellini Maggiore, Alessandra Della Croce, Elisa Maffi, Ellen Teufel; le mezzo-soprano Lucia Branda, Antonella Carpenito; i tenori Matteo Desole, Riccardo Gatto, Michele Silvestri, Stefano Tanzillo; i baritoni Daniele Antonangeli, Andrea Zaupa), che, con impegno, tutti, ed entusiasmo hanno richiamato la memoria del grandissimo tenore, amato ovunque. Gli artisti, selezionati in collaborazione con la Fondazione Luciano Pavarotti, che ha fra i suoi scopi di valorizzare i giovani artisti che intendano approfondire questo specifico stile vocale, reso popolare nel mondo dalla straordinaria esperienza artistica del Maestro Luciano Pavarotti, con un coup de Thêàtre si ritroveranno a chiusura dello spettacolo a cantare il finale del “Nessun Dorma”, indossando cappelli bianchi e lunghe sciarpe, come il grande tenore, assieme al suo volto e al suo sorriso e la sua potente voce indimenticabili che rivivono sul grande schermo posto sullo sfondo del palco in un immaginario duetto ne il “Vincerò”. Bravi i cantanti e ben rodati. Certamente per alcuni di loro si prospetta una carriera al top sia per i mezzi vocali a disposizione, sia per la bellezza della voce che ha già assaporato la lezione del suono morbido, sia per la perfetta spigliatezza sul palcoscenico. Prodotto per Ars Lab Italy da Luigi Caiola, e realizzato in collaborazione con la Fondazione Luciano Pavarotti, lo spettacolo si avvale della direzione musicale e delle orchestrazioni del Maestro Pasquale Menchise che danno nuova linfa alle melodie indimenticabili messe in programma, da “Largo al factotum” da Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, “Una furtiva lagrima” da L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, “La donna è mobile dal Rigoletto” di Giuseppe Verdi, e ancora l’“Habanera” dalla Carmen di Bizet) a “Nessun Dorma” dalla Turandot e “Un Bel Dì Vedremo” dalla MadameButterfly di Puccini, fino a “Bohemian Rhapsody” ( dei Queen). La suite napoletana, dove la canzonetta ascende al ruolo di lied comprende Core ‘ngrato, Torna a Surriento e Funiculì, funiculà. Fra le grandi canzoni internazionali non poteva mancare “Con te partirò” portata al successo da Bocelli o il must “Nel blu dipinto di blu (Volare)” di Modugno, e ancora “Caruso” di Lucio Dalla.
Regista e anima di “Belcanto” è Franco Dragone, tra i più grandi creatori al mondo di spettacoli dal vivo (Cirque du soleil, A new day con Celine Dion al Caesar Palace di Las Vegas). Lo spettacolo ha anche momenti di danza che spesso interpretano i sentimenti emanati dalla partitura, altri corroborano la scena inserendosi in un tessuto drammaturgico più complesso. Le coreografie di Virginio Sieni all’insegna dell’eleganza hanno momenti altamente poetici, come quando tutto il corpo di ballo composto da sei elementi (Noemi, Capuano, Lucia Cinquegrana, Giulia Fedeli, Sebastiano Meli, Giulia Perrera, Stefano Rufini).si riunisce a formare un tableau vivant: un albero, completo di radici con la chioma mossa dal vento. Tutto lo spettacolo è costruito con un intento di mostrare nel modo più compiuto possibile uno spicchio di “made in Italy”, ed ecco dunque, vagamente fuori contesto, alcuni sbandieratori ad apertura di sipario . Lo spettacolo, dopo la sosta romana, partirà in tournée in tour europeo con tappe in Francia, Germania, Austria e Turchia.