Cara Radio.

La scatola magica compie 100 anni.

Roma, 6 ottobre 2024.

 

Devo confessarvi che tra tutte le ricorrenze, compleanni, racconti vari, aneddoti, quella di oggi è particolarmente emozionante.

Sì perché il 6 ottobre 1924, cento anni fa, esattamente alle ore 21 dalla stazione di Roma Uno, viene trasmessa la prima programmazione radiofonica relativa ad un concerto.

Ventisei anni prima Guglielmo Marconi deposita il brevetto della nuova invenzione e tra tanti iniziali scetticismi prende il via una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle comunicazioni.

La Radio è una scatola magica che miscela i vari segnali, le varie frequenze, che si traducono in voce o musica che sia.

Il periodo del secondo conflitto mondiale amplifica l’uso della Radio, non fosse altro che per incrementare la propaganda del regime, che diventa fruibile forse più della carta stampata.

La Radio da sempre è immaginazione per come si ascolta un brano musicale, un concerto, o una commedia, prima di poter vedere le varie interpretazioni con l’avvento della televisione.

E poi ci sono gli avvenimenti sportivi che man mano prendono corpo, con personaggi che ci raccontano le gesta degli atleti, di varie discipline, nell’enfasi più totale.

Già dagli anni trenta nasce il mito di Nicolò Carosio, che poi diventerà icona della televisione.

Termini come cross, goal, corner, li trasforma, rispettivamente, in “traversone”, “rete”, “calcio d’angolo”, per non turbare i voleri del regime fascista.

Dalla fine degli anni quaranta è il momento di Mario Ferretti, cantore della rinascita italica attraverso le cronache ciclistiche, con il suo storico: “C’è un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”.

Dal gennaio 1960 nasce, da un’idea di Guglielmo Moretti, “Tutto il calcio, minuto per minuto”, un successo pazzesco che connota e rivoluziona definitivamente il pianeta Radio.

Roberto Bortoluzzi, dallo studio centrale, a cui non ho sentito mai prendere una papera, Enrico Ameri, campo principale, e via via Sandro Ciotti, Enrico Provenzali, Claudio Ferretti, Ezio Luzzi, per la serie B, Emanuele Giacoia, Piero Pasini, Beppe Viola ed altri ancora.

Ameri ti fa vivere la partita attraverso un ritmo micidiale, Ciotti è enciclopedico, quasi dà la sensazione di leggere un testo già preparato ed invece è la sua grande preparazione che gli consente un eloquio straordinario.

Rimangono nella leggenda lo “scusa Ameri”, quando s’interrompe il campo principale per segnalare una rete di un’altra gara, e la poesia di Ciotti quando snocciola la disposizione delle squadre che va a commentare.

“Mediano a sostegno”, “ala di raccordo”, “spalti al limite della capienza”, “ventilazione apprezzabile”, “terreno perfettamente agibile”, sono alcune perle regalateci dal grande Sandro Ciotti.

Ameri nel luglio 1969 ci racconta lo sbarco sulla Luna e Ciotti, dall’alto della sua vasta cultura musicale, ci commenta diverse edizioni del Festival di Sanremo.

Attraverso la Radio più di dieci milioni d’italiani nell’aprile del 1967, in piena notte con radiocronaca di Paolo Valenti, ascoltano e trepidano per Nino Benvenuti che conquista il titolo mondiale dei pesi medi di pugilato battendo Emile Griffith a New York.

La Radio rimane affascinante anche durante l’avvento e l’esplosione della televisione ed oltre allo sport, musica ed intrattenimento fanno la storia.

Programmi come Gran Varietà”, in onda la domenica mattina, Il Gambero”, quiz dell’ora di pranzo, “Cara Rai”, contenitore di tutti i pomeriggi, che segue uno dei più innovativi format della storia: “Alto gradimento”.

Due geni come Gianni Boncompagni e Renzo Arbore concepiscono una vera e propria rivoluzione, aggregando una serie di soggetti fantastici.

Per oltre dieci anni ci divertono con personaggi squilibrati come Max Vinella, il Prof Aristogitone, Catenacci, Scarpantibus e tanti altri attraverso le voci di Franco e Giorgio Bracardi e Mario Marenco.

Anche oggi nell’era della multimedialità, dei telefonini con le varie “App” che scaricano qualsiasi cosa da tutto il mondo, la scatola magica è qualcosa di unico.

Cara vecchia radio, con un po’ di nostalgia, cento di questi giorni…         

 

 

FOTO: Transistor – archivio personale.

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