Tributo a George Harrison nel giorno in cui avrebbe festeggiato il suo compleanno
Roma, 25 febbraio – Oggi avrebbe compiuto 73 anni. Un brutto male se l’è portato via nel 1998.
George Harrison venne definito “tranquillo” anche se, nel corso del Rock & Roll Hall of Fame del 1988, lui stesso ebbe a ironizzare su questa etichetta che, a suo dire, mal gli si addiceva.
Il perché di questo abbaglio mediatico può esser condensato in un episodio chiave, che marcò l’intera esistenza del nostro: il suo primo viaggio in India. Cosa andò a cercare laggiù? La risposta è: pace interiore. Lui che, per sua stessa ammissione, aveva avuto dalla vita “tutto ciò che un essere umano può desiderare”, aveva la netta sensazione d’aver mancato l’obiettivo più grande.
Che abbia trovato la pace oppure no, l’India resta una tappa fondamentale circa gli sviluppi della maturità artistica del Beatle, musicalmente e non solo. In conclusione, detto episodio è forse sufficiente, da solo, a dimostrare che la cosiddetta tranquillità di Harrison era più cercata che vissuta. Ma tant’è.
Lui e i Beatles restano fenomeno musicale e di costume senza eguali nella storia. Costoro vanno ricompresi all’interno di un contesto peculiare quale fu quello degli anni ’60. Iniziato con Elvis e finito col Vietnam, alla fine del decennio il mondo non era più lo stesso.
Anche grazie ai Beatles, alle loro canzoni, ai testi, al modo in cui influenzarono legioni di giovani in ogni parte del pianeta. Ciò che resta oggi è una produzione musicale ineguagliata della quale, a 45 anni di distanza dallo scioglimento del gruppo, ancora si parla.
Ed è per questo che www.attualita.it si unisce al coro: buon compleanno George e grazie di tutto.