Gian Maria Volontè, un attore contro.
Ricordo di un grandissimo interprete del cinema italiano.
Roma, 6 dicembre 2024.
Siamo già a trent’anni, oggi, dalla scomparsa di uno dei più grandi attori del cinema italiano: Gian Maria Volontè.
Ho detto cinema ma Volontè ha anche agli inizi una lunga carriera teatrale prima di esordire a ventisette anni nella pellicola Sotto dieci bandiere del 1960.
Icona del cinema impegnato, ma non solo, il suo mito è legato anche all’assoluta dedizione ai progetti ai quali ha partecipato.
“Tu pensa a dove vuoi mettere la cinepresa, al personaggio ci penso io” ed ancora: “L’attore può portare un grande contributo linguistico al film senza per questo sottrarre nulla all’autonomia e alla libertà di espressione dell’autore”.
Carattere certamente difficile ma che nascondeva una forte timidezza e una profonda insicurezza.
E’ quel tipo di insicurezza, quasi infantile, che è un po’ tipica di tutti gli attori, e che permette loro di trasformarsi, anche intimamente, e diventare così tanti personaggi.
In Volontè l’insicurezza era mediata da difese, ombrosità e asprezze talvolta anche estreme.
In Volontè convivevano magnificamente due tipologie di attore: quello portato alla naturalezza estrema, su tutti l’essenza era Marcello Mastroianni, capace di entrare con disinvoltura in qualsiasi personaggio e in qualsiasi situazione ambientale.
In contrapposizione l’altra tipologia era quella dell’Actors Studio, che ha bisogno di immedesimazione, concentrazione, che lo stesso Volontè richiedeva, mentre era sul set, a tutta la troupe.
Volontè era anche capace d’improvvisare, di lavorare leggero, di portare un contributo extra, un arricchimento personale, ai personaggi che interpretava andando oltre il testo.
Incredibile anche il mimetismo, la voce, relativamente ai dialetti che non avevano segreti per Volontè risultando credibile in ogni possibile connotazione regionale.
Volontè era uomo e attore senza alcuna differenza, amava schierarsi pagando costi alti in termini di carriera; allo stesso tempo era un compagno di strada dall’atteggiamento dirompente pronto ad accorrere ovunque ci fosse una buona causa da combattere.
Difficile fare una classifica delle sue migliori interpretazioni, dalle sue prove con Sergio Leone nei western Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più, fino alla sua ultima incompiuta, Lo sguardo di Ulisse di Anghelopoulos, a ridosso della sua improvvisa scomparsa nel dicembre del 1994.
A mio modesto avviso però Volontè si supera nelle interpretazioni del commissario in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e dell’operaio Lulù Massa in La classe operaia va in paradiso.
Senza trascurare la prova ne Il caso Mattei ed il ruolo compassato ed umano del giudice Di Francesco in Porte aperte di Gianni Amelio.
<Essere attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale>.
Gian Maria Volontè, un attore contro.
FOTO: Gian Maria Volontè biografia – MY MOVIES.it