Effetto apotropaico e auguri scintillanti per il nuovo anno sulle note di una Vienna felix imprescindibile, specie adesso con la tortura del senso del pericolo diventata ospite fissa nel calendario delle nostre paure: tutto questo offre l’Accademia di Santa Cecilia nel concerto d’inizio 2017, che obbedisce alla logica di inaugurare l’anno fra valzer rutilanti ma con qualcosa in più.
Il Concerto, infatti, è strutturato seguendo la falsariga de “Il Pipistrello” di Johann Strauss, come una grande festa, festa di voci con i soprano Silvana Dussmann ( Rosalinde ) e Sofia Fomina (Adele, cameriera di Rosalinde), il mezzosoprano Michaela Selinger (Principe Orlofsky) e i baritoni Markus Werba (Gabriel von Eisenstein), Jochen Kupler il notaio dr. Falke) e Massimo Simeoli, artista che fa parte del Coro ceciliano (Frank, il direttore delle carceri). Tutti sono coordinati con brio da Neri Marcorè che conduce gli spettatori fra i meandri di una trama intricatissima.
Sorprese, travestimenti, equivoci, garbati giochi amorosi sul filo di una eleganza sentimentale e di un savoir vivre che erano il sale di quella che sarebbe stata ricordata come la belle époque, di cui il geniale Johann Strauss catturò con i suoi valzer, le sue polke travolgenti l’essenza più pura.
Il capolavoro drammaturgico di Strauss, che pure compose un buon numero di operette, fra cui ‘Lo zingaro Barone’, che si pregia di melodie bellissime ed orecchiabili, resta “Die Fledermaus”,(Il Pipistrello), battezzato al Theater an der Wien il 5 aprile 1874, accolto trionfalmente pochi mesi dopo a Berlino, per la rara felicità della creazione musicale, per l’eleganza e persino per la trama e per i personaggi assortiti e variopinti, per i quali volentieri si potrebbero sollevare i calici in un bel brindisi di bollicine.
Il libretto ha una genitura illustre, Henri Meilhac e Ludovic Halévy, autori delle operette di Offenbach e dell’operetta comica “Le Réveillon”, che per verità era ambientata durante la notte della vigilia di Natale. ‘Le Réveillon’ fu ripreso da una coppia allora in voga di librettisti, Carl Haffner e Richard Genée, i quali trasportarono le vicende in una stazione termale alla moda, un “Badeoit” dove si possono trovare riuniti personaggi così diversi bizzarri, bugiardi, rilassati e gioiosi, fra intrighi, svaghi e tanta voglia di vita e allegria in un clima di eleganza e di languori amorosi, di fine ironia e di simpatia insopprimibile.
E allora, la trama: Eisenstein ha informato con la più bugiarda delle costernazioni la bella moglie Rosalinde che dovrà iniziare a scontare immediatamente otto giorni di prigione per aver insultato un pubblico ufficiale. In realtà si è ritagliato una notte di libertà per partecipare in cerca di avventura alla celebre festa del principe Orlofsky, insieme al notaio Falke, non immaginando certo che quest’ultimo cercherà di vendicarsi di una burla che gli ha conquistato il soprannome di Pipistrello. Rosalinde accoglie con piacere sottile l’informazione, perché le lascia campo libero per una sua passioncella con il tenore Alfred che spera di portare ad una soddisfacente soluzione. Allo scopo, ha dato la serata libera alla cameriera Adele, invitata dalla sorella alla festa del principe Orlofsky, dove giunge anche una dama mascherata: Rosalinde, che si è vista sottrarre Alfred, giunto sul ciglio del talamo con la vestaglia di Eisenstein presa in prestito, che lo ha fatto scambiare dalle guardia per il marito della bella e disponibile Rosalinde. Ora si trovano tutti sotto lo stesso tetto. Qui fra lo sfarzo di toilette lussuose, lo scintillio di gioielli e le sfavillanti note che si mescolano al vaporoso champagne si svolge la festa durante la quale nel programma messo a punto dall’Accademia con il titolo complessivo “Una notte a Vienna” e affidato alla conduzione dell’Orchestra del giovane direttore spagnolo Gustavo Gimeno e al Coro istruito da Ciro Visco, è stato possibile godere di una “Festa nella festa” con molte sorprese musicali per un gala di belle e celebri arie liriche, da ‘Largo al Factotum’ dal “Barbiere di Siviglia” intonato da Werba/Eisenstein, al ‘Du solist der Kaiser meine seele sein’ da “Favorit” di Robert Stolz cantato da Selinger/Orlofsky, a ‘Les oiseaux dans la charmille”, vertiginoso brano di agilità cantato da Olympia, la bambola meccanica protagonista dei “Contes de Hoffmann”, che strappa applausi entusiastici per il soprano Sofia Fomina/Adele, al ‘Valzer di Musetta’ da “La Bohème” di Giacomo Puccini intonato da Silvana Dussmann/Rosalinde.