Il Vigile.

Commedia dolce-amara con un grande Alberto Sordi.

Roma, 17 novembre 2020.

La ricorrenza.

Ennesima pellicola di successo per Alberto Sordi protagonista de Il vigile in uscita sessant’anni fa, oggi.

Il riferimento.

Il fatto prende spunto da un episodio di cronaca realmente accaduto che lo sceneggiatore Sonego ritocca e adatta sulla straripante personalità di Sordi.

La metamorfosi di uno scansafatiche che riesce a farsi assumere come vigile motociclista e che la divisa trasforma in un prepotente.

Sordi accentua la sua recitazione caricaturale e mette in risalto il comportamento della gente che lo deride, lo sfotte, fin quando è un borghese e lo teme quando lo vede in divisa.

La regia di Luigi Zampa rimarca il fatto che il malcostume, la corruzione e l’arte d’arrangiarsi siano accettati come comportamenti normali e diffusi.

<<Lei non sa chi sono io>>, classico avvertimento italico, quante volte l’abbiamo sentito nella vita di tutti i giorni e lo troviamo nella nostra storia contro l’eccesso di zelo del vigile.

La storia.

Il film è ambientato in una piccola provincia vicino alla Capitale, per larghi scorci riconducibile a Viterbo.

Sordi, nella trama vigile Celletti, si precipita in aiuto di una famosa attrice (Sylva Koscina) con la macchina in panne, a cui condona la contravvenzione per mancato possesso dei documenti.

L’attrice, una volta riparata la vettura, raggiunge Roma per partecipare ad una popolare trasmissione televisiva e ringrazia pubblicamente il vigile Celletti/Sordi per non averla sanzionata.

L’episodio non passa inosservato e sia il capo della Municipale che il Sindaco (Vittorio De Sica) rimproverano severamente Celletti/Sordi invitandolo a compiere il proprio dovere senza guardare in faccia nessuno.

Sarà proprio un successivo ed inflessibile intervento contro il Sindaco, multato da Celletti/Sordi per eccesso di velocità, che porta alla destituzione dall’incarico del nostro.

Il partito monarchico cavalca lo scandalo e candida per le future elezioni del nuovo Sindaco il vigile Celletti/Sordi, paladino contro le ingiustizie e le corruzioni.

Il relativo processo presenta però un colpo di scena finale, con l’imperterrito vigile raggiunto da più o meno velate minacce alla sua famiglia.

Davanti alla moglie e al figlioletto il vigile Celletti/Sordi ritratta le accuse, col giudice che rimane a dir poco stupito del dietro-front esercitato.

Considerazioni finali.

Amara la battuta della moglie del vigile che spiega al giovane erede l’epilogo della vicenda: <<E’ meglio che ti abitui alle ingiustizie, perché poi da grande non ti ci abitui più>>.

Il Vigile esce in un momento storico particolare con ancora la grande eco dell’Olimpiade romana e la Dolce Vita che impazza unitamente al boom economico.

Fantastico il pezzo dove Sordi, investito ed inorgoglito della candidatura del partito monarchico, impettito e solenne, canta la Marcia Reale-Inno del Regno d’Italia.

Uno spaccato ulteriore del costume italiano, una storia agrodolce, a cui forse ci siamo troppo rassegnati.

 

 

 

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