Roma, 1 ottobre – Arrivare al traguardo ineludibile degli anta in piena solitudine affettiva può essere una di quelle tappe dolorose che da sole bastano a far crollare qualsiasi carriera umana, una piaga che s’infigge specie sull’uomo/donna occidentale ancora laboriosamente alla ricerca di altri equilibri dopo che è stato cancellato il vecchio cliché della famiglia patriarcale. Solitudine in città, d’agosto, è, se possibile, ancora più angosciante, più alienante, tanto più se a farci compagnia è una bella torta ancora confezionata con una candelina svettante sopra e una bottiglia di bollicine.
Questo è il punto di partenza de “L’inquilina del piano di sopra” la divertente commedia firmata da Pierre Chesnot, che ha inaugurato con un tutto esaurito e un successo davvero entusiasmante la stagione del Teatro Golden, una realtà culturale romana assai apprezzabile. La pièce obbedisce in pieno alle tecniche espressive dell’umorismo, secondo la classica definizione di Luigi Pirandello, ovvero di un evento in bilico fra riso e pianto, anche se la regia di Stefano Artisunch, dai tempi perfettamente inquadrati nel vaudeville, propende di più verso l’aspetto gioioso, esaltando le specifiche qualità dei suoi due interpreti. Gaia De Laurentis e Ugo Dighero.
Siamo a Parigi alla vigilia di Ferragosto. Sophie si appresta, tutta sola nel suo piccolo e pittoresco appartamento (la scena davvero graziosa e funzionale che sembra un’immagine tratta dai documentari sugli accumulatori seriali, ma che illustra le necessità di chi vive in spazi ridottissimi è di Matteo Soltanto) che si apre sui tetti della città, a consumare il terribile quarantesimo compleanno, un traguardo che, se lo era ripromessa da sempre, o l’avrebbe vista felice accanto ad un compagno oppure avrebbe suggellato la fine di ogni attesa. Perciò accanto ai simboli comuni delle festa, c’è pronta una boccetta di compresse da inghiottire prima di lasciarsi andare nella vasca da bagno che si sta riempiendo d’acqua e lasciare annegare definitivamente le proprie speranze. Ma quando già tutto è pronto, ecco giungere una telefonata d’auguri dell’amica Suzanne(Laura Graziosi): la sua voce giunge da un luogo di villeggiatura frammista a brani di canzoni everygreen,che lei danza piena di energia. Suzanne è pragmatica e poco incline a lasciarsi andare agli eventi, ed è anche pronta a trovare le soluzioni ai momenti neri: bisogna cambiare l’angolo prospettico dal quale si guarda la vita, suggerisce a Sophie, decidere di fare felice un uomo, un single qualunque, il primo che capiti a tiro, e anche farci un figlio al più presto, rispettando le indicazioni biologiche. Il primo che suona alla porta di Sophie è Bertrand, l’inquilino del piano di sotto, viene per informarla che dalla vasca traboccante l’acqua è colata nella sua abitazione allagandola, e bisogna preparare la denunzia dei danni per l’assicurazione. Dopo un rapido sondaggio, Sophie scopre che Bertrand obbedisce a condizioni indispensabili: è scapolo, è solo ed è anche un uomo non banale che si diletta a costruire automi e pupazzi. Uno spiraglio nella desolazione? Il rapporto tra i due, intensificato dalla necessità di provvedere in qualche modo a risolvere i problemi di vicinato si allargano verso altri orizzonti. Sophie invita a pranzo il vicino propinandogli cibi speziati e stravaganti, memorie di viaggi, dai quali il poveraccio non sa come difendersi, poi lo coinvolge sempre più nelle follie che marcano la sua esistenza, che sono poi comuni anche a lui, piccole e grandi noie del quotidiano, come dimenticare la chiave in casa dopo aver chiuso la porta: fortuna che i due appartamenti si possono raggiungere anche con pericolose acrobazie attraverso le terrazze. Ed è in questo particolare momento con entrate e uscite di scena degne di una commedia di Labiche che il bravo ed agile Depero e l’affascinante “zitella” De Laurentis trovano le sintonie comiche più esilaranti e coinvolgenti, facendo esplodere la risata del pubblico che ha ormai compreso come le schermaglie fra i due single sono preludio a qualcosa di travolgente come l’amore che li colpisce così improvviso e inatteso, distruggendo con un sol colpo tutte le strategia di Sophie/Gaia per vincere la depressione affascinando il vicino, di Bertrand/Ugo per rimanere nella turris eburnea di una solitudine vissuta con serena accettazione e trasformandoli in un uomo e una donna in fondo molto simili, soli e desiderosi di autentici rapporti umani (Bertrand ha come punto fermo la visita ogni venerdì alla madre, lei i contatti telefonici con l’amica Suzanne ben più dinamica e organizzata di lei), uniti dall’eterno bisogno di riunire le due metà del cielo.
Ottimistica visione della vita di Pierre Chesnot che naturalmente genera un finale all’insegna dell’happy end