Meditiamo gente…. meditiamo. Scegliamo il “Meno Peggio”
dalla nostra corrispondente da Los Angeles, Stella S.
La piccola inchiesta fatta ci ha aperto una “finestrella” su un “business” che ci tocca direttamente: I prodotti chimici nella nostra vita quotidiana. La scelta di carni e verdure e qualsiasi altro prodotto per la casa, per il corpo non va fatta a caso. Abbiamo posto qualche domanda a chi vende carni o frutta e verdura , includendo l’intervista a Jon J. Whelan, produttore e regista americano di “Stink” , film che l’industria chimica non vorrebbe vedere.
Le mie domande su cosa portiamo in tavola sono aumentate dopo l’incontro casuale con una giovane mamma preoccupata per essersi accorta della crescita anormale del petto nella sua bimba di 4 mesi, durante l’allattamento. “ Quale dieta seguiva?” è stata la domanda immediata.
“ Carni bianche, pollo, tacchino… uova … verdure”
A parole poteva essere considerata una dieta sana ma i fatti non lo hanno dimostrato. La pediatra ha messo in allarme la madre sottolineando la quantità d’ormoni e altro nei pollami.
Perchè stupirsi, basta “ googlare” in internet per capire come le diete a cui sono sottoposti questi animali lasci molti dubbi sulla qualità della carne, specialmente i polli da batteria che non solo devono crescere con ormoni ma specialmente antibiotici per evitare infezioni ed epidemie, la sospensione dei quali avviene 20 o 10 giorni prima che polli o tacchini vengano abbattuti .
Per reazione verrebbe la voglia di eliminare carne di ogni tipo. Purtroppo, non producendo noi le proteine nobili , il nostro corpo, specialmente per la crescita dei bambini, ha necessità di carni bianche e rosse onde evitare al fegato e pancreas un affaticamento maggiore con una dieta non equilibrata…. La carne è necessaria ma con grande moderazione .
E quì ci si domanda : quali carni sono da certificarsi “sane”?
Ormai siamo tutti avvelenati da quel che si respira, che cade sulla terra o passa sotto la terra per inquinamento. Sono aumentati sia i tumori alla tiroide che al seno e ne sono colpite anche giovanissime donne.
Una risposta sulle carni l’ho trovata nella macelleria “Carni Piu”.
Roberto Perego ci ha detto “Oggi si deve scegliere il meno peggio di tutto. Noi siamo quì ad Induno Olona, nella provincia di Varese, da 35 anni e la nostra clientela ci sceglie e ritorna per fiducia. Noi prendiamo polli e carne rossa incluso le uova dallo stesso allevamento poichè conosciamo la qualità del prodotto. I nostri polli in vendita non sono da batteria , forzati a crescere velocemente e raggiungere il peso in 40 giorni . Noi non aggiungiamo solfito di potassio nelle salsicce, in Svizzera è vietato. L’aggiunta si riconosce dal colore rosso della carne che spesso, non essendo stato distribuito bene, in alcune parti è colore rosa cioè, come dovrebbe essere.”
Anche Nicola che gestisce il negozio di “Ortofrutta Lucana” ad Arcisate ci presenta la qualità dei prodotti scelti per la sua clientela. “ L’insalata è bene sia fresca non impachettata , lavata. Non ci vuole molto per capire che la qualità non corrisponde alla praticita’”.
Su questo ha ragione. Infatti per mia esperienza personale, l’insalata Valeriana, comprandola a Casalromano, Mantova, nello spaccio “Dal produttore al consumatore” mi è stato raccomandato di usarla entro 2 giorni . Infatti quella comperata nei sacchetti sigillati può durare anche 5 0 6 giorni…. perchè? Il signor Nicola aggiunge “ Molti produttori offrono i propri prodotti nei mercati ma non sempre possono garantirne la reale provenienza, ossia di loro produzione. Anche lì si deve andare sulla fiducia. La frutta tolta dagli alberi prima della giusta maturazione non ha sapore….
Non si può battere la concorrenza dei supermercati ma se si cerca la qualità si deve saper scegliere. Si possono contare sulle dita il numero di negozi di frutta e verdura rimasti aperti nei paesi eppure la nostra clientela non ci abbandona perchè desidera la sicurezza di quel che porta in tavola non data dalla perfezione visiva del prodotto da batteria”.
Sconcertante è l’intervista con il regista di Stink, Jon j. Whelan “ Le persone” – ci ha spegato il regista- “si preoccupano molto dei prodotti chimici usati nei prodotti alimentari ma non pensano minimamente a quelli che mettono addosso. “
“Lei è una persona coraggiosa per aver affrontato e portato sullo schermo questo problema ”.
“In America è perfettamente legale usare prodotti che possono causare tumori o difetti al feto, li usano non avendo l’obbligo di segnalarli. In Europa 1400 prodotti chimici sono al bando, in America solamente 10. Il nostro sistema ne permette l’uso, le lobby proteggono il business e non trovano necessario spaventare la clientela“.
“ Durante le sue ricerche alle domande dirette riguardo i prodotti chimici, i responsabili negavano o ne ammettevano l’uso ?”
“ Negavano, nessuno ha voluto esporre la realtà … perciò negavano, tutti negavano sui prodotti cancerogeni nei pigiami dei bambini, nello shampoo, nelle creme per la pelle. Noi non dobbiamo esserne informati se vogliamo lo dobbiamo fare singolarmente, per cui continuano il loro business come sempre hanno fatto.”
“Perciò negano!”
“ Negano, rispondono di rispettare i regolamenti delle FDA (Food and Drog Administration), EPA ( Enviromental protection Agency).” “Anche nei profumi o creme esistono gli stessi problemi?”
“Certamente anche in quel campo c’è un escamotage: vengono elencate le fragranze ma non i prodotti chimici usati. Bene, io dico, volete proporre un nuovo profumo , fatelo, ma elencate non solo le fragranze ma tutti i prodotti chimici usati. Saranno i clienti a decidere se comprare o meno un profumo con i suoi prodotti chimici aggiunti. Per esempio tutti i prodotti che ho fatto analizzare contenevano prodotti chimici che se io l’avessi saputo non avrei comperati. La verità è semplice: non sono le Compagnie produttrici che non seguono la legge del sistema è la legge del sistema sbagliata. Il mio lavoro spero abbia il merito di informare le persone ad essere più attente ai prodotti in vendita nei negozi e che decidono d’acquistare. Spesso ci si fa allettare dal nome del prodotto perchè è conosciuto o pubblicizzato me se potessero realmente sapere da cos’è fatto forse cambierebbero marca. Più il numero delle persone aumenta e fa pressione alle ditte produttrici per sapere cosa esattamente c’è in un prodotto acquistato, maggiormente le ditte produttrici devono fare attenzione a cosa offrono alla clientela. “
Considerando quel che ci è stato spiegato, non abbiamo che una strada da seguire… Scegliere il meno peggio”.
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