Roma, 8 ottobre – Pagina dolorosa ed indimenticabile, cento anni fa la storia dovette registrare uno degli episodi più tragici e dolorosi della storia del Ventesimo secolo che ha scosso le coscienze anche per gli assurdi e involontari primati di cui si fregia, come quello di prima strage del secolo con un numero agghiacciante di morti, quasi due milioni, la distruzione di intere famiglie e la dispersione nel mondo di migliaia di persone emigrate in cerca di asilo.
Era il 1915, il primo anno della prima guerra mondiale aveva già fatto presagire il terribile bilancio che sarebbe seguito. Oggi, la questione armena è stata messa di nuovo in evidenza dalle parole di papa Francesco e nel mondo si vuole ricordare oltre che onorare la memoria di quei giorni perché è sempre latente il rischio che differenze etniche, religiose e politiche possono offrire materia per rinascite di episodi simili. Sembra inserirsi perfettamente nelle manifestazioni commemorative lo spettacolo civile dal titolo “Il Grande Male”, di scena al Teatro India dal 19 al 21 ottobre,realizzato dalla compagnia InControVerso, artisti italiani e armeni, (nota a Roma per aver realizzato al Piccolo Eliseo l’ottimo “A Porte Chiuse”), realizzato in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia. Testo e regia sono di Sargis Galstyan. In scena Stefano Ambrogi, Jonis Bascir, Ermanno De Biagi, Vincenzo De Michele, Sarghis Galstyan, Andrea Davì, Marine Galstyan, Lorenzo Girolami, Claudia Mancinelli, Luca Basile, Arsen Khachatryan.
Una storia che è un peana al senso di giustizia e leva alto il valore della verità.
Vi si rappresenta nella Berlino del 1921 la storia dello studente armeno Soghomon Tehlirian, sotto processo per aver ucciso con un colpo di pistola Talaat Pasha, uno degli organizzatori del genocidio, rifugiato nel 1919 in Germania sotto falso nome, per sfuggire ad una condanna a morte per “crimine di lesa umanità” a danno delle popolazione armene residenti nell’Impero Ottomano.
Dopo due giorni di processo è Talaat – del quale vengono ricostruite le atroci gesta attraverso le drammatiche rivelazioni dei sopravvissuti chiamati a deporre – ad essere condannato moralmente: le prove a suo carico sono talmente terrificanti che Tehlirian viene assolto per l’omicidio da lui compiuto.
Gli atti processuali, dai quali nasce l’ispirazione e la scrittura dello spettacolo ”Il grande male”, sono una preziosa chiave per comprendere quell’immane tragedia che fu il genocidio armeno nel 1915: attraverso i dialoghi riportati fedelmente dalle testimonianze scritte e le immagini dell’epoca proiettate in scena si va a formare un vortice di informazioni documentate che guidano lo spettatore nel dramma degli avvenimenti di quegli anni, nel sistema della giustizia e portano luce su un capitolo dimenticato della storia dell’uomo. Attraverso la coralità di diciotto personaggi che intervengono nel processo avviene la ricostruzione documentata di molteplici aneddoti che vanno a formare un chiaro quadro del contesto politico nel quale il progetto di sterminio venne messo in atto. Una volontà distruttiva che brucia ancora nella memoria della Turchia tanto da alimentare una sorta di senso di colpa collettivo che si configura anche in atteggiamenti che si aprono al razzismo e all’odio contro gli armeni e altre minoranze non musulmane. Alcune frange sembrano credere che ammettere la verità storica di quei tristi eventi sia un attacco contro tutti i turchi e contro la stessa natura turca. quando di fatto si tratta di un attacco al negazionismo e di un passo avanti per la giustizia e la democrazia.
Affermava lucidamente Elie Wiesel: “L’ultimo atto di un genocidio è la sua negazione”.