Spettacolo: Auguri Dorellik!

Roma,  18  febbraio  2017 – Ancora un compleanno tondo quello che omaggiamo per il 20 febbraio, in occasione  degli 80 anni di Johnny Dorelli.
Cantante, musicista, attore, Dorelli ha vissuto in pieno l’epopea della nascita e dello sviluppo della televisione riuscendo ad imporsi, a trovare spazio, in un contesto estremamente variegato.
Brianzolo di Meda, all’anagrafe Giorgio Guidi, Dorelli col suo stile pacato da subito ha scalato le vette della notorietà avendo alle spalle una preparazione come musicista ed un modo di cantare sobrio, in contrapposizione agli urlatori di fine anni ’50.
Proprio nel ’58 e nel ’59 Dorelli, insieme ad un prorompente Domenico Modugno, trionfa al Festival di Sanremo con “Nel blu dipinto di blu” e “Piove”, entrando così nelle trasmissioni più importanti del panorama televisivo.
E’ intorno al ’64 che lancia il personaggio del maldestro Dorellik, parodia del fumetto di successo Diabolik  accanto ad una conturbante Margaret Lee, dando prova di versatilità anche nel ruolo di attore.
In virtù di ciò, Dorelli ottiene un ottimo successo nel ’68 col personaggio del Conte Danilo nella trasposizione televisiva de “La vedova allegra”, con Catherine Spaak che poi diventerà sua compagna di vita, bissato nel ’74 dalla commedia di Garinei e Giovannini “Aggiungi un posto a tavola”, dove interpreta un parroco di montagna preoccupato di salvare la propria collettività da un secondo diluvio universale; nei dialoghi tra Dorelli-parroco ed il Signore si rivive, a distanza di circa vent’anni, la favola di Don Camillo.
Il cinema non rimane insensibile al personaggio ed alla bravura di Dorelli e tra i tanti films girati, circa una quarantina, ritengo che tre siano le pellicole di maggior spessore interpretate: “Pane e cioccolata” del ’73, regia di Franco Brusati, dove recita la parte di un miliardario italiano riparato in Svizzera per reati fiscali, “Il Mostro” del ’77, regia di Luigi Zampa, nel ruolo di un cinico giornalista che pur di far carriera arriva fino a sottovalutare il dramma del figlio paranoico e  “State buoni se potete” del ‘83, regia di Luigi Magni, nell’interpretazione forse migliore della sua carriera di un umanissimo San Filippo Neri, dedito alla cura ed all’educazione degli orfanelli.
Tornando alla musica, alle canzoni, il maggior successo di Dorelli  rimane senz’altro “L’Immensità”, che portò al successo al Festival di Sanremo del ’67.
Ed allora caro Johnny, da tutta la redazione di “www,attualita.it”, un’IMMENSITÀ di auguri per i tuoi 80 anni.  
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