Roma, 14 marzo 2020. Vittorio De Sica è stato protagonista indiscusso della storia del cinema italiano ed internazionale, come attore brillante ed impegnato e soprattutto come regista con 4 premi Oscar conseguiti.
Cinquant’anni fa esce nelle sale italiane I Girasoli con De Sica che firma una regia impegnata, profonda, aiutato dalla sceneggiatura di Tonino Guerra e Cesare Zavattini. Una pellicola che racchiude in se più storie, dall’incubo per l’inizio della guerra, il dramma dell’attesa di chi rimane a casa, l’angoscia di chi aspetta il ritorno.
De Sica dirige con grande partecipazione una storia che tratta l’amore in tempo di guerra, tra passioni e rinunce, aiutato dalla consolidata coppia Sophia Loren-Marcello Mastroianni, partendo dallo scanzonato fidanzamento tra Giovanna/Loren e Antonio/Mastroianni poco prima dell’inizio del conflitto mondiale. L’idea di Giovanna è quella di convincere il reticente Antonio a sposarsi per godere di una licenza matrimoniale nella speranza che la guerra possa esaurirsi in breve tempo. Lei, napoletana spumeggiante, suggerisce a Lui, nordico lombardo, di fingersi pazzo, appena scaduta la licenza, per farsi riformare ed evitare la partenza; ma il piano fallisce miseramente ed Antonio è costretto a partire per il fronte orientale. Quando la guerra finisce, alla stazione di Milano, il ritorno in treno dei reduci è penoso e Giovanna incontra un soldato che ha condiviso i patimenti con Antonio che nel frattempo è stato dato per disperso. Il reduce, interpretato da un ottimo Glauco Onorato, racconta l’ultima volta che ha visto Antonio riverso sulla neve, ormai spacciato, e non sa dire altro di che fine abbia fatto il marito di Giovanna. La quale non si rassegna a credere che il consorte sia morto e con lucida determinazione parte per l’Unione Sovietica. Aiutata da un funzionario degli esteri russo visita diversi posti, tra cui un enorme campo di girasoli dove sono seppelliti soldati italiani, alcuni cimiteri, ma di Antonio nessuna traccia. Giovanna però insiste e si addentra nella provincia ucraina e giunta in un paesino riceve dei cenni d’assenso da alcune donne che vedono una vecchia foto di Antonio ed indicano la casa dove vive una giovane con una bambina piccola. La donna nel vedere Giovanna la invita nella sua casa e cerca di spiegarle che di lì a poco qualcuno arriverà in treno nella piccola stazione del villaggio. Cresce l’ansia e l’emozione in Giovanna che, alla sirena che annuncia l’arrivo del treno dei lavoratori, si precipita sulla banchina preceduta dalla donna che va incontro ad Antonio indicandogli in lontananza la figura di Giovanna. Una scena di altissima intensità emotiva con Antonio/Mastroianni incredulo, sbigottito, e Giovanna/Loren che fugge via in una crisi di pianto alla vista del marito.
Il film scorre verso una parte finale dove Giovanna rientra in Italia e si rifà una vita a Milano con un nuovo compagno da cui ha un figlio maschio e Antonio che successivamente la raggiunge in un disperato tentativo di rimettersi insieme. Al di là dell’amore che fu, dei ricordi e dei patimenti vissuti Giovanna ed Antonio decidono, soprattutto per il bene dei rispettivi figli, di lasciarsi salutandosi mestamente alla stazione di Milano con Antonio, intristito, sul treno che lo riporta in Unione Sovietica.
Come detto De Sica tratta più storie nella trama; la guerra, i reduci dalla ritirata del 1943 dal fronte del Don ma in special modo la storia, come tante, di due giovani innamorati nel pieno dramma bellico. L’atmosfera emotiva fa sì che la Loren esprima tutto il suo talento nella disperazione della situazione. A proposito di Sophia, quando arriva a Mosca per iniziare le ricerche del marito scomparso, si ritrova in uno stadio di calcio con la stessa aria stralunata, confusa, in mezzo a tantissima gente, tale e quale ad una scena del 1953 quando nel film La domenica della buona gente si ritrova a Roma in un Olimpico affollatissimo alla ricerca anche lì di un uomo, probabilmente del fidanzato che l’aveva mollata. De Sica chiude una storia triste, amara, senza il lieto fine, segnata da una guerra assurda.