Il Teatro dei Conciatori, una realtà culturale che da cinque anni è presente nel territorio romano con una buona programmazione drammaturgica, ospita una Rassegna concertistica ideata da Michele Suozzo dal titolo “Il pianoforte nel ‘900”.
Sulla tastiera, artisti giovani e giovanissimi, accomunati da identica passione, che scelgono un repertorio difficile ma assai piacevole all’ascolto e interessante proprio perché non viene proposto spesso.
Abbiamo seguito la performance di Alessandro Stella, solista di qualità e impegno, invitato fin dal 2008, giovanissimo, dalla celebre pianista argentina Martha Argerich a Lugano per partecipare al “Progetto” che porta il suo nome. Il solista ha già al suo attivo impegni in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Grecia, Spagna e Azerbaigian. Inoltre, è possibile ascoltare sue interpretazioni nel box che ogni anno la Emi dedica al Progetto Argerich.
Il programma di Stella comprende tre compositori di tre diverse repubbliche dell’ex Unione Sovietica, dove la proposta musicale di contemporanea riscuote molto successo: Arvo Pärt, Pēteris Vasks e Valentin Silvestrov.
L’estone Arvo Pärt, è il più rinomato dei tre compositori scelti dal solista, quello che ha ormai raggiunto una celebrità mondiale. Di lui si è ascoltato “Für Alina” e “Variationen zur Gesundung von Arinuschka”. “Für Alina” è stato eseguito per la prima volta a Tallinn nel 1976, assieme ad altre sei opere. Nella storia personale di Pärt, questo lavoro segna il ritorno al lavoro dopo un lungo periodo di black out creativo, che lo aveva colpito intorno ai 40 anni. La ripresa dell’attività coincide con la messa a punto del suo nuovo stile, Tintinnabuli. Uno stile semplice, ispirato al suono delle campane, un’esperienza mistica di “minimalismo sacro”, caratterizzata da momenti contrapposti e integrati, dalle scelte diatoniche, agli arpeggiamenti, al minimalismo scarnificato. “Für Alina” è dedicato alla figlia diciottenne di un amico di famiglia che completava i suoi studi a Londra. Il brano, dal carattere introspettivo, costruisce una vivida immagine della giovinezza, della passione di esplorare il mondo. È una cifra anche stilistica che Stella raccoglie ed esalta con maestria.
Di Pēteris Vasks, Stella ha scelto un brano, la cui misura del successo si può leggere nelle numerose incisioni in commercio: “Baltā Ainana” (panorama bianco). Nato a Aizpute, in Lettonia, nel 1946, Vasks, figlio di un pastore battista, per portare avanti la sua formazione musicale dovette trasferirsi nella confinante Lituania. La fortuna di Vasks si può far risalire all’incontro negli anni ’90 con il celebre violinista Gidon Kremer, che immediatamente ha cominciato a sponsorizzare le sue opere, affascinato certo sia dalle tracce degli esperimenti di Lutoslawski, come di Penderecki, filtrati nelle sue composizioni sia dagli elementi di musica tradizionale lettone, il tutto inserito in un tessuto minimalista che rende vaghi i contorni del suo stile.
L’ucraino Silvestrov è noto per il suo stile musicale post-modermo. Mediante l’uso della tecnica modale e tonale tradizionale, egli crea un unico e delicato tappeto di tessiture drammatiche ed emozionali nelle quali si legge in trasparenza il respiro musicale della frase che ricorda da vicino certe pagine da concerto salottiere assai apprezzate nei primi del ‘900. Queste qualità, lamenta Silvestrov, sono state sacrificate in gran parte della musica contemporanea : “Io non scrivo nuova musica. La mia musica è una risposta e un eco di quello che già esiste”, afferma convinto. Nel 1974 per conciliare i precetti ufficiali del realismo socialista e le tendenze più attuali, Silvestrov decise di farsi da parte. Il suo stile modernista, che si esaltava nella musica gli permise di fare barriera alle difficoltà oggettive dell’epoca storica e del regime sovietico, come all’autoritarismo, alla burocrazia miope che tentava di regolare qualsivoglia istanza culturale, e persino alla persecuzione religiosa. Un cammino percorso da altri artisti come Sofiya Gubaidúlina, Arvo Pärt, Peteris Vasks, y Galina Ustvólskaya.
Stella ha fatto ascoltare sei delle numerosissime Bagatelles composte da Silvestrov.
Mettere insieme nell’arco di un programma di poco più di un’ora tante suggestioni musicali diverse comporta un dispendio energetico e una capacità di assimilazione e di distacco nel contempo da parte del solista. Operazione perfettamente riuscita ad Alessandro Stella, che sembra inserito nel gioco creativo di questi artisti così diversi e tuttavia tanto vicini, dando la possibilità al pubblico, al quale ama rivolgersi per presentare un repertorio non abituale, di una esperienza di ascolto di grande interesse.
Un bis concesso, la terza “Miniatura” di Giya Kancheli.