Roma, 06 luglio 2020 – In una serata che ha la magia dell’astro d’argento al massimo del suo fulgore, in un ambiente aromatizzato dai balsami dell’Orto Botanico, sparsi da un venticello soave, uno zeffiro che alita sul pubblico distanziato (come da prescrizioni di sicurezza), tutte le gioie dell’estate, la IUC (Istituzione Universitaria dei Concerti), creatura nata oltre 75 anni fa, ritorna alla vita, prima delle grandi istituzioni romane a ricordare che la città si va normalizzando con il festival “Classica al tramonto”
L’inaugurazione del festival “Classica al tramonto”, rassegna di musica da camera quest’anno negli spazi privilegiati del Museo dell’Orto Botanico dell’Università “La Sapienza” (Largo Cristina di Svezia n. 24), della scorsa domenica ha fatto scoprire un luogo di particolare fascino che oggi vuole aprire i suoi cancelli alla cultura e alla fruizione libera della città con uno speciale riguardo verso i giovani che potranno conoscerne da vicino una flora a volte rara, proveniente da paesi lontani perfettamente acclimatata.
La formula di questi incontri, messi a punto dal direttore artistico Giovanni D’Alò consiste nel presentare per otto appuntamenti consecutivi alcuni, selezionati solisti e gruppi cameristici italiani, giovani e già affermati anche a livello internazionale, accomunati da un forte spirito di resilienza. L’ultimo appuntamento, il 23 luglio, è affidato al jazz del gruppo di Massimo Nunzi e al suo spettacolo in prima assoluta “Le cinque voci” con Ada Mortellanico e il Ialsax Quartet .
L’inaugurazione del festival ha visto esibirsi tre artisti già proficuamente impegnati a livello internazionale: la pianista Gloria Campaner, il violinista Michele Redaelli e il violoncellista Enrico Saverio Pagano, in rappresentanza dell’Orchestra da Camera “Canova”. Il programma, con chiaro riferimento alla cosiddetta “Scuola di Vienna” incastonava la Sonata n.13 in do diesis op.27 “Chiaro di Luna” di Beethoven (e il brano si conciliava perfettamente con il plenilunio che inondava il parco), fra la Sonata in mi minore per violino e pianoforte di Mozart e il Trio in mi maggiore per violino, violoncello e pianoforte di Haydn. Perfettamente in tema un raro notturno, sei pezzi per pianoforte di Ottorino Respighi dalle sonorità delicate, perfettamente simbiotiche con l’ambiente sereno e rilassante.
La Sonata K 304 fu composta a Parigi nel 1778 da un Mozart ventiduenne. In essa si risolve egregiamente la questione degli equilibri fra i due strumenti e mostra appieno la genialità del compositore nella tavolozza di suoni e negli impasti stilistico-emozionali che vanno da momenti vibranti e drammatici ad altri dove a prevalere è un clima malinconico per concludersi poi con un tema di minuetto dalle dolci cadenze che anticipa Schubert. A Mozart il compito di aprire il programma, concluso poi dal Trio in mi maggiore per violino, violoncello e pianoforte, op.44 di Haydn, composto nel 1797 che dall’Allegro moderato iniziale, di grande impianto raggiunge toni quasi romantici nell’Allegretto per concludersi poi con un vibrante Finale Allegro.
E in mezzo lui, sua Maestà Ludwig Beethoven con la sua meravigliosa e celebrata Sonata n.14 in do# minore op.27 composta fra il 1800 e il 1801 la notissima e celebrata “Al Chiaro di Luna” alla quale è facile abbandonarsi, come ad un sogno romantico. La Sonata è suddivisa in tre movimenti, dall’Adagio Sostenuto che ha un’atmosfera malinconica e solenne con notazioni liriche che fa immaginare un cielo lunare punteggiato di stelle, all’Allegretto dove tutti si rasserena per slanciarsi, infine al Presto Agitato nel quale si configura una vera e propria tempesta emozionale.