Roma, 5 luglio – Gillo Pontecorvo, Elio Petri, Mauro Bolognini, Giuliano Montaldo, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Bernardo Bertolucci, Dario Argento, Damiano Damiani e poi Brian de Palma (Gli Intoccabili), Terrence Malick (I giorni del cielo), Roland Joffé (Mission), John Carpenter (La cosa), Pedro Almódovar (Légami), William Friedkin (L’esorcista II), Barry Levinson (Bugsy), Edouard Molinaro (Il vizietto): sono solo alcuni dei registi per i quali Ennio Morricone, oggi presente nel cartellone estivo dell’Accademia di Santa Cecilia, ha scritto le sue musiche.
Poi ci sono le collaborazioni speciali, quelle con Sergio Leone, il re degli spaghetti-western; per lui il compositore ha inventato soluzioni che hanno marcato più dell’immagine nella memoria il pubblico. Chi ignora il celeberrimo effetto di “urlo del coyote” nella partitura per “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” o quel carillon di “Per un pugno di dollari”, o ancora il flauto di Pan che sottolinea ed esalta le atmosfere di “C’era una volta in America” , o ancora l’armonica a bocca adottata per introdurre ai luoghi epici di “C’era una volta il West”. E poi c’è la frequentazione con Giuseppe Tornatore, per il quale ha creato due colonne sonore indimenticabili, “Baária” nel 2009 e “La migliore offerta” nel 2013.
Ma la sua arte non si conchiude così, ci sono tantissime colonne sonore per film, oggi chiamata B-movie, apprezzatissimi da chi, come Quentin Tarantino, vede nell’artigianato creativo la miniera da scavare e alla quale sottrarre idee e personaggi. Quello stesso Tarantino che ha chiesto al musicista, che si appresta a spegnere 87 candeline, di sottolineare con le sue note il suo prossimo film. L’elenco si allungherebbe se venissero poi segnalate tutte le 500 colonne sonore composte dal 1961, anno del suo esordio nel cinema, con “Il Federale” di Luciano Salce o, se si citassero anche gli intensi brani sacri del catalogo.
Nella musica di Morricone svetta rielaborato e divenuto patrimonio personale l’insegnamento del grande Goffredo Petrassi, la tecnica abilissima del contrappunto, l’uso eccelso del canto corale: radici coltivate a lungo e donate come dote artistica agli allievi migliori del Conservatorio di Santa Cecilia. E ci sono le istanze della sperimentazione, quella apprezzata presso la “Scuola di Darmstad”, una straordinaria stagione che ha registrato l’apporto del nuovo con artisti del calibro di Stackhausen, di Boulez, di Maderna.
A Darmstad, Morricone conosce John Cage e si lega di amicizia con compositori come Franco Evangelisti assieme al quale dà vita al Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, un collettivo italiano che si prefigge di approfondire la ricerca sonora e la prassi improvvisativa applicata alla musica classica.
Dalla sfaccettatura delle esperienze dei primi anni, messa a macerare nella ricca coltura del proprio talento e del proprio estro creativo, nasce tutto un patrimonio che si può cogliere un po’ dovunque nella produzione del nostro musicista che, chiamato ad inaugurare la stagione estiva dell’Accademia di Santa Cecilia, ha messo a punto un programma spigolando nella produzione e facendo ascoltare come incipit una composizione di grande interesse “Meditazione Orale”, che illustra un testo di Pier Paolo Pasolini, recitato dalla voce inconfondibile del poeta, con il quale il compositore ebbe una collaborazione che si articolò per quasi un decennio e che doveva dar vita alle musiche per i film “Uccellacci ed Uccellini” prezioso esempio di come si potessero impiegare in modo non banale le qualità comiche di Totò, “La Terra Vista dalla Luna”, “Teorema”, “Il Fiore delle Mille e una Notte” e “Salò”. “Meditazione Orale” è un lavoro del 1970, commissionato dalla RCA a Pasolini per un disco celebrativo del Centenario di Roma Capitale d’Italia. Oggi, nel trentennale della morte, con un nuovo commento musicale, ma sempre con il sostegno vocale del poeta, l’opera rivede la luce e rinnova un ricordo e un rimpianto mai sopiti per lo sfortunato artista di Casarsa.
Altro motivo di particolare interesse sono i due pezzi scritti per “La Bibbia”, kolossal del 1966 di John Huston, “La Creazione” e “La Torre di Babele” che ebbero uno strano destino: malgrado fossero stati incisi e approvati con entusiasmo dal regista non furono inseriti nella colonna sonora per problemi contrattuali che opposero la RCA al produttore Dino de Laurentiis che preferì adottare la musica del giapponese Toshiro Mayuzumi. Oggi è possibile ascoltare questa partitura grandiosa per coro e orchestra nella quale si possono leggere in filigrana influenze di György Ligeti o moduli che si riallacciano al grande sinfonismo wagneriano.
Nel programma ceciliano, Morricone era accompagnato dal bravissimo soprano Susanna Rigacci, una specialista di questo particolare repertorio, alla quale aveva affidato i vocalizzi evocativi scritti per “Il buono, il brutto e il cattivo” ( Il Forte e L’estasi dell’oro) di Sergio Leone e tre brani di “Nostromo” ( For Emilia, Yhe Tropical Variation e The Silver of the mine).
Ennio Morricone, che nel 2007 è stato insignito del premio Oscar alla carriera dall’Academy Awards, ha saputo come sempre suscitare un grande entusiasmo presso il pubblico che era corso ad applaudirlo dirigere queste sue opere.
Pubblico eterogeneo, con molti giovani che hanno mostrato una partecipazione assai vitale all’evento, decretando nel finale una standing ovation che ha coinvolto tutti inducendo il musicista a concedere due bis.