Roma, 12 dicembre – Certo non era facile essere donna, determinata e pensante nella realtà storica dell’Italia sul finire del XVI° secolo, quando William Shakespeare scrisse la sua Bisbetica Domata, e l’ambientò a Padova. Perché, quanto meno, ti cucivano addosso appunto l’etichetta di Bisbetica e, senza farla troppo per le lunghe, ti cercavano un marito qualsiasi disposto a sopportarti e, nei casi per lui più fortunati, a domarti. Ma certo tutto si inseriva nella credenza popolare di quell’alleanza donna-diavolo sul quale si era costruita la maledizione che la torturava. Alla fine, come un contentino, la fanciulla, da puledrina riluttante divenuta placida e docile cavallina, si ritrovava un marito disposto persino a soddisfare i suoi bisogni primari, di cibo, di sonno e di carezze e forse di amore. Questo in estrema sintesi sarebbe stato il percorso di Caterina, detta Kate, tanto più che la sorte le aveva messo a fianco una sorella sorniona e mielosa, chiamata Bianca, tutta morbida e arrendevole, punto di riferimento di giovani come Lucenzio e Ortensio in cerca di moglie, che la corteggiavano come un’ape il nettare.
Ma il diktat del vecchio padre, il nobile Battista, era stato imperativo, prima la maggiore, Caterina, doveva trovare chi la impalmasse, poi Bianca avrebbe detto il suo sì.
E i corteggiatori che smaniavano in combutta cercando un salvatore che giungesse a trarli d’impiccio. E poi arriva Petruccio e si assume l’onere. Il resto è noto ed è Shakespeare.
Al Quirino, invece, dove arriva a salutare le feste del Natale, la Bisbetica Domata, o meglio la Bisbetica, tout court, gioca su una differente epoca storica, accentuando ancor più l’esperimento di meta teatro che il Bardo aveva pensato per creare una cornice agli eventi. Al Quirino, infatti, la commedia cammina su due piani perfettamente paralleli: da un lato la trama con i personaggi shakespeariani che riportano i nomi e le caratteristiche degli originali, dall’altro gli attori che li interpretano e che vivono la contemporaneità, mentre Nancy Brulli, essendo indisponibile il regista, assume il ruolo di capo-comica, o meglio di attrice di riferimento, di esperienza maggiore per la diversa età rispetto al resto della compagnia in un palcoscenico dove si prova con le difficoltà di mettere insieme un cast completo e nello stesso tempo fare i conti con il budget.
Le differenze non si limitano però a questo. Manca il personaggio di Sly che in Shakespeare aveva la funzione di prologo e Petruccio, ad esempio, che nell’originale era un ricco scapolo capitato a Padova, diventa un giovanotto senza scrupoli, volgarotto e violento, disposto ad impalmare la Bisbetica solo se allettato da una ricca dote.
Una sorta di toy boy d’antàn che s’accontenta della donna più anziana per soddisfare i suoi bisogni e le sue mire. Anche se, per verità sul palcoscenico le differenze di età fra il Petruccio reso dal prestante Matteo Cremon e Nancy Brilli sono davvero poco evidenti, perché l’attrice mostra una grinta, un dinamismo che vanno al di là dei dichiarati 51 anni.
Lo spettacolo, divertente e ricco di colpi di scena, spesso in versi, davvero delizioso e pieno di idee punta molto sull’elemento femminile: è scritto infatti da Stefania Bertola e diretto da Cristina Pezzoli, oltre ad avere il suo punto di forza in Nancy Brilli, la protagonista, e in Brenda Lodigiani, la bella Bianca.
La drammaturgia che vira al contemporaneo, è completata da interventi musicali di varia valenza, che vanno dal musical (ci sono numerose citazioni dal celebre ”Kiss me Kate” di Cole Porter), al rap al neo melodico.
Le musiche originali sono firmate da Alessandro Nidi, autore anche dell’arrangiamento di alcune canzoni cantate dal vivo dagli attori, che hanno consentito di apprezzare le qualità di Matteo Cremon alias Petruccio e quelle dell’esperta Anna Vinci che veste i panni della Vedova.
La scena di Giacomo Andrico, costituita da enormi parallelepipedi molto duttili e funzionali, ottimi a trasformarsi in case o in terrazzi, con finestrelle, è di volta in volta arricchita da elementi di arredo che sottolineano i momenti dello spettacolo.
Su questa scena si muove Nancy Brilli e la compagnia con i costumi di Nicoletta Ercole, realizzati dalla Sartoria Tirelli, che vivono anch’essi in bilico: sono contemporanei e richiamano l’epoca dell’ambientazione.