Roma, 14 gennaio – “Il Berretto a sonagli” è pronto a risuonare ancora, scosso e articolato da Valter Malosti, che affronta per la prima volta questo testo.
Lo spettacolo si inserisce nel segmento di stagione “Classici? Mai così moderni” che il Teatro di Roma propone al suo pubblico negli spazi del Teatro India. Qui, si tratta di un trittico da Pirandello composto, dal già citato, Berretto a sonagli (dal 20 al 24), da “O di Uno O di Nessuno “ nell’allestimento firmato dalla regia di Gianluigi Fogacci (20/24 febbraio) e dai “Giganti della montagna” secondo Roberto Latini (16/28 febbraio). Il tutto viene riletto con la sensibilità di oggi,
Così ritrova nuova linfa vitale una delle opere più beffarde e amare dello scrittore siciliano, ma anche una delle più popolari. Un’opera nata in dialetto siciliano per le corde espressive di una maschera comica irresistibile come Angelo Musco, attore catanese di grandissimo successo, la cui verve è possibile ammirare anche oggi in qualche spezzone di pellicola in B/N.
Il testo in dialetto recitato da Musco non fu mai pubblicato da Pirandello, a differenza di quanto avvenne con “Liolà”. La prima redazione de “Il berretto a sonagli”, ritrovata solo nel 1965 e pubblicata poi nel 1988, può oggi diventare un autentico tesoro di suggestioni linguistiche, con la possibile riscoperta di una lingua non convenzionale, con la rilettura e la ridefinizione di caratteri e ruoli affioranti dal recupero dei tagli capocomicali di Musco, mai ripristinati dall’autore nell’edizione italiana, come la perdita di una possibile co-protagonista della commedia, accanto a Ciampa, in Beatrice Fiorìca, la moglie tradita.
Si tratta di un testo più duro, politicamente scorretto, a tratti ferocemente antimaschilista nelle battute, sia di Beatrice sia dell’equivoca Saracena e che mostra varianti significative come all’inizio del secondo atto in cui il manoscritto presenta una scena totalmente espunta nella versione italiana. “Colgo nella pièce un carattere visionario, e un andamento da farsa nera come in Molière – afferma a tal proposito Malosti – Ciampa è per me un buffone tragico, come il Nietsche di Ecce homo e l’Arnolphe de La scuola delle mogli”.
Valter Malosti non è nuovo ad esperimenti teatrale di questo tipo, ben apprezzati dallo stesso Pirandello che amava dire :” Il teatro non è archeologia”, anzi deve essere adattato ai tempi e rivivere con i polmoni di attori di volta in volta diversi per un pubblico che cambia anch’esso. Si può dire che “Il Berretto a sonagli” si inserisce nel solco delle “rivisitazioni d’autore” di Malosti, come era accaduto con il felice lavoro tratto da “La scuola delle mogli “ di Molière, per tre anni in tournée nei teatri italiani. Questa edizione del “Berretto” utilizza ampiamente la violenza comico-beffarda del vernacolo, come una musica espressionista e tragicomica. Nella scena, curata da Carmelo Giammello, si muovono con i costumi di Alessio Rosati oltre allo stesso Malosti, anche Roberta Caronia, Paola Pace, Vito Di Bella, Paolo Giangrasso, Cristina Arnone, Roberta Crivelli, Paola Pace, Vito Di Bella, Paolo Giangrasso e Cristina Arnone. Il lavoro è prodotto da Teatro di Dioniso con il sostegno del Sistema Teatro Torino.