Roma, 21 aprile 2022.
La ricorrenza.
Compie sessanta anni, oggi, una delle prime pellicole satiriche sul fascismo: Gli anni ruggenti, diretto da Luigi Zampa.
La storia.
Siamo nel 1937, quindicesimo anno dell’era fascista, e Omero Battifiori, giovane e dinamico assicuratore, si trova per lavoro in un piccolo comune pugliese vicino Alberobello.
Omero, che crede nei valori del fascismo, è in cerca di nuovi clienti e appena giunto a destinazione nota una strana eccitazione nelle persone che lo accolgono.
Il motivo è che viene scambiato per un gerarca in incognito, proveniente da Roma, per un’ispezione amministrativa.
In effetti il podestà, Salvatore Acquamano, riceve una lettera con la quale viene avvisato dell’arrivo di un funzionario del partito.
I quadri dirigenti entrano nel panico e ognuno per le proprie competenze cerca di farsi notare agli occhi del <gerarca> Omero.
Nello stesso tempo l’accoglienza ed il servilismo dei vertici locali è rivolto anche e soprattutto a coprire le malefatte nei confronti della collettività.
E’ un continuo gioco degli equivoci che lasciano interdetto Omero, che trova però il modo di innamorarsi della bella Elvira figlia del podestà.
Poco prima della festa di fidanzamento tra Omero ed Elvira, organizzata in pompa magna, un medico condotto antifascista, il dottor De Vincenzi, ha modo di far capire ad Omero la cruda verità della piccola provincia pugliese.
Lo sbigottito Omero cerca di trovare una spiegazione a tutto ciò, aiutato, lui astemio, da una robusta bevuta di buon vino locale.
Chiariti gli equivoci Omero riparte così dal piccolo comune, scaricato da tutti, al cui saluto alla stazione partecipa il solo dottor De Vincenzi.
Il viaggio di ritorno, complice una lettera pervenutagli da un contadino locale, per Omero è motivo di profonda riflessione dell’esperienza vissuta.
Curiosità.
Sceneggiato dallo stesso Zampa, insieme a Maccari e Scola, il film evidenzia lo stile asciutto e sottile del regista ispirato a <L’ispettore generale> di Gogol.
Zampa ci fa divertire su un periodo della nostra storia molto particolare, senza volgarità gratuite.
Lo spaccato è quello di una provincia italiana dell’epoca, lontana dalle adunate oceaniche romane, che opprime gli interessi e le aspettative della povera gente.
Lo stile di Zampa è mettere alla berlina i personaggi di un certo sistema e lo dimostra nella sua carriera con pellicole come <Il medico della mutua>, <Il vigile>, <Il mostro>, tanto per citarne alcune.
Protagonisti.
Una commedia, come era solito in quegli anni, recitata da grandi attori e caratteristi.
Su tutti Nino Manfredi, a suo agio nel ruolo del giovane assicuratore Omero, tra lo stralunato e il via, via, consapevole della realtà che stava vivendo.
Non sono da meno Gino Cervi, il podestà Acquamano, Gastone Moschin, comandante della milizia locale finto decisionista in realtà pavido e sfuggente.
Michèle Mercier, nella parte di Elvira, che scarica l’ingenuo Omero attratta più dalla divisa che non dalla persona reale e dulcis in fundo un magistrale Salvo Randone nel ruolo del dottor De Vincenzi.
Un buon cast, tutti all’altezza della propria parte, per poter ridere e riflettere su un aspetto della nostra storia.
All’italiana…