Teatro Lo Spazio – Maria Letizia Gorga fa rivivere Mercedes Sosa
Roma, 16 novembre – Ieratica, elegante, ammantata di lunghissimi capelli scuri, compare nerovestita sullo sfondo nero del teatro Lo Spazio, sul volto dipinta una sofferta immagine che anticipa il personaggio che si appresta a raccontare scavando in una vita ricca e dolente, motivata sempre da scelte coraggiose. Mano a mano la sua voce possente, così in contrasto con il fisico etereo, suscita echi negli spazi della Sala, e reincarna Mercedes Sosa, la grande cantora argentina del popolo e del dolore, della denunzia e della lotta per il riconoscimento dei diritti umani e civili nello spettacolo “Todo Cambia”. Così, Maria Letizia Gorga diventa Mercedes, la Negra, perché così la chiamavano. Con lei nasce in una famiglia povera a San Miguel de Tucumán il 9 luglio del 1935, nasce con un cammino pre-tracciato, quello di diventare simbolo della sua terra, quella terra dove per troppi la ricchezza è tutta concentrata nelle danze e nei canti popolari, autentica eredità sincretica che unisce in un unicum il retaggio indio con l’apporto della cultura europea coloniale e quello africano con le massicce intromissioni di schiavi.
Mercedes si appassiona fin dall’adolescenza alle danze popolari; nell’ottobre 1950 partecipa, vincendo, a una manifestazione canora radiofonica nel suo paese. Si sposa giovane con un musicista, Manuel Oscar Matus, e inizia una carriera ricchissima di echi e successi. Ben presto incuriosisce il mondo intero, il suo canto sgorga con efficacia e sincerità. “Yo no canto por cantar”, assicura un suo LP del 1967 preludio a “Para Cantarle a mi Gente”. E’ il 1970, anno centrale della sua vita, quello che la porta a valicare i limiti dell’Argentina, piattaforma di lancio verso il mondo: Miami, Lisbona, Porto, Roma, Varsavia, Leningrado e altrove. Ovunque incuriosisce la sua voce e fa riflettere il suo messaggio, coerente oltre ogni dire, che si precisa ancor più con la partecipazione al film di Leopoldo Torre Nilsson sulla vita del generale e patriota argentino José de San Martin,“El Santo de la Espada”. Il regista la vorrà poi come interprete principale dell’eroina peruviana Juana Azurduy nel film “La tierra en armas” .
È come un rito di passaggio, il suo sguardo attento ora spazia in tutto il Sudamerica, incide un album con le interpretazioni di Violeta Parra, famosa cantante cilena, con canzoni piene di forza e di malinconia, tra cui la celeberrima “Gracias a la vida”, che interpreterà numerose volte, anche in duetto con celebri cantanti come Joan Baez.
Nel 1979 è costretta all’esilio a Parigi e l’anno dopo a Madrid. Un lontananza vissuta con indicibile dolore :”l’esilio è il crimine più perfetto perché uccide senza spargimento di sangue”, dolore che sublima con il suo cantare, dedicando molti brani alla sua patria e alla speranza di cambiamento e di pace e democrazia per gli argentini, come il brano Todo cambia (scritto da Julio Numhauser). Torna in Argentina alla vigilia della caduta del regime ed è un crescendo di successi, mentre il brano “Sólo le pido a Dios” diventa l’inno delle nuove generazioni alla riconquistata democrazia. Icona della libertà e simbolo del Sudamerica, Mercedes Sosa viene chiamata a rappresentarla, nel marzo 1997, in veste di Vice Presidente della Commissione per la stesura della Carta della Terra dove è stilato un documento per la Tutela dell’Ambiente equivalente alla Carta dei Diritti Umani. Il mondo intero converge l’interesse su di lei, riceve significative onorificenze, tra le altre è Premio Cim-unesco 1996, consegnatole dal Consiglio Internazionale della Musica dipendente da quella Agenzia. Questa onorificenza viene solitamente conferita a musicisti o enti musicali che hanno contribuito a promuovere la musica come strumento di comprensione tra le persone, cooperazione tra le nazioni od altre finalità sancite nella Carta delle Nazioni Unite e nell’atto costitutivo dell’Unesco.
Il 4 ottobre 2009 Mercedes muore e la sua fine suscita un’eco nel mondo, oltre che in Argentina, dove vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale. L’onda lunga del suo canto, però, non muore con lei e in Italia, ad es., Nanni Moretti inserisce la dolcissima e nostalgica melodia di Todo Cambia nella colonna sonora del film “Habemus papam” del 2011. La canta anche Capossela e Maria Letizia Gorga incide un CD con le sue canzoni.
Pino Ammendola, autore e regista dello spettacolo che racconta Mercedes Sosa nel teatro Lo Spazio ha ripercorso le tappe salienti della sua vita attraverso quel canto che la fa libera dalla povertà e dà forza alla sua voce possente, voce antica carica di armonici, raccolti nel ricco e variegato milieu folklorico della sua terra, voce che è strumento perfezionato di lotta per ideali di libertà e di giustizia cresciuti su un humus di solitudine e di dolore, che si apre a ventaglio su quello di un’intera Nazione, che ha trovato con le Madri di Plaza de Mayo la forza del silenzio e di un pannicello bianco per urlare al mondo oltre 30.000 vittime. Sul palcoscenico del Teatro Lo Spazio sono presenti anche due validi musicisti come il pianista Stefano De Meo e il chitarrista Pino Jodice a sostenere la maliosa e profonda voce di Maria Letizia Gorga.