Spettacolo

Million Dollar Baby.

Compie vent'anni la pellicola di Clint Eastwood.

Roma, 18 febbraio 2025

 

Vent’anni, e non sentirli, dall’uscita oggi in Italia, di una pellicola tra le più struggenti e significative della cinematografia mondiale: Million Dollar Baby.

Il film, tratto dai racconti di F.X.Tole-Lo sfidante, è sul mondo del pugilato, nello specifico la boxe femminile, ma abbraccia temi al di là dello sport.

L’atteggiamento di un padre straziato da un rapporto rotto da anni con la figlia, le problematiche della fede, i traumi infantili e non ultima la possibilità di poter scegliere liberamente.

La Noble-Art è quasi un contorno, una forma di riscatto, di cocciuta determinazione, nella storia di Maggie che, trentenne, entra nella routine dell’anziano manager di pugilato Frankie.

Maggie è una cameriera con una passione sfrenata per la boxe e riesce a vincere le iniziali perplessità di Frankie a farle da allenatore e da manager.

Maggie sta cercando di riscattarsi da quel teatrino dell’orrore che è la sua famiglia e crede che una carriera nel pugilato sia la strada giusta per emanciparsi dall’indigenza.

Seppur ad una età avanzata Maggie apprende i segreti e la tecnica del pugilato, che Frankie le insegna e che lei apprende con una forza di volontà non comune.

All’inizio il rapporto non è facile tra l’allenatore e Maggie che trova, nella frequentazione della palestra di periferia, una spalla comprensiva in Eddie un ex pugile assistito in passato da Frankie, suo unico amico.

Maggie brucia le tappe e si avvia a cogliere l’occasione che capita una sola volta nella vita e cioè la possibilità di combattere per il titolo mondiale.

Bisogna proteggersi, sempre” è la lezione fondamentale di boxe che Frankie cerca di inculcare a Maggie.

In questo percorso il rapporto tra Frankie e Maggie non è più solo sportivo ma diventa un legame profondo, perché il manager rivede in lei la figlia con cui ha rotto da anni.

Il sogno di Maggie s’interrompe nel match mondiale dove, in vantaggio ai punti, viene colpita dall’avversaria, durante il minuto di pausa tra una ripresa e l’altra, nell’avvicinarsi al proprio angolo.

Maggie cade rovinosamente e sbatte la testa sullo sgabello del suo angolo e perde conoscenza irrimediabilmente.

La sentenza medica è drammatica: paralisi.

Il rientro a casa è particolarmente doloroso con l’aggravante dell’invadenza dei familiari di Maggie, fino ad allora invisibili, che intravedono la possibilità di mettere le mani sul patrimonio dell’atleta.

E’ proprio questa situazione che induce Frankie a prendere posizione sui parenti di Maggie; la circonda d’amore fino ad assecondarne la richiesta di porre fine ad una vita vegetativa.

Frankie è tormentato ed il rapporto con Maggie si fa sempre più disperato anche e soprattutto per la responsabilità, in fortissimo contrasto con la fede, di praticarle l’eutanasia.

Frankie è il settantaquattrenne Clint Eastwood, asciutto nel fisico e nell’interpretazione, regista, sceneggiatore e coautore delle musiche insieme al figlio Kyle.

Alla sua età Eastwood ha il viso segnato, duro come una pietra, con l’inconfondibile sguardo a occhi stretti che risulta più profondo e poco incline ad ammorbidirsi.

Maggie è una superlativa Hilary Swank, Oscar come attrice protagonista, che per la parte lavora duro con un addestramento di tre mesi in palestra dove mette su nove chili di muscolazione e nelle scene dei suoi incontri combatte senza controfigure.

Eddie è Morgan Freeman, anch’esso Oscar come attore non protagonista, in completa simbiosi con Eastwood con cui lavora e lavorerà in più di un progetto.

I tre attori principali combinano i rispettivi talenti con una dolce musicalità mentre più crude, esplosive e brutali sono le scene di lotta, riprese con più telecamere.

Altri due Oscar la pellicola li consegue come miglior regia e miglior film, ma come detto non è solo un film sportivo.

La Noble-Art è uno dei temi che Eastwood sviluppa al pari degli aspetti sociali ricordati, con la coraggiosa presa di posizione sullo scivoloso tema dell’eutanasia.

Una profonda riflessione sul “mestiere” di padre, con il perenne dubbio e paura di proteggere troppo o troppo poco i giovani.   

Il film ha goduto di un successo planetario, di consenso critico, di pubblico, con un investimento iniziale di 30 milioni di $ ed una resa commerciale di poco meno di 220 milioni di $.

No, Million Dollar Baby non è solo un film sportivo…

 

 

FOTO:  locandina da Amazon.it

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