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Roma, 15 febbraio 2025 – Sanremo 2025, la serata del venerdì, quella, storicamente, dedicata alle cover.
Simone Cristicchi sceglie di eseguire “La Cura” di Franco Battiato. La canta in duetto con la compagna Amara, cantautrice e raffinata cantante, con una voce, robusta e essenziale, che evoca atmosfere ancestrali e profumi mediorientali.
Un’esecuzione coinvolgente, un arrangiamento perfetto, arricchita dal Salmo 51 declamato in aramaico, quello che inizia con “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo …”
Mi intrattengo, nonostante l’orario, e mi imbatto nel dopo festival dove imperversa la giornalista polemista Selvaggia Lucarelli, che critica la scelta del cantautore, definendo la canzone scelta, “La cura”, una canzone triste.
Selvaggia, ma cosa dici? Come si può definire “La Cura” una canzone triste?
Canzone triste? Non avrei avuto nulla da ridire se avessi bollato la scelta di Cristicchi come “furba” o persino “populista”, ma definire “triste” una canzone che è tutto tranne che triste, si fa fatica ad accettare.
“La Cura” è un balsamo per l’anima che ti riappacifica con l’Universo.
Celebra la gioia di potersi dedicare a un altro essere, al di là del nostro io egoistico che siamo soliti mettere sempre al centro di tutto.
Questo essere può essere il Pianeta, che tanto stiamo avvelenando, le persone che arricchiscono le nostre giornate, oppure il cane che, ogni mattina, festeggia il nostro risveglio con quella gioia che solo lui sa manifestare. Può essere il geranio che colora il balcone con la sua vivida bellezza.
Dire che “La Cura” è una canzone triste è come pensare all’Infinito di Leopardi come soggetto per una serie TV distopica, magari progettandone anche il sequel.
“La Cura” è un inno alla dedizione, all’amore altruista, alla bellezza del dono di sé agli altri. È un invito a prendersi cura, non solo degli altri, ma anche di noi stessi, attraverso l’amore e la gentilezza.
Selvaggia, con i tuoi commenti impetuosi e i tuoi capelli barocchi, forse dovresti prestare più attenzione a chi ti ascolta e abbi più cura delle parole che scegli.
Abbi ‘più cura’ di chi forse ti ascolta…