Frankenstein Junior.

Geniale capolavoro della coppia Brooks-Wilder.

Roma, 15 dicembre 2024.

 

Uno dei fenomeni cinematografici più dirompenti ed apprezzati compie oggi cinquant’anni dalla sua uscita: Frankenstein Junior.

Molti lo considerano una parodia di un film di genere, che ha la sua genesi nel 1931 con protagonista Boris Karloff, per una storia che ha avuto mille imitazioni e rivisitazioni.

E’ invece un vero e proprio capolavoro di comicità, battute, trovate geniali, su un canovaccio che fa il verso al film horror del 1931.

Il giovane Frederick Frankenstein, medico e docente universitario, specializzato in neurochirurgia, vive negli Stati Uniti e si fa chiamare Frankenstin per distinguersi dal nonno di cui non apprezza le sue teorie mediche.

Siamo negli anni trenta e Frederick riceve una comunicazione che l’illustre nonno gli ha lasciato un castello in Europa, Transilvania.

Scettico ma nello stesso tempo curioso, Frederick si mette in viaggio verso la Romania e finisce per essere attratto dall’atmosfera del luogo.

Scopre il polveroso e vetusto laboratorio del nonno ed anche un volume con i dettagli degli esperimenti compiuti, su tutti il tentativo di ridare vita a soggetti defunti.

Frederick in questa particolare esperienza è coadiuvato dall’aiutante gobbo Igor, che vuole essere chiamato “Aigor” per fare il verso a Frankenstin, dalla procace assistente Inga e dalla misteriosa Frau Blucher.

E’ un continuo di situazioni, di trovate, come quando nominano Frau Blucher i cavalli del castello si spaventano imbizzarrendosi e la gobba mobile di Igor che si sposta, una volta a destra e una volta a sinistra.

L’esperimento di ridare vita ad un soggetto di oltre due metri d’altezza, con il trapianto di un cervello appartenuto ad uno scienziato, si complica perché il cervello impiantato è “ABNORMAL” prelevato da un laboratorio medico dallo stralunato Igor.

La creatura fugge dal castello creando scompiglio e paura nella popolazione ancora sotto choc per gli esperimenti, di alcuni anni prima, ad opera del nonno di Frederick.

Alla fine il mostro, inseguito da una folla inferocita, viene ammaliato da Frederick che suona la magica musica dei Frankenstein riportandolo al castello.

Frederick tenta un ultimo esperimento e cioè uno scambio cerebrale con la creatura per donargli parte della sua intelligenza, rendendolo così normale.

Il tentativo riesce e mentre il mostro si trasforma in un erudito e sofisticato soggetto, Frederick in cambio riceve un enorme Schwanzstuck,per la gioia di Inga nel frattempo diventata sua moglie.

Il film è il frutto del genio di Mel Brooks che trova il definitivo successo a quasi 50 anni dopo vari fallimenti di film precedenti.

Pellicole che dopo il travolgente successo di Frankenstein Junior vengono riprodotte e opportunamente apprezzate come Per favore non toccate le vecchiette e Mezzogiorno e mezzo di fuoco.   

Primo collaboratore di Brooks e grande interprete è Gene Wilder, che esplode definitivamente nel panorama internazionale.

Wilder, nel ruolo di Frederick Frankenstein, disegna un personaggio calmo in apparenza e nevrotico allo stesso tempo e per il doppiaggio italiano impreziosito dal talento e dalla voce di Oreste Lionello.

Altro mattatore Marty Feldman, Igor/Aigor, dagli occhi indimenticabili che producevano sguardi penetranti nella macchina da presa.

Anche per Feldman il doppiaggio italiano è curato da un grande caratterista del nostro cinema: Gianni Bonagura.

Azzeccatissimi gli altri interpreti da Teri Garr, Inga, a Cloris Leachman, Frau Blucher, a Peter Boyle, la creatura.

La gobba mobile di Igor è un’invenzione di Feldman che inizialmente passa inosservata agli occhi di Brooks, mentre gli effetti speciali, gli strumenti, sono gli stessi utilizzati nella pellicola-horror del 1931.

Eccellente l’idea di mantenere il film in bianco e nero, con una fotografia straordinaria tesa a ricostruire il clima giusto per l’epoca.

Un successo planetario, tuttora godibile a distanza di cinquant’anni, vero e proprio frutto di un cinema artigianale, con effetti speciali ridotti al minimo, a cura di grandissimi personaggi.

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