Roma, 15 marzo 2019
La magia del cinema ha il suo perché, il suo fascino, in tutte le sue rappresentazioni, non necessariamente legata alla sola cultura, ai premi Oscar o quant’altro.
Il cinema è anche la nostra stessa vita che viene rappresentata come commedia, come introspezione antropologica, come semplice racconto di avventure, con riflessi storici o fantastici.
Da questo punto di vista, al netto di considerazioni critiche espresse a suo tempo, tra la fine degli anni ’60 fin quasi a metà degli anni ’80 il genere “erotico”, il cosiddetto B-movie, ha uno sviluppo incredibile con la nascita della “commedia sexy all’italiana” ed indiscussa icona del genere è Edwige Fenech.
Con colpevole ritardo rendo omaggio ai 70 anni compiuti dall’attrice lo scorso 24 dicembre e che IRIS, canale 22 del digitale terrestre, festeggia con una serie di 23 pellicole, partite già dal 10 marzo, ogni domenica in seconda serata.
La Fenech diventa in quegli anni un punto di riferimento assoluto dell’erotismo soft, degli ammiccamenti, del vedo e non vedo, che hanno fatto sognare almeno un paio, se non tre, generazioni di spettatori.
Certo non parliamo di capolavori ma, come detto, dei B-movie ossia pellicole di serie B, film a basso costo, concepite per riempire le sale cinematografiche in anni socialmente duri avvelenati dalle P38; la gioia del sesso, dei primi nudi, diventa un deterrente efficace ed oltretutto alcuni di questi film sono interpretati da autentici professionisti della cinematografia italiana come Mario Carotenuto, Renzo Montagnani, Carlo Giuffrè, Lino Banfi, Enrico Montesano, per citarne alcuni.
Edwige, affascinante e procace, dà sempre un connotato frivolo mai sboccato alle sue interpretazioni tanto da guadagnarsi ruoli diversi nel proseguio della sua carriera con partners come Tognazzi, Sordi, Salerno e ricevere successivamente la gratificazione di Quentin Tarantino suo personale fan.
A conferma della sua sobrietà ho un ricordo personale, che risale al maggio del ’97, quando incontrai la signora Fenech allo stadio dei Marmi, adiacente allo stadio Olimpico, in occasione dei 50 anni della Ferrari che esponeva sul prato dello stadio tutti i prototipi da corsa dal ’47 in poi; all’epoca Edwige era la compagna di Luca Cordero di Montezemolo, presidente del cavallino rampante, e stava defilata da una parte nel salone interno all’impianto sportivo per la conferenza stampa di presentazione dell’evento, con tutti i media catapultati su Montezemolo e su Schumacher.
Curavo la corrispondenza dell’evento per un’emittente romana e fui l’unico che si avvicinò all’attrice che seguiva la manifestazione quasi in incognito. Chiesi se potevo farle delle domande non tecniche bensì rivolte al suo ruolo di compagna di una figura importante come Montezemolo e lei, disponibilissima, mi rispose con molta naturalezza, con classe, non facendo pesare il suo ruolo da ex diva del cinema.
Il suo stile e la sua cultura l’hanno portata ad emanciparsi dallo stereotipo dell’icona sexy, tant’è che può vantare un’esperienza teatrale con Patroni Griffi nel ’85 e due grossi successi personali nella conduzione di “Domenica In” nel ’90 e del Festival di Sanremo nel ’91, oltre ad aver partecipato a produzioni sia televisive che cinematografiche tra le quali nel 2004 “Il mercante di Venezia” con un mostruoso Al Pacino nel ruolo di Shylock.
Per tornare all’omaggio di IRIS, tra le tante pellicole, segnalo “La moglie vergine”, con Montagnani, “L’insegnante” con Carotenuto e “La vedova inconsolabile ringrazia quanti la consolarono” con Giuffrè, ma se possibile godiamoceli e riguardiamoceli tutti questi B-movie, con spensieratezza e nostalgia.