Roma, 21 dicembre 2019. Usciva 45 anni fa, in pieno delirio natalizio, una delle più belle pellicole della storia del nostro cinema: C’eravamo tanto amati.
E’ il film che fa entrare di diritto Ettore Scola nell’elite dei più grandi cineasti italiani di tutti i tempi. Firma il soggetto e la sceneggiatura, insieme ad Age e Scarpelli, tratteggiando trent’anni di storia italiana nelle vicende di tre amici conosciutisi nel secondo conflitto mondiale durante la lotta partigiana.
Antonio (Nino Manfredi), Gianni (Vittorio Gassman) e Nicola (Stefano Satta Flores) nello sviluppo della storia si trovano ad essere innamorati della stessa donna, Luciana (Stefania Sandrelli), ognuno con i propri entusiasmi, con le proprie illusioni.
La trama intreccia il percorso dei tre amici e di Luciana attraverso gli anni del dopoguerra fino alle disillusioni dell’inizio degli anni ’70, con il girato in bianco e nero relativo ai ricordi ed a colori i momenti correnti. Scola, con questa idea, mette al centro del film il Tempo che scorre osservando con una punta di amarezza i tanti ideali traditi proprio nell’atteggiamento dei protagonisti.
Antonio, portantino d’ospedale, Nicola, intellettuale frustrato ed ex insegnante, Gianni, avvocato senza scrupoli ed arrivista, si rincontrano dopo tanti anni e finiscono a cena nella stessa trattoria che frequentavano da giovani. Tra un ricordo e l’altro emerge la condizione di vita attuale con Gianni (Gassman) che omette di far presente la sua condizione di professionista agiato per non far pesare il suo status agli amici.
Dopo cena l’incontro con Luciana, che nel frattempo è diventata la moglie di Antonio, che suscita in Gianni il vecchio ricordo dell’innamoramento giovanile non ricambiato, non rimpianto, dalla stessa Luciana. L’amarezza di Gianni, nell’aver constatato ciò, è talmente grande che lo stesso abbandona la compagnia senza salutare i vecchi amici, i quali verranno a conoscere la sua reale condizione nel finale del film.
La pellicola fu dedicata a Vittorio De Sica, scomparso durante la lavorazione della stessa e che unitamente a Federico Fellini, Marcello Mastroianni e Mike Bongiorno appare nel ruolo di se stesso. Un omaggio al neorealismo e nei suoi tratti malinconici anche la certificazione della fine della commedia all’italiana. Un inno all’amicizia e all’amore ma contemporaneamente anche il tradimento dell’amicizia e dell’amore; personaggi fieri, contraddittori, utopici, protagonisti di uno spaccato della nostra storia recente.
Da segnalare, oltre ai quattro grandi protagonisti, la partecipazione di altrettanti attori di eccellente spessore come Aldo Fabrizi, Giovanna Ralli e Isa Barzizza che abbiamo più volte ammirato in tanti film con Totò.