Spettacolo

Il colosso d’argilla.

Un noir sulla boxe con l'ultima grande performance di Bogart.

Roma, 9 maggio 2021.

 

La ricorrenza.

Ultima indimenticabile interpretazione, 65 anni fa oggi, di Humphrey Bogart ne Il colosso d’argilla.

La storia.

La boxe tra gli anni ’40 e ’50 è uno strumento di corruzione micidiale, dove si muovono personaggi che definire loschi è fargli un complimento.

Nick Benko è un organizzatore di incontri di pugilato e tra i tanti gestisce l’ascesa di un atleta imponente, sudamericano, nella categoria dei pesi massimi, soprannominato <El Toro Moreno>.

Il pugile è un sempliciotto, assolutamente privo di talento, che viene attratto dalle lusinghe di Benko che ne vuole fare un’attrazione.

A questo scopo viene ingaggiato un giornalista navigato nel settore, Eddie Willis, che veicola la propaganda sul pugile inizialmente in piena buona fede.

Il circo mediatico montato con egregia maestria da Willis porta ben presto El Toro ai vertici attraverso incontri che però, ad insaputa del pugile, sono truccati.

Willis, sempre più in imbarazzo, si trova coinvolto nel disegno di Benko fino a quando in un match in preparazione per il titolo mondiale El Toro si misura con un quotato avversario.

Dundee, il rivale, è un boxeur molto forte ma si trova in pessime condizioni di salute e per di più corrotto dal denaro di Benko.

La fatalità vuole che Dundee, seppur non colpito pesantemente, muore durante l’incontro e El Toro ne rimane traumatizzato rifiutandosi di affrontare nel match successivo il campione del mondo.

Nella sua angoscia il pugile è convinto di avere una potenza spropositata nei suoi pugni e stenta a credere alla confessione di Willis che gli spiega come tutto il percorso fatto fino ad allora sia tutto finto.

Willis, schifato dal cinismo di Benko che alla fine riesce a combinare l’incontro per il titolo, consiglia El Toro di salire sul ring, limitare i danni e chiudere per sempre l’attività.

L’ultima perla di Benko, dopo aver guadagnato una valanga di dollari, è la borsa di El Toro a cui non arriva neanche un centesimo per via di spese varie scalate in maniera truffaldina.

Willis toglie il pugile definitivamente dalle grinfie di Benko facendolo partire per il suo paese natale, dandogli tutti i suoi compensi percepiti per la sua attività di propaganda giornalistica.

Curiosità.

Ispirato a un romanzo di Budd Schulberg, è una storia di corruzione nel mondo della boxe raccontata con efficacia drammatica nella quale il ring è rielaborazione della lotta per la vita.

Lo spunto è sulla carriera di Primo Carnera, il grande peso massimo friulano campione del mondo dei pesi massimi negli anni trenta.

Il film, con qualche distinguo, è ancora oggi attuale con in evidenza la denuncia della diffusa disonestà nel pugilato professionistico e l’immagine del pugile come <carne da macello>.

Da ricordare la scena finale in cui Willis, minacciato da Benko, si mette alla macchina da scrivere per comporre l’articolo in cui metterà alla berlina tutto il marcio del sistema.

I Protagonisti.

Eddie Willis è il grande Humphrey Bogart, già provato dalla malattia che lo avrebbe portato pochi mesi dopo alla morte, autore di una performance di valore assoluto.

Altrettanto bravo e convincente è Rod Steiger nel ruolo del cinico Benko, con Mike Lane nella parte di Toro Moreno.

Partecipano al film anche due veri ex campioni del mondo dei massimi come Max Baer e Jersey Joe Walcott.

Condivisibile la scelta del regista Mark Robson di girare in <bianco e nero>, anche per dare un connotato noir alla pellicola, ma su tutte la scelta di Bogart è fuori concorso…

 

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