Locarno Film Festival – Alcune proposte

Dalla nostra corrispondente da Locarno, Stella S..

Locarno , 17 agosto 2024 – Piazza Grande, presentando non solo personaggi importanti nel mondo cinematografico, ha dato voce a film ai quali abbiamo assistito a sostegno della libertà femminile in Iran, a sofferenze dovute per la mancanza della figura paterna in famiglia, la rinuncia del figlio di una madre costretta ad abbandonare il Paese, essendo attivista rivoluzionaria in Guatemala contro la corrotta dittatura, l’originale idea nel film girato da un giovanissimo regista, l’esempio di un regista riuscito a realizzare il suo film grazie alle possibilità che il Locarno Film Festival gli ha aperto con Open Doors. Lunga sarebbe la Lista delle storie presentate sugli schermi del Festival di Locarno,un regista costretto ad abbandonare l’Iran per girare i suoi film in nome della libertà.

 

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Il film “Reinas” diretto da Klaudia Reynicke. Prodotto dalla Svizzera, Peru’, Spagna. Durante la situazione politica in Perù del 1990, Lima non offre molto ai suoi abitanti . Klaudia voleva scrivere un film più concentrato sulla famiglia che gli eventi politici ma comunque lavorando alla sceneggiatura con Diego Vega, peruviano come lei ed indubbiamente più a conoscenza della vita peruviana di quel periodo avendo lei lasciato il Peru’ da bambina è stato un aiuto. Infatti vediamo scene nelle quali i peruviani si scambiano merce per poter pagare le proprie necessità: una gomma della macchina in buono stato per dei costumi da bagno. La storia vede Abril Gjurnovic (Lucia) Luana Vega (Aurora) Jimena Lindo (Elena) pronte a lasciare il Peru’ e trasferirsi altrove con le figlie dove alla madre è stato offerto un lavoro. Purtroppo, per espatriare, è necessaria l’autorizzazione del marito dal quale è separata, un difficile percorso da affrontare non sapendo come convincerlo a firmare il consenso se non cercando di riavvicinarlo alle figlie nonostante non le abbia mai frequentate. Un ottimo film ben interpretato e con sorprese.

Messico 68” del regista messicano Cesar Diaz, guatemalteco al suo secondo lungometraggio dopo “Nuestra Madres” del 2019, riprende la situazione del Paese dilaniato dalla guerra e sostenuto da molti militanti nella resistenza, pronti ad affrontare la morte nonchè le torture come ci presenterà la protagonista del film Maria (Berenice Bejo) costretta a lasciare il Guatemala perchè ricercata. Una scelta difficile, dovendo abbandonare il figlio Marco (Matteo Labbe’) a sua madre, pensando sia anche per i famigliari, la mossa migliore per non esporli a pericoli con la sua presenza. Maria in Messico si adopererà per far pubblicare la realtà dei militanti torturati e uccisi, continuando a rischiare la propria vita e cercando di mantenere I contatti con il figlio. La Patria o la famiglia sarà per lei nuovamente da affrontare, dopo una visita in Messico di Marco, già cresciuto, al quale imporrà il cambiamento rimanendo con lei, ma dovrà ricredersi davanti ad una situazione nuova inaspettata.

The Seed of the Sacred Fig” Il celebre regista iraniano Mohammad Rasoulo, ritorna al Festival di Locarno per presentare il suo ultimo film. Su di lui pende una condanna di otto anni per “intenzione di commettere un crimine contro la sicurezza nazionale'”, essendo un dissidente, perciò ha deciso di fuggire dall’Iran, suo Paese di nascita. Purtroppo la sua relazione con il sistema totalitario, gli aveva già vietato di continuare ad esercitare la sua professione quando il suo film “Goodbye” del 2011 fu presentato nella sezione Un Certain Regard a Cannes. Il film sviluppa la storia di un conflitto familiare nato dalle proteste organizzate nel 2022 dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa per aver rifiutato di indossare l’hijab, mentre era in custodia della polizia. Le reazioni a catena, specialmente delle donne, non lasciano senza partecipazione emotive le figlie di un funzionario del governo. Le ragazze accolgono un’amica riuscita a scappare durante una manifestazione ma colpita ad un occhio dalla polizia. Questo crea grande scompiglio nella tranquillità famigliare, specialmente dopo la scoperta da parte del padre della scomparsa in casa della sua rivoltella in dotazione. ricevuta dall’ufficio. Da qui si sviluppa la caccia al colpevole che coinvolge figlie e moglie, trasformandosi in tragedia. Film intenso e ottimamente interpretato.

Un Film per noi interessante per l’idea sviluppata, è “Sew Torn” del giovanissimo regista Freddy Mcdonald di origine svizzera e Americana, ricorda un pò l’originalità dei fratelli Coen, ovviamente da lui apprezzati. Il regista ha studiato nella prestigiosa AFI Conservatory a Los Angeles. Infatti ha detto come la scuola di cinema lo abbia preparato ad affrontare le sue scelte artistiche. Da questa base parte la storia del film: le scelte alle quali tutti noi siamo sottoposti nella vita. La protagonista Eve Connnolly nella parte di Barbara Duggen, una ragazza cresciuta con una madre sarta, alla morte della quale ancora ne segue i consigli giornalieri ascoltati da registrazioni collegate a pannelli disegnati a cucito, attivati attraverso una cordicella. Barbara è un’esperta sarta e creatrice, capace d’usare aghi e fili con i quali riuscirà a manipolare molte situazioni, soluzioni vitali nelle quali viene coinvolta. Ritornando da un lavoro di cucito, dopo essersi trovata di fronte ad un incidente con due uomini a terra, probabilmente spacciatori considerando la polvere bianca sulla strada, rivoltelle per terra ed una valigetta forse contenente denaro. Dovrà scegliere la soluzione migliore per lei. Il film ne propone tre.

“Shambhala” del regista Min Bahadur Bham originario del Nepal, è stato girato vicino al Kilimangiaro ossia con grandi sbalzi di temperature risentite dalla troupe preparata ad affrontare tutte le difficoltà. Il regista è laureato in antropologia e perciò desideroso di scrivere una storia per un film che sviluppasse le caratteristiche del suo paese. Aveva già girato il film ‘The Black Han’ primo selezionato per partecipare agli Oscar mentre ‘Shambhala’ è stato il primo film del Nepal scelto per partecipare alla competizione del festival di Berlino. Il regista ha spiegato come non gli sia stato facile trovare i finanziamenti per il film, problema molto sentito dai filmmakers. Pensando alla sceneggiatura di ‘Shambhala’, per caso cinque anni prima, aveva incontrato una donna che avrebbe potuto essere la protagonista della sua storia. Al momento di scegliere l’attrice, si era ricordato di lei ed era sicuro d’aver davanti la giusta protagonista che nel film doveva affrontare la ricerca del marito scomparso, ma era molto timida e poco espansiva per carattere, si è pensato di offrirle qualcosa da bere per animarla un po e … ci siamo riusciti.

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