Spettacolo
Teatro Quirino – Debora Caprioglio e Gianfranco Jannuzzo in “Alla Faccia Vostra”
L’eredità al fulmicotone
Due attori che si amalgamano creando perfette sintonie e lo spettacolo diventa una lotta a fil di spada per accaparrarsi le simpatie del pubblico giunto già con un bagaglio di aspettative che non andranno deluse. Perché qui, al Teatro Quirino, il divertimento, lo svago sono assicurati, e c’è di più: la natura un po’ sulfurea di questa splendida pièce “Alla faccia vostra” di Pierre Chesnot, obbedisce ai canoni dell’umorismo nero, deliziosamente di marca britannica coniugandolo con la commedia brillante alla francese, ovvero con tutta la gamma espressiva codificata del genere: gag, fraintendimenti, equivoci e colpi di scena favoriti anche da una scenografia che permette ad un regista sofisticato e deliziosamente coinvolto come Patrick Rossi Gastaldi (che cura anche la traduzione e l’adattamento) di ricreare situazioni alla Feydeau dove un ruolo fondamentale è affidato alla scena di Andrea Bianchi, un salotto borghese, un carrello di liquori, una scrivania, due brevi rampe e un ballatoio con porte che si aprono e chiudono con precisione geometria e svelano e nascondono momenti esilaranti.
È chiaro come, avendo a disposizione due navigati e duttili attori come Gianfranco Jannuzzo e Deborah Caprioglio che hanno sperimentato la particolare sintonia che si è instaurata fra di loro con “È ricca, la sposo e la ammazzo“ nella passata stagione, la traduzione e il brillante adattamento puntino direttamente a esaltare le caratteristiche degli interpreti, così Jannuzzo può sconfinare liberamente nei territori delle battute brillanti con il tocco in più della battuta salace, colorata dall’umorismo siciliano e la Caprioglio mettere a disposizione la sua prestante fisicità, sottolineata dai costumi di Valentina De Merulis, a divertenti apprezzamenti. Leggerezza, dunque, ma non solo, perché il cuore di questa commedia è regolato da ben altro: avidità spregiudicatezza cinismo al servizio di un Moloc, il Denaro, al quale tutto si può sacrificare.
Ma andiamo alla storia: il celebre, anziano scrittore Stefano Bosco viene ritrovato morto dalla fida governante Luisa (Antonella Piccolo). Accorre il prof. Garrone (Antonio Rampino), condomino dello stesso elegante palazzo, per stilare il certificato di morte e vengono convocati i parenti, la figlia Vanessa (Paolo Lavini) con il marito Lucio Sesto (Gianfranco Jannuzzo ) e, infine, la giovane e procace moglie Angela (la Caprioglio), partita per una vacanza sulla Costa Azzurra con l’amante.
Ed è a questo punto che l’ingente patrimonio del morto fa germogliare un’avidità sconfinata, un’ingordigia senza limiti e con esse intrighi, ricatti, menzogne, ombreggiati dall’ipocrisia, perché ognuno di loro in realtà non ha legami di sangue ma un motivo personale che lo induce ad agire sotto una incoercibile pressione: Sesto sta vivendo un momento di profonda crisi dopo una condanna per truffa che gli spalancherà le porte del carcere, se non trova i due milioni per rifondere il debito, la vedovella potrà finalmente viversi in libertà le sue storielle con coetanei, foraggiandole con un patrimonio di tutto rispetto – lo scrittore si dice possieda oltre 300 milioni di euro –, il dott. Garrone potrà fare un’offerta per comprare l’appartamento del morto, e farsi uno studio prestigioso nello stesso palazzo, persino il banchiere Marmotta (Roberto D’Alessandro), a questo punto, potrebbe accordare un grosso prestito a Sesto tutelato dalla prossima eredità della di lui moglie Vanessa, e intascare una congrua percentuale. Solo la governante Luisa sembra sinceramente addolorata, solo lei sembra voler piangere il padrone.
L’elegante salotto di casa Bosco diventa ben presto un crocevia infernale con tutte le incombenze che vorticano attorno alla morte, il certificato, la comunicazione al Comune, gli accordi con le pompe funebri per mettere a punto tutti i dettagli, l’informazione da dare alla stampa che ha già pronti i coccodrilli.
D’improvviso si sente nitido uno starnuto proveniente dalla camera del morto…
Inaspettato e esilarante, il coup de théâtre viene a sconvolgere ogni cosa, provocando situazioni da pochade e tante risate.