Al teatro Il Vascello, Marilù Prati è Palma Bucarelli
In “Pieno nel Mondo” è il titolo di uno spettacolo che rievoca la vita e la figura di Palma Bucarelli, un atto di omaggio che si trasferisce dalla pagina letteraria di Lorenzo Cantatore e Edoardo Sassi (Palma Bucarelli, immagini di una vita, Palombi Editori, Roma 2011) al palcoscenico nella rielaborazione drammaturgica degli stessi autori e di Marilù Prati che interpreta il monologo, curato nella regia da Fabio Massimo Iaquone.
Certo, è impresa non facile racchiudere e raccontare una esistenza intensa e significativa come quella di Palma Bucarelli, protagonista della vita culturale romana e prima donna a rivestire la carica di direttrice di un museo pubblico come lo GNAM (galleria nazionale di arte moderna) per trentacinque anni, dal 1940 al 1975. Della Galleria, la Bucarelli fin dal 1942 fu anche sovrintendente.
Una personalità fortissima, e sofisticata, dalla bellezza impalpabile e modernissima, donna dalle connotazioni geografiche ambigue, lei, donna del Sud, ma alta e sottile, dallo sguardo malioso, distaccato, con quegli occhi verdi azzurri, che sapevano accendere lampi.
Creatura di rara eleganza che ogni sarto amava vestire, che ogni pittore voleva ritrarre (come Alberto Savinio, Giulio Turcato, Carlo Levi e Marino Mazzacurati), per condensare sulla tela quello charme, quello stile, quel fascino inattingibile che ne facevano la privilegiata frequentatrice dei salotti più esclusivi di Roma, di Cortina, di Capri.
Palma Bucarelli, intellettuale raffinata e coraggiosa, è stata protagonista di una rivoluzione culturale che ha consentito all’Italia di accostarsi ad una ricerca artistica d’avanguardia, di lasciarsi alle spalle quel mondo sonnolento e un po’ provinciale che cercava referenti nel passato. Palma, nata il 16 marzo 1910, curiosa del nuovo, viene ad arricchire la galleria di celebrità che si muovono sui solchi dell’eccellenza in un Novecento fecondo di idee. Che Palma amava cogliere al volo, diventando ben presto punto di riferimento per la promozione dell’Astrattismo e dell’Informale, delle Avanguardie, dell’ Arte Povera, del Nouveau Réalisme, dell’Arte cinetica nelle arti figurative e indirizzando, in tal senso, le acquisizioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna in vista della formazione del gusto contemporaneo anche nel pubblico degli utenti del suo museo. Autorevole, inflessibile, in piena identificazione con il ruolo istituzionale che ricopriva, la dottoressa Bucarelli si spese in prima persona durante la guerra per salvare molte opere d’arte dalle razzie tedesche come dai bombardamenti, nascondendole nel Palazzo Farnese di Caprarola e poi nei corridoi di Castel Sant’Angelo.
Con le sue scelte il Museo non è più un contenitore-scrigno dell’arte del passato, ma un servizio vivo e attivo, dove il piacere di visitare le esposizioni è integrato dagli incontri con gli artisti, da conferenze e lezioni di storia dell’arte, proiezioni di film e documentari e poi librerie, archivi, biblioteche e sale studio e persino caffetterie e ristorante dove i visitatori possono fare pausa e sentirsi accolti. Fra gli artisti che le devono considerazione e fama alcuni nomi come Caporossi, Burri, Fontana, Scialoja, Accardi, Sanfilippo, Vedova, Rotella, Twombly, Tancredi, Schifano, Ceroli, Pascali, Kounellis, Tano Festa, Pistoletto, Calder, César. Indimenticate certe sue mostre che presentavano in modo esaustivo artisti come Mondrian, Pollock, Morandi, Kandinskij, Modigliani, Malevic, Moore.
Nello spettacolo, presente al Teatro Vascello, molti di questi artisti vengono citati, mentre cura degli autori è stata certamente quella di mostrare una Bucarelli viva e combattiva, a cominciare dal famoso processo subito per aver esposto il “Grande Sacco” di Burri e la “Merda d’artista” di Piero Manzoni. Provocazioni per accendere un lume su una realtà che si stava sgretolando e cercava nuovi punti di appoggio. Continuando nella esposizione della ricca personalità di Palma, anche con l’ausilio di proiezioni e di opere e immagini originali con le quali si confronta Marilù Prati, si chiariscono molte tappe fondamentali della sua vita, i suoi amori per uomini come Paolo Monelli, tanto più anziano di lei e poi Argan (il critico con il quale si era presentata al concorso nel 1933 appena laureata) e il celebre Cesare Frugoni, che alimentava la sua gloria con le ricerche sulle ghiandole endocrine.
Lei rimaneva una vetta irraggiungibile, circondata del bello che amava ovunque, in un quadro, come in una statua, in un abito o in quei meravigliosi gioielli pezzi unici che artisti come Novelli, Afro, Mastrojanni disegnavano per lei.
L’attrice sfila anche con alcuni celebri modelli, rielaborati dalla Accademia del Costume & Moda di Roma, fra i quali il tailleur nero avvitato che metteva in risalto la raffinata bellezza delle sue forme, o l’abito elegantissimo indossato per una festa in costume che si completava con due maschere da lei stessa messe a punto, un volto primaverile sorridente coronato di rose sotto il quale si nascondeva il teschio, identità simbolica della morte.
Palma Bucarelli si arrese al destino il 25 luglio 1998, lasciando una scia di memorie e il suo patrimonio di gioielli e vestiti per arricchire le collezioni museali.