Stiamo parlando proprio dei versi originali del capolavoro di Edmond Rostand, interpretati magnificamente da Matteo Fasanella, Virna Zorzan, Gianpiero Botta, Antonio Coppola, Michele Prosperi e Leonardo Iacuzio, per la Darkside LabTheatre Company, con la produzione di Stefano Sbarluzzi.
“Astronomo, filosofo eccellente, musico, spadaccino, rimatore, del ciel viaggiatore, gran mastro di tic-tac, amante, non per sé, molto eloquente, qui riposa Cirano Ercole Saviniano Signor di Bergerac, che in vita sua fu tutto e non fu niente!” sono i versi originali di Rostand.
Era il 1897 quando in un teatro di Parigi, il Théâtre de la Porte-Sain-Martin, debuttava uno dei capolavori della letteratura mondiale, Cyrano De Bergerac. Oggi, a distanza di 120 anni, nella sua versione originale in versi, il dramma di Edmond Rostand torna felicemente in scena per accogliere l’immortale storia d’amore ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del seicento francese. A proporre il lavoro, partendo dalla versione originale, senza alterarne i versi ma apportando solo qualche taglio, è Darkside LabTheatre Company di Matteo Fasanella, già definita dalla stampa “una fucina di giovani talenti”, con la produzione coraggiosa di Stefano Sbarluzzi Produzioni. Una compagnia under 30, che già si è fatta notare negli anni passati con progetti di qualità e che inaugura il 2017 con una vera e propria sfida: riportare in scena il Cyrano De Bergerac nella sua versione originale in versi. A farla da padrone, ovviamente – forte della poetica narrazione in versi – è una delle storie d’amore più belle che la letteratura abbia mai creato: l’amore, il genio, le virtù, l’uomo. La lucidità del personaggio maschile, viene ingannata dall’amore, che mette a nudo le fragilità di un uomo quasi perfetto, aldilà delle sue famigerate carenze fisiche. “Chi la vide sorridere conobbe l’ideale”: un ideale che porta Cyrano alla consapevolezza della sconfitta, ed egli affida il suo genio a un uomo che è in grado di soddisfare tutti i suoi sogni. “Se mi par che vi sia di speranza un’ombra, un’ombra sola”: la speranza, meravigliosa e vana, induce Cyrano a rendere questo amore, forse unico, palpitante. Egli utilizza tutte le sue virtù senza però mai slegarsi dalla maschera che lo protegge. Ne rimane talmente vincolato che, anche quando la verità viene a galla, preferisce immolarsi e concedersi alla sua vera musa ispiratrice: la libertà.
Come può l’amore indurre a rinunciare al proprio volto? Come può l’amore portare un uomo a spalleggiare il proprio “nemico” nella conquista del proprio sogno?
Interrogativi universali per un’opera altrettanto immortale.