Roma, 30 marzo 2018 – L’ Olandese Volante, per la prima volta nella programmazione dell’Accademia di Santa Cecilia in forma di concerto, gioca su un poker d’assi vincente: l’ottima conduzione di Mikko Franck – da pochi mesi direttore principale ospite -, la perfetta resa musicale dell’Orchestra, il Coro guidato in modo pregevole dal Maestro Ciro Visco e un cast vocale di tutto prestigio.
L’ ‘Olandese Volante’ del trentenne Richard Wagner, opera nota un tempo anche come ‘Il Vascello fantasma’, un’antica leggenda, codificata nei “Memoires des Herr von Schnabelewopski” di Heinrich Heine, associata al ricordo di una terribile esperienza vissuta dallo stesso compositore nel 1839 durante una traversata da Riga a Londra a fare da sottofondo, una trama che ha il patrimonio genetico dell’ebreo errante e del mitico Ulisse, ma è anche una favola che aveva il duplice intento di ammaestrare le fanciulle sul valore salvifico della fedeltà e costruire un universo altro, inquietante e fatale, dove l’Amore si coniuga con la Morte.
Perché il personaggio Holländer è il ‘diverso’, il marinaio che avendo maledetto il cielo in una notte di tempesta con la furia spaventosa del vento che scatena l’ululato del mare, venne condannato a vagare i mari. Unica redenzione possibile l’amore di una donna fedele da cercare quando ogni sette anni lo spettro si ricopre delle carni vive e approda in un porto.
Sulle coste norvegesi la nave di Daland trova scampo da una terribile tempesta in una insenatura. Qui, ha gettato l’ancora anche un’imbarcazione misteriosa con le vele color del sangue, sulla cui tolda si aggira un personaggio spettrale, avvolto da un ampio mantello.
Daland lo interroga e viene a sapere che quella nave custodisce enormi ricchezze, una parte delle quali gli sarebbe donata se accettasse di ospitare il misterioso capitano, il quale dice di essere alla ricerca di una fanciulla da sposare. Daland gli offre la figlia Senta, lieto di assicurarle così una vita di agi.
Intanto, sulla terra ferma, Senta e Mary (Tiziana Pizzi), la sua nutrice, rievocano la storia dell’Olandese Volante, il cui fosco ritratto campeggia nella casa di Daland provocando grande fascinazione nella ragazza, che dichiara di volersi votare alla redenzione del navigatore, malgrado Erik, il cacciatore, le offra il suo amore.
L’incontro tra l’Olandese sopraggiunto e Senta, avviene in una atmosfera sospesa: lei riconosce l’uomo del ritratto, ed è amore a prima vista, sintonia perfetta che esclude i presenti e il mondo tutto.
Wagner lo racconta in un duetto di vibrante intensità. Si appronta una grande festa con fiumi di vino a disposizione, i marinai tutti sono invitati a partecipare, ma dal vascello misterioso non proviene alcun suono. Erik ritorna ad incontrare Senta nel tentativo di riconquistarla, nel momento stesso in cui il navigatore si appresta a raggiungerla. Credendosi tradito, però, si rifugia sulla propria nave dando ordine di salpare le vele. Senta allora si lancia in mare; mentre la nave affonda, i due spiriti innamorati si elevano sulle miserie del mondo verso la luce della redenzione.
Nella Sala Grande “Santa Cecilia”. il cast era capeggiato da Matti Salminen, grande basso wagneriano con cinquantadue anni di carriera sulle scene, il quale ha conservato una voce imponente ricca di note interpretative prestigiose, quelle stesse che gli fanno assumere ottimamente sia il ruolo del padre premuroso che il rigore del capitano. L’Olandese è Iain Paterson, veterano del ruolo più volte interpretato nei grandi templi della lirica, e inoltre, un habitué del Festival di Beyreuth. Alla sua voce il compito di rendere i sussulti interiori, l’anelito di salvezza del personaggio, ma la sua interpretazione, pur essendo per certi versi ineccepibile, ci è sembrata mancare di quella sfumatura tormentata quale si può immaginare in uno spettro maledetto e senza pace. Senta, la fanciulla romantica, ha la potenza vocale dell’americana Amber Wagner, un’autentica walchiria e una voce wagneriana di prim’ordine. Abbiamo ammirato anche la bellezza splendente del tenore Tuomas Katajala, dal suono limpido e argenteo, ma potente e modulato, pur nel breve personaggio del timoniere.
Una menzione d’onore al Coro che sotto la guida di Ciro Visco ormai svetta verso l’eccellenza. Lo si è visto nel primo atto (si è rispettata la versione in tre atti con un solo intervallo) quando la compagine maschile ha cantato con un filo modulatissimo di voce, lo si è visto nel terzo atto, dove la presenza del Coro è fondamentale.
Ottima anche la direzione d’orchestra di Mikko Franck, a dirigere le potenti esplosioni sonore della tempesta, dando conto della gioia quasi selvaggia dei marinai in festa.
Un’esperienza da ricordare.