Roma, 25 aprile – La prima domanda che salta alla mente è questa: è corretto intrappolare nella rete dei più corrivi stereotipi sociali l’unica figlia di una coppia per altri versi svincolata dal convenzionale, che ha fatto scoppiare le sue bombe durante i comizi con i quali allora, quando papà e mamma erano giovani universitari, si credeva fra gli studenti così di potere accelerare il cammino delle conquiste sociali e del progresso in vista di un futuro a misura dei tempi? Un futuro che come una livella si disponesse a distruggere categoricamente quei retaggi medievali delle differenze di classe, economiche, razziali, sessuali orientandosi piuttosto a cercare l’umanità come indispensabile e ineludibile forma di comunione.
Erano i tempi della pantera, simbolo di libertà, che ognuno giurava di aver visto aggirarsi in ogni quartiere cittadino, una pantera contro la riforma Ruberti. Ma quando quella stessa coppia, ora ultracinquantenne, si ritrova sposata secondo i crismi e perfettamente integrata, lui GianMario (Giancarlo Ratti), avvocato del Foro di Frosinone, lei, Stefania (Daniela Morozzi), architetto, a dirigere una Fondazione che opera nello Sri Lanka per beneficienza e costruisce case identiche a quella dove viveva il padre, per incassare almeno le royalties, genitori inoltre di Angelica (Chiara Mastalli), una ragazza che completa la propria formazione in architettura con un master a Milano, della loro bellicosa giovinezza universitaria sono rimaste solo pochi comportamenti contraddittori, quella piantina di marijuana regalata per i sedici anni di Angelica e poche frasi coniate allora come slogan: “La cravatta è un apostrofo rosa fra le parole Tamarro”.
Siamo nel pieno dell’argomento trattato in “Cena con sorpresa”, commedia scritta da Maia, Sinopoli, e dai fratelli Fornari, a chiusura della fortunata stagione, che con ironia e con il sorriso che peraltro sembrano di stanza nel cartellone interessante del Teatro Golden, vuole divertire dando anche lo spunto al pubblico per riflessioni aperte ai problemi di oggi.
Torniamo alla nostra coppia. C’è sempre una nota di rimpianto quando i due rievocano quei momenti di vita: è la giovinezza che fa l’occhiolino prima di sparire dietro il velario del tempo. Ma quando l’immaginario sipario, o meglio le luci che delimitano l’open space del Teatro Golden assieme alle belle fioriere rustico-chic, si accendono, c’è un’aria di festosa attesa, malgrado GianMario, accusi problemini cardiaci, forse un infarto. Lui, per il quale sembra sia stato coniato l’aforisma “visse d’ammalato e morì sanissimo”. Ma davvero non c’è tempo, bisogna apparecchiare in fretta perché sta per giungere a cena Francesco (Gianni Ferreri), il collega d’università diventato un architetto di fama internazionale. Francesco, uomo eccentrico, simpatico, creativo, trascinante, intraprendente e chissà ancora cosa si potrebbe dire di lui, autore del famoso Vertical Garden di Dubai. Francesco, noto allora, ai tempi di scuola per la sua indefessa attenzione alle ragazze e perciò detto “La Trivella”. Francesco per il quale è stata preparata una cena a base di specialità napoletane, che l’architetto, diventato milanese d’adozione, avrà certamente piacere di consumare. I due coniugi non sanno che Angelica e Francesco si sono frequentati a Milano e che da un anno l’affetto è divampato in amore di quelli destinati a durare.
Cosa succederà nei momenti in cui la verità verrà rivelata da Francesco ai due coetanei? E come reagiranno loro? Sapranno ritrovare quelle aspirazioni libertarie che avevano improntato la loro giovinezza o lasceranno che la figlia dopo avere stravolto la loro vita si allontani per sempre?
Perché c’è una grande verità che orienta i rapporti umani: tutto si può giustificare se non ci tocca personalmente.
Ma un coetaneo che ha superato la cinquantina e una ragazza di venticinque anni per forza di cose creano una situazione scabrosa che può persino virare al dramma.
Ma a tenere saldamente in pugno e rendere credibile e apprezzabile c’è il quartetto degli autori, la regia attenta di Toni Fornari e i quattro attori, i tre veterani supercollaudati e la giovanissima Chiara Mastalli tutti abilissimi nel districarsi fra dramma e commedia.