Roma, 13 gennaio 2017 – Il misterioso signor Owen invita per un soggiorno a Nigger Island, la sua isola deserta, rocciosa e aspra al largo delle coste del Devon, sulla quale sorge una magione elegantissima in stile art déco, un gruppo di otto persone sconosciute l’una all’altra. Una barca verrà a rilevarli sulla terra ferma per accompagnarli. Qui giunti, un compito maggiordomo e la cuoca, sua moglie (Giulia Morgani e Tommaso Minniti), sono pronti ad accoglierli.
É l’inizio di “Dieci piccoli indiani”, una delle storie gialle più intriganti uscite dalla fantasia di Lady Agatha Christie, best seller assoluto nella storia della letteratura con ben 110 milioni di copie vendute. Come molti romanzi della prolifica autrice inglese è stato convertito in più versioni di film di successo, e in uno spettacolo teatrale scritto dalla stessa Christie che per l’occasione pensò un happy end finale.
Oggi giunge sull’onda del vivo successo conseguito sia a Madrid che a Barcellona sulla scena del Teatro Quirino in un bellissimo allestimento firmato dallo spagnolo Ricard Reguant, rispettoso della data di creazione dell’opera, il 1939, e del finale originale.
Il romanzo si snodava a partire da una filastrocca intitolata “Ten Little Niggers”, “Dieci piccoli negretti”. Inseguiti dallo spauracchio dell’accusa di razzismo, i negretti del titolo divennero presto indiani. Per non scontentare nessuno, l’opera prese poi il titolo di “E poi non rimase nessuno” . Qui, al Quirino, nella traduzione approntata da Edoardo Erba, troviamo invece dieci soldatini.
La trama riprende con una variante significativa il classico “omicidio in una camera chiusa”: dieci persone isolate in uno spazio ristretto si ritrovano alla mercé di un assassino psicopatico che sarà scoperto non si sa quando solo grazie ad un messaggio lanciato in mare in una bottiglia. Ma andiamo per ordine: i dieci indiani, ovvero gli ambigui personaggi, durante il pasto serale apprendono da una voce registrata che saranno giudicati per gli assassini di cui sono colpevoli che la giustizia non era riuscita a punire con la forca (la pena di morte fu abolita Inghilterra nel 1998) . Gli ospiti appartengono ad ambiti diversi, fra loro un giudice in pensione, un generale, un capitano, un medico e ancora due donne, una ragazza tormentata e una zitella d’età e di autorità. E comincia la carneficina con il primo che muore con il più classico dei metodi, il veleno, poi è in serbo una varietà di omicidi degni della perfida Agatha, un catalogo di morte sul ritmo inesorabile dei versi della filastrocca diventata una litania mortifera ad opera del loro anfitrione misterioso, mr. U.N.Owen (nome che richiama nella pronunzia Unknown (sconosciuto), inafferrabile come la sua voce al grammofono.
“Dieci piccoli soldatini se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione, solo nove ne restar” così inizia il conto alla rovescia e continua ossessionante: “ Nove piccoli soldatini fino a notte alta vegliar: uno cadde addormentato, otto soli ne restar”, e così via. In ognuna delle camere delle vittime predestinate, così come nel soggiorno comune, è appesa una copia incorniciata della macabra e angosciante nenia che si accende e si spegne progressivamente ogni volta che un ospite è assassinato e una statuina di un soldatino si rompe. Per tutte le due ore e più dello spettacolo mentre i personaggi indossano i sentimenti più vari che vanno dalla sorpresa, al tentativo di scansare la colpa, alle giustificazioni, alle accuse, ai reciproci sospetti, al terrore cieco, aleggia sul palco del Quirino un’aria di mistero e di ineluttabilità, un’atmosfera gotica e agghiacciante che le scene bellissime con scale interne, corridoi accennati e grandi vetrate déco, perfettamente illuminate da un disegno luci (Stefano Lattavo) che le rende protagoniste, accentuano inesorabilmente. Sulla scena attori di calibro, amalgamati in un impossibile puzzle destinato a sollecitare la curiosità in chi non ha letto il romanzo.
Un cast eccellente efficace a sottolineare lo spessore psicologico dei personaggi con Luciano Virgili, Wargrave, l’inquietante giudice noto per l’abitudine di presenziare ad ogni impiccagione dei suoi condannati, con Carlo Simoni, che indossa i panni del dott. Armstrong, Alarico Salaroli è il generale Mckenzie uomo apparentemente tutto d’un pezzo, in realtà pieno di ossessioni e debolezze, Ivana Monti è la gelida zitellona moralista Emily Brent, incapace di empatia e perdono, Caterina Misasi vive interi i tormenti della giovane miss Clytorn, Mattia Sbragia disegna l’eccessivo e “tutto pistola” poliziotto Blore, Pietro Bontempi è il capitano Lombard, mentre Leonardo Sbragia è l’apprezzato Antony Marston.