Roma, 16 ottobre 2018 – Nastro di partenza per la 74° edizione dell’attività della prestigiosa Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC) con un momento di commozione che ha coinvolto il pubblico quando è stata commemorata la figura di Francesca Fortuna venuta a mancare ancor giovane nella primavera scorsa che, dopo la scomparsa della madre, la SIg. Lina, tra i fondatori della IUC , aveva saldamente preso in mano le sorti dell’Istituzione. Oggi per l’inaugurazione sono presenti i Wiener Concert-Verein, orchestra fondata da alcuni membri della Wiener Symphoniker nel 1987 e ormai ben salda in posizione di rinomanza internazionale.
I Wiener Concert-Verein, propongono nell’Aula Magna de “La Sapienza” un programma che si muove attorno alla lunga e felice stagione dei suoni viennesi. La ‘Vienna Felix’ è quella del Divertimento n.1 in re maggiore K.136, composto da un Mozart sedicenne, nel 1772 a Salisburgo, nell’intervallo fra due viaggi in Italia, una tappa fondamentale della conquista di un linguaggio musicale autonomo, dopo aver rielaborato le influenze della musica barocca e delle sinfonie d’opera italiane. Il brano attinge ad un classicismo sereno ed equilibrato, in virtù di una fascinosa limpidezza; è in tre movimenti: ‘Allegro’ dove i due violini dialogano con il resto della formazione orchestrale, ‘Andante’ con momenti di affettuoso lirismo, che si rifà allo stile galante all’italiana e uno spumeggiante ‘Presto’, dove troviamo una rielaborazione contrappuntistica dei temi esposti nel precedenti movimenti.
Anche Anton Brucker (la quarta B della musica dopo Bach, Beethoven e Brahms) racconta una sua Vienna con i suoni dell’Adagio dal Quintetto in fa maggiore (ricordato come la Sinfonia n.0 ’Nulite’), opera ‘decadente’ della maturità di questo tormentato e spirituale ‘adoratore’ di Wagner sui cui passi si muove anche questo brano, composto nel 1879, che gioca sulle variazioni attorno allo splendido tema iniziale (poi ripreso dal compositore nell’Adagio dalla Settima Sinfonia).
La prima parte dello spettacolo si chiudeva con la Serenata in do Maggiore op. 48 di Ciaikovskij, un chiaro omaggio a Mozart che si inserisce, dunque, perfettamente nello spirito viennese evocato dal programma. Ora è l’Occidente visto con gli occhi di un musicista russo romantico e tormentato, che legge le trame della decadenza di un’epoca in un momento storico particolare, la fine di un secolo, momento ad alto contrasto che da un lato si identifica nella ‘belle époque’ e dall’altro innesca quei tormentosi presagi che pochi decenni dopo porteranno alla I^ Guerra Mondiale. La Serenata in do consta di quattro movimenti. Il primo è un ‘Pezzo in forma di sonatina. Andante non troppo’, cui fa seguito un ‘Tempo di valzer’, mentre il terzo movimento ‘Larghetto Elegiaco’ prelude al Finale su tema russo ‘Andante’. Come molta musica di Ciaikovskij anche questo brano ha trovato accoglienza in molta cinematografia diventando famosissimo anche fra i giovani.
Le danze sono protagoniste della seconda parte del programma, quelle slave la Polka op.46. n3 e ‘Starodávny ‘op.72, n. 2, di Antonin Dvořák musicista praghese, assai vicino all’ambiente mItteleuropeo e viennese in particolare che omaggiano Brahms e le sue straordinarie travolgenti Danze Ungheresi.
Naturalmente, il talento e la perfetta sintonia fra i componenti di questa orchestra ha permesso di godere di una esibizione di alto pregio.