Spettacolo

Teatro Quirino – ‘Luci della ribalta’ di Charlie Chaplin con Antonio Salinas e Marianella Bargilli

teatro luci ribalta quirinoIl fantasista e la ballerina
Roma, 4 febbraio  2017 – Sulle scene del Teatro Quirino, la cui direzione artistica è più che mai sollecita ad offrire sfaccettate stagioni al pubblico, si muovono i personaggi e le vicende di un capolavoro della filmografia di Charlie Chaplin, quel “Limelight” del 1952, dove il grande artista era accompagnato da Claire Bloom, mentre Buster Keaton regalava una sua icona imperdibile nel ruolo del clown.
Trasposto per le scene da Eleonora Zacchi, lo spettacolo continua a mantenere la carica emozionale e l’atmosfera di struggente tenerezza e malinconia, mitigate dal sorriso, dal coraggio e dalla voglia di vivere che sono poi i sentimenti più espressi in questo canto a due voci: il vecchio artista di varietà e la ballerina. E’ chiaro che la lingua del movie originale per forza di cose, trasposto lo spettacolo per la scena, ha subito dei cambiamenti, ma la performance fornita dalla coppia Antonio Salinas e Marianella Bargilli, coordinati dalla regia attenta e appassionata di Giuseppe Emiliani, emoziona e commuove il pubblico del Teatro Quirino. Salinas, dopo trattative laboriose con gli eredi di Chaplin, è riuscito ad ottenere i diritti teatrale di questo spettacolo che si avvale di un ottimo cast, di costumi appropriati e creativi disegnati da Chiara Aversano, di belle scene di Federico Cautero, corroborate da proiezioni che rendono intatta il grigiore di un’atmosfera londinese dei primi anni del ‘900, e c’è la cornice di lampadine colorate che sottolineano il palco ricordando gli specchi dei camerini per il trucco.
Qui, non c’è la struggente malinconia di “Eternamente”, brano immortale composto dallo stesso Chaplin per il suo ultimo film hollywoodiano. Poco dopo, infatti, il celebre regista era costretto dalle repressioni maccartiste ad emigrare in una più accogliente Londra. Le musiche sono state riscritte da Roberto Fia, compositore portato alla notorietà dal brano “Uno su mille”, successo di Gianni Morandi.
Qui, il grigio spento di una Londra del 1914 ricopre di un manto omogeneo e triste ogni cosa, dando della realtà un aspetto smorto, ma quando il ‘teatro’ si impadronisce degli spazi ecco una miriade di colori esplodere in una tavolozza festosa, non solo negli arredi ma anche nei costumi. ‘Luci della ribalta’ è una riflessione sulla vecchiaia, una meditazione sulla vita, sulla caducità dell’uomo, sulla inconsistenza del successo, strettamente avvinto alla mutevolezza dei gusti del pubblico. E’ anche il racconto della generosità, della dedizione di un uomo anziano, Calvero, un artista di varietà ormai alcolizzato, quelli che si definivano una volta fantasisti, che è stato sulle vette del successo, con l’occhio di bue che lo illuminava su ribalte che avevano per colonne sonore risate e applausi, che la mutevolezza dei gusti del pubblico ha fatto incamminare inesorabilmente sul viale del tramonto della sua arte e della sua vita, al quale il Caso offre l’opportunità di aiutare una giovane ballerina travolta da vicissitudini che l’hanno resa fragile e che le fanno tentare il suicidio. Lei vive nello stesso pianerottolo dell’appartamento del vecchio comico. Rientrando una notte, Calvero sente un forte odore di gas provenire dalla porta di fronte. Riesce a forzare l’uscio e a salvare la ragazza  trascinandola nella propria casa, offrendole il proprio letto e le cure più sollecite e immediate. Terry, la ballerina, si sveglia dal torpore ma le sue gambe non hanno più la forza di reggerla. Saranno la fiducia e l’incoraggiamento costante di Calvero a ridarle l’uso degli arti e a portarla avanti fino ad un successo strepitoso e trionfale. La vicenda sembra sia stata ispirata a Charlie Chaplin dal ricordo del padre che aveva fatto la fame dando piccoli spettacoli sui marciapiedi di Londra.
In ‘Luci della ribalta’ è spontaneo cogliere una parabola sulla sincerità dei sentimenti, sull’altruismo, sull’amore, sul coraggio del sorriso quando intorno si sgretola la realtà e le sicurezze di un lavoro e della giovinezza. Il tramonto del grande Calvero, nome mai dimenticato dal pubblico che correva ad applaudirlo, mentre in ascesa si muove il destino della sua protetta, rivive un momento di splendore nell’ultimo spettacolo allestito con un clown dei tempi d’oro, poco prima del grande nulla nel quale scivola la sua esistenza A lui la sorte dà il grande privilegio di morire sul palcoscenico tra gli applausi.

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